
Ansa
Il Foglio sportivo
Il gran premio delle prime volte: da Hamilton in Ferrari al debutto casalingo di Kimi Antonelli
A Imola, la prima tappa europea della stagione, Hamilton debutta nella sua prima gara italiana in rosso. Colapinto al posto di Doohan in Alpine, mentre Leclerc è in forse per l’influenza, Piastri favorito per il titolo
È un po’ il gran premio delle prime volte. Imola è la prima tappa europea della stagione, la prima gara italiana di Lewis Hamilton ferrarista, la prima gara sulla pista di casa di Kimi Antonelli, la prima con Piastri favorito per il Mondiale, la prima volta i Colapinto sull’Alpine al posto di Doohan e pure la prima con Leclerc bloccato a letto da uno strascico di influenza che comunque non dovrebbe impedirgli di mettersi in macchina nelle prime prove. È anche la prima volta della storia in cui girando per il paddock ti imbatti in una classe di liceali in gita scolastica. Con pass vip al collo e smartphone pronti a riprendere tutto. Sono i compagni di classe di Kimi che ha regalato a tutto una giornata in Formula 1, accompagnandoli al motorhome della Mercedes per la merenda e poi al box per raccontare qualche segreto della sua monoposto (“Senza scendere troppo nei particolari, tanto non capirebbero”). Non è mai successo che in Formula 1 ci fosse un pilota ancora iscritto all’ultimo anno di liceo. “In quest’ultimo periodo non sono riuscito a frequentare le lezioni, ma sto studiando quando posso perché voglio dare l’esame di maturità anche se so che non potrò darlo insieme ai miei compagni perché in quei giorni avrò un gran premio”. Correre sulla pista di casa lo emoziona e nello stesso tempo lo carica. Come il messaggio che ha trovato ad aspettarlo nel motorhome che Mercedes usa per le gare europee. Glielo ha lasciato Hamilton l’anno scorso. Un messaggio di complimenti, incoraggiamenti e consigli. “fa capire la persona che è Lewis. Lo farò incorniciare e lo appenderò al muro della mia stanza per vederlo ogni volta che arriverò in pista”. Il mastro e l’allievo. Il campione e il bambino. Scegliete voi.
Anche per Lewis è una prima volta. “Correre da pilota Ferrari in Italia è speciale. Sento tanta energia anche se so che i tifosi si aspettavano di trovarci in un’altra situazione”. Lewis si scusa per non esser migliorato nel suo italiano. Ha avuto altro a cui pensare, altro di cui preoccuparsi. Nei giorni scorsi è stato a Maranello a lavorare sul simulatore e sugli assetti. È ancora convinto che la SF-25 possa dargli qualcosa in più: “La macchina ha ancora molte prestazioni che non siamo riusciti a sbloccare. Spero che questa settimana potremo iniziare a fare almeno un passo in questa direzione. C’è un problema in particolare sulla macchina, probabilmente il più significativo, ed è quello che stiamo cercando di correggere. Ma ci sono anche altri problemi connessi, che alla fine ci fanno perdere tempo“. Il passo avanti però non può essere miracoloso. “Dobbiamo continuare a spingere con l’aspettativa e l’obiettivo di vincere. Questo è l’obiettivo di ogni fine settimana: quando sono seduto qui con gli ingegneri, mi chiedo come faremo a vincere in questo weekend. Forse sono un po’ troppo fiducioso, ma è così che bisogna affrontare ogni gara. Bisogna arrivare positivi e aggressivi. Non arriverò a questo fine settimana pensando che saremo settimi e ottavi, anche se siamo in quella zona. E cambierò questa mentalità, anche se obiettivamente è difficile credere di poter raggiungere la McLaren vista a Miami. Forse la Mercedes o la Red Bull, ma la McLaren… quando una macchina ha tanto vantaggio a questo punto del campionato è difficile pensare di poter ribaltare la situazione. Ma arriveranno piste diverse, favorevoli e io dico… never say never”. Mai dire mai. Una frase alla James Bond. Forse ci vorrebbe davvero lui per risolvere i problemi della Scuderia sulla pista intitolata a Enzo e Dino Ferrari. Lewis a Maranello si è intrattenuto con il presidente Elkann: “A New York ci siamo visti per dieci, quindici secondi al Met Gala. Ma l’altro giorno abbiamo chiacchierato a lungo. Abbiamo un ottimo rapporto e ci messaggiamo quasi ogni giorno. Lui è un vero racer e vorrebbe vederci vincere”. Non è il solo. Là fuori è pieno di tifosi con lo stesso sogno, anche se questa volta magari potranno consolarsi con Kimi: “Mi piacerebbe vedere più bandiere per me che per la Ferrari, ma non lo credo possibile”, dice con un sorriso Kimi. Quello che gara dopo gara diventa sempre più uomo.