Vincenzo Italiano festeggia con i giocatori della Fiorentina la qualificazione alla finale della Conference League (foto LaPresse)

mercoledì di coppa

Vincenzo Italiano e quella finale di Conference League per capire qual è il suo posto nel mondo

Marco Gaetani

Contro l'Olympiacos la Fiorentina giocherà la sua seconda finale della terza coppa europea. In Viola il ciclo del tecnico nato a Karlsruhe sembra essersi concluso, forse

Sarà Olympiacos-Fiorentina a sancire il destino di Vincenzo Italiano? Giunto alla terza finale del suo periodo viola, il ciclo sembra esaurito, qualunque sia l’epilogo. Un ciclo sicuramente positivo, figlio di un grandissimo lavoro, al quale per il momento è mancata la ciliegina sulla torta. Viene però da chiedersi quale sia, a questo punto, il posto di Italiano nel mondo. Non a caso, gli esperti di mercato gli stanno accostando panchine di ogni tipo, almeno sul territorio nazionale: nel corso di questi mesi è stato affiancato a realtà altisonanti come il Napoli, ma anche a formazioni di cabotaggio ben diverso, dal Cagliari del dopo-Ranieri al Torino del post-Juric, oltre alla suggestione Bologna, alle prese con la complicatissima sostituzione di Thiago Motta destinato alla Juventus.

L’impressione è che a pesare sul conto di Italiano sia soprattutto quello che non è riuscito a fare, come se il resto non contasse: secondo i critici non è riuscito a dare continuità alla Fiorentina in una maratona come quella del campionato, non ha saputo gestire i momenti chiave di alcune partite cruciali del percorso viola in questi anni, non ha trasmesso l’immagine di una squadra solida (affermazione, questa, che si scontra in realtà con i numeri difensivi della Fiorentina, tutt’altro che da disprezzare), non ha vinto le finali affrontate contro West Ham e Inter lo scorso anno. E allora passa in secondo piano il suo ruolino praticamente immacolato nelle sfide a eliminazione diretta, con due soli ko in tre anni (semifinale di Coppa Italia persa contro la Juventus nella prima stagione e contro l’Atalanta qualche settimana fa), superando tutti gli altri confronti in terra nazionale e internazionale. I detrattori ricordano il livello non eccelso della Conference, i suoi sostenitori pongono invece l’indice sulle condizioni della Fiorentina al momento dell’arrivo di Italiano, squadra depressa e ai limiti del deprimente, costretta a galleggiare in zona salvezza nonostante una qualità superiore rispetto alle altre contendenti. E si dimentica che è stato lui a regalare ai viola la chance di tornare a giocarsi un trofeo che dalle parti di Firenze manca dalla Coppa Italia 2001, vinta grazie al lavoro della strana coppia Terim-Mancini, il turco a inizio stagione e il marchigiano per la volata conclusiva.

Per questa dicotomia, queste due fazioni che hanno entrambe ragion d’essere, non sembra un follia ritenere che per Italiano debba necessariamente esistere un altro step tra la Fiorentina e una grande dichiarata: sarebbe stato interessante vederlo all’Atalanta ma Gasperini ha scelto di rimanere, allo stesso modo darebbe molti spunti seguirlo alle prese con il test europeo del Bologna. Si sono chiuse, invece, le porte delle big: per quelle dovrà aspettare almeno un altro giro di giostra. Il destino di Italiano, dunque, rischia davvero di essere segnato dall’epilogo di una partita secca: bisognerebbe prendere a esempio la lezione di Gasperini, che dopo aver trionfato in finale di Europa League ha affermato di non essere affatto diverso da ciò che era soltanto qualche ora prima. Ma il calcio, purtroppo, è abituato a vivere di risultati e non di belle intenzioni: se la Fiorentina dovesse perdere contro l’Olympiacos, Italiano si porterebbe appresso l’etichetta di bello e incompiuto, un’onta complicata da lavare. Ad Atene si giocherà qualcosa in più di un trofeo, per quanto importante: saranno 90 minuti (o 120) in cui avrà modo di capire quale sarà, almeno per i prossimi anni, il suo posto nel mondo.