
IL PASTONE TEDESCO – GIORNO 23
Solo l'Olanda sa vincere in 90 minuti, ma l'Inghilterra non muore mai. Verdetti dai quarti
Un Europeo in cui tutte le squadre sono scariche, nessuno si spreme, la noia vince. Comunque, ora abbiamo quattro semifinaliste: si gioca martedì e mercoledì, ora due giorni di riposo. Intanto in Spagna, dopo il gol decisivo, tutti cercano di padre di Merino
Il pastone, nel linguaggio giornalistico, è – dice la Treccani – un “servizio che riporta i fatti politici del giorno insieme con dichiarazioni e informazioni”. Per ogni giorno dell’Europeo di Germania, dall’esordio fino alla finale, qui ci saranno i fatti del giorno. Quelli seri e quelli no. Quelli del campo, quelli degli spalti, quello che c’è intorno. Questo, insomma, è il Pastone Tedesco.
Il punto
L’unica partita dei quarti di finale finita nei novanta minuti è quella in cui i giocatori avevano ancora voglia di giocare, e l’hanno giocato: l’Olanda ha battuto la Turchia. Invece anche l’Inghilterra ha avuto bisogno di centoventi minuti, più rigori, come le altre due semifinaliste, Francia e Spagna. Segno di un Europeo in cui tutte le squadre sono scariche, nessuno si spreme, la noia vince. Comunque, ora abbiamo quattro semifinaliste: si gioca martedì e mercoledì, ora due giorni di riposo.
Una poltrona per quattro
Quindi: Inghilterra, Francia e Spagna posso giocarsela, ma l’Olanda minaccia di fare la sorpresa. Due squadre che finora hanno deluso, eppure sono qua: Inghilterra e Francia potrebbe anche trovarsi in finale, celebrando il trionfo della noia. Oppure Spagna e Olanda, e allora sarebbe una finale tutta da vedere. Naturalmente ci sono le opzioni incrociate e queste sono le partite in cui meglio avere il talento individuale che l’organizzazione da squadra. Comunque: Francia-Spagna martedì e Inghilterra-Olanda mercoledì, siamo all’ultima volata.
Adesso attenti all’Inghilterra: non muore mai
L’Inghilterra stava perdendo l’ottavo di finale con la Slovacchia: l’ha recuperato nel finale perché ha gente di talento e un po’ di fortuna. Poi sono arrivati i supplementari e avere Kane aiuta. L’Inghilterra stava perdendo il quarto contro la Svizzera, ma ci ha messo cinque minuti a recuperare (e comunque era l’ottantesimo) perché se Bukayo Saka gioca così bene per tutta la partita ci sta che riesca a segnare, e anche perché ci sta un po’ di fortuna. Poi sono arrivati fino ai rigori e hanno segnati tutti quelli calciati come non capitava dall’Europeo 1996, poi avere Pickford in porta aiuta. Insomma: l’Inghilterra che una partita fa sembrava l’Italia, ora sembra la Francia. Va avanti per inerzia, non piace, non convince. La differenza è ancora nel talento, perché l’Inghilterra ha giocatori che possono fare da soli. La differenza è nella ricchezza: Southgate, mai convincente e prima dei rigori con sul viso l’espressione del condannato, può provare a cambiare modulo e uomini fino a trovare la formula giusta (non l’ha ancora trovata). La differenza è nel tabellone: l’Inghilterra ha il percorso meno complicato per la finale. Ecco, forse è la nuova favorita, se anche quando sembra perdere poi vince.
È tutta una storia di autogol
Samet Akaydin stava pensando che forse il calcio permette storie di redenzione: aveva segnato un goffo autogol contro il Portogallo, un retropassaggio al portiere, che però non c’era, non era al suo posto, andava incontro alla palla. Quando sei un difensore e hai fatto un errore del genere (che pure non ha bloccato, a conti fatti, il cammino della sua squadra, ma resta come macchia) rischi di perdere una delle qualità che proprio uno che gioca dietro dovrebbe avere: la sicurezza, ma anche i punti di riferimento. Se passi al portiere e il portiere non c’è, tutti diranno che è colpa tua senza chiedersi l’altro dove fosse, ma tu ci penserai molto, prima di qualunque azione che si basi sulle certezze di qualche ora prima. Quado Akaydin ha segnato è sembrata la riscossa, sembrava il momento di affacciarsi al balcone per vedere l’allineamento dei pianeti. Dall’autogol che poteva estromettere la Turchia dalla fase a gironi al gol che poteva portarla in semifinale. Poteva, ma no: alla fine l’Olanda ribalta tutto in cinque minuti e come segna il gol decisivo? È quasi tutto di Gakpo, ma passerà agli archivi come autogol di Muldur. Così Akaydin non riesce a far dimenticare il fattaccio, le autoreti arrivano a quota dieci (ne manca una al record di tutti gli Europei) e l’Olanda è in semifinale perché ha battuto la Turchia, nel quarto di finale migliore.
Ora tutti cercano il padre di Merino
Quando Merino ha segnato il gol che ha portato la Spagna in semifinale, il replay faceva apprezzare il gesto, lo stacco, l’armonia del colpo di testa. Poi, tutti si sono chiesti cosa stesse facendo questo protagonista per caso della partita con la Germania, perché stesse tornando indietro per fare un giro intorno alla bandierina. Qualche minuto e la risposta: replica l’esultanza del padre, ex colonna dell’Osasuna, di 31 anni fa, sullo stesso campo. Ehi, quello è il figlio di Angel Miguel Merino: improvvisamente, al contrario del solito, è il padre a emergere grazie al suo erede. Infatti, poi, tutti vanno a caccia di Angel Miguel: “Lui ha sempre detto che avrebbe voluto sorpassarmi in tutto, e questo gol era l’unica cosa che mi era rimasta. Mi ha subito detto: ho segnato a Stoccarda come te”. E poi giù domande sul futuro del figlio, su dove andrà a giocare, se ha richieste, come si sente dopo la giornata da eroe. Quando padre e figlio si incontrano, in un campo di calcio, per un motivo o per un altro, diventa tutto più bello. Tranne se non sei un tifoso della Germania, oggi.
Kross, la testa, il cuore. E la gamba di Pedri
Alla fine è andata come chi ama la bellezza e il calcio, e anche l’unione tra le due cose, non voleva. Non per la Spagna, che ha una quantità di modi per vincere che forse la porterà fino in fondo ed è anche giusto. Ma per Toni Kroos, che aveva previsto di lasciare il calcio a fine Europeo, ma non che l’Europeo fosse così breve per la Germania. Si aspettava di arrivare in fondo, ma la paura deve aver bussato alla sua porta prima della partita con la Spagna. Kroos non è un giocatore fisico, ma l’ultima partita sembra un altro. Ha deciso di picchiare duro, dare segnali, far capire all’avversario che lui non voleva smettere proprio ora, proprio qui. Rivedendo tutto: avrebbe dovuto vedere il cartellino giallo dopo cinque minuti, anche dopo dieci, ma al massimo dopo 48. Solo dopo 67 minuti p finito tra gli ammoniti. Per un suo intervento Pedri ha finito il suo Europeo, uscendo praticamente all’inizio della partita e incassando ieri la diagnosi che non voleva. E qui, però, finita la partita che Toni temeva fosse l’ultima e infatti così è stato, è tornato a essere l’elegante Kroos. E sui social, in coda a una lunga lettera, ha incoraggiato Pedri: “Non era mia intenzione farti male. Guarisci presto e scusami. Resti un grande giocatore”. La lettera è quella di addio al calcio. Lo aveva promesso, lo fa davvero. L’ultima volta in Nazionale è cominciata con una telefonata: “Il mio telefono ha squillato il 29 settembre 2023. Era Julian Nagelsmann. Mi chiede: torna in Nazionale. Il primo pensiero della mia testa: non sono mica stupido! Il primo pensiero del mio cuore: cazzo, sì! E come tutti sappiamo è il cuore che decide”. Anche tutto il resto è molto bello. Come tutto.
La Germania si consola con la maglia rosa
Non era quella indossata contro la Spagna, ma è l’ultima ragione di soddisfazione rimasta alla Germania: la maglia rosa, usata come seconda divisa nelle partite in cui non poteva usare la classica bianca, è stata una geniale intuizione di marketing. Ne sono state vendute più del triplo di quelle previste, la più venduta della storia della nazionale tedesca. Persino in un video di Georgina Rodriguez, la moglie di Cristiano Ronaldo, si vede lei che abbraccia il figlio per fargli gli auguri di compleanno, gli dà i regali e lo festeggia, mentre lui, proprio il figlio di CR7 che il marketing se lo fa da solo, indossa la seconda maglia tedesca. Un boom incredibile, che vede molte maglie vendute con il nome di Wirtz e Musiala, ma non sono le più vendute. Quella più richiesta è la numero otto, con il nome di Kroos. Ovviamente.


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