Primoz Roglic ha vinto la Vuelta 2024, la sua quarta in carriera (foto Unipublic/Cxcling/Naike Ereñozaga)

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"Niente era ovvio in questa Vuelta", niente è ovvio in Primoz Roglic

Giovanni Battistuzzi

Lo sloveno ha vinto la sua quarta Vuelta e il suo quinto grande giro in carriera recuperando un secondo dopo l'altro i quasi cinque minuti che Ben O'Connor aveva di vantaggio. Ancora una volta ha vinto rischiando di perdere: non c'è mai nulla di banale quando corre Roglic

Ha dovuto inseguire a lungo, ha eroso secondi a manciate, spesso a decine, se lo è lasciato alle spalle quasi sempre, ma se lo è trovato quasi sempre davanti ancora in maglia rossa, con sempre meno secondi di vantaggio, ma comunque lì, primo tra tutti. Non se l'era immaginata così la Vuelta 2024, Primoz Roglic. Non avrebbe mai pensato di dover rincorrere, e con più di un affanno, Ben O'Connor per quasi due settimane. Lo ha dovuto fare per bravura e tempismo dell'australiano e per distrazione e mancanza di tempismo suo e della sua squadra. Giovedì 22 agosto O'Connor aveva disegnato ruote su asfalto il suo capolavoro: una fuga infinita, prima tra tanti, poi tra pochi, infine da solo, che aveva cambiato i connotati alla corsa. Si era trovato meritatamente in testa alla classifica con quasi cinque minuti sullo sloveno. Andrà in crisi, hanno pensato in tanti. Non lo ha mai fatto. Primoz Roglic ha recuperato uno a uno tutti i secondi persi in quella tappa, ne ha aggiunti centocinquantasei in più.

Non poteva andare diversamente. Non almeno per lo sloveno. Roglic era andato in Spagna per vincere per la quarta volta la corsa a tappe spagnola ed entrare così nella storia di questa corsa a tappe e del ciclismo tutto. Missione compiuta: quinto grande giro vinto in carriera come Alfredo Binda, Gino Bartali e Felice Gimondi (meglio di loro solo in sette per ora - Tadej Pogacar è a quota quattro) e quarta Vuelta nel palmares come solo Roberto Heras (2000, 2003, 2004, 2005) c'era riuscito sino a oggi.

Non solo. Roglic era andato in Spagna anche per dare una raddrizzata a una stagione che lo aveva visto ancora una volta fuori dai giochi al Tour de France per una caduta: era finito a terra nel corso della dodicesima tappa e si era dovuto ritirare. Non è la prima volta, il suo corpo troppo spesso sente il richiamo dell'asfalto, e non solo di quello francese. "Dopo il mio ritiro dal Tour, ho trascorso alcuni giorni a riposare e a farmi domande sul futuro. Partecipare alla Vuelta voleva dire provare a rialzarmi davvero. Pensavo fosse la scelta giusta, ma quando sono arrivato qui non ero più sicuro di niente, nemmeno della mia condizione. Potevo andarmene, ho voluto continuare. Per fortuna".

"Niente era ovvio in questa Vuelta, ma la cosa più importante resta questa vittoria finale", ha detto ieri Primoz Roglic dopo essere sceso dal podio della Vuelta. Niente è mai ovvio quando c'è di mezzo Primoz Roglic.

Quando l'asfalto dà una tregua a Roglic, accade sempre qualcosa che fa trattenere il respiro: alla vigilia della conclusione della Vuelta tre compagni (Nico Denz, Patrick Gamper e Dani Martinez) si sono sentiti male e sono stati costretti al ritiro causa un'intossicazione alimentare.

C'è sempre in Primoz Roglic un che di disperato, qualcosa che lo rende incline all'incertezza. Lo sloveno sembra sempre pedalare su di un filo sottilissimo tra salvezza e baratro. E spesso finisce giù. C'è in lui un rincorrersi caotico di gioia e sconforto, di assoluta esibizione di forza e assoluta esibizione di inadeguatezza. Coesistono in lui una forza di volontà capace di ribaltare qualsiasi cosa (come è successo al Giro d'Italia di un anno fa) e un senso di rassegnazione capace di abbattere anche la persona più ottimista al mondo.

Continua a sorridere timido Roglic nonostante tutto. Le vittorie e le sconfitte sembrano non toccarlo, sembrano passargli a lato senza renderlo davvero felice o davvero triste.

È qualcosa di forse mai visto Primoz Roglic, qualcosa che fortunatamente ci è apparso davanti quasi senza accorgercene. Si è materializzato un giorno toscano di violenza e magia, ha ribaltato logica e capacità di giudizio, ha promesso di prendersi tutto e spesso è rimasto con niente in mano. Ma ogni volta che l'avevamo dato per spacciato è tornato vincente.

Ha fregato tutti Primoz Roglic. Ed è stato un bene.

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