Amir Rrahmani, difensore del Napoli (foto LaPresse)

Olive #37

Amir Rrahmani si è dato una mano

Giovanni Battistuzzi

La stagione difficile del Napoli e quella del suo difensore centrale di maggior talento

Ci sono due Amir Rrahmani. L’Amir Rrahmani che gioca al fianco di un difensore di carisma e qualità e l’Amir Rrahmani che gioca al fianco di un difensore di capacità normali. Il primo lo si supera con difficoltà, sbaglia pochissimo, ha il piglio del leader assoluto. Il secondo invece spesso va in affanno, sbaglia posizionamento e passaggi, sembra sperduto come un naufrago in balia del mare. 

E sì che Amir Rrahmani è tutt’altro che un difensore di poco talento e privo di personalità. È da anni tra i migliori difensori che giocano nel nostro campionato, ha ottime capacità di impostazione dell’azione e di lettura dei movimenti avversari, sa come motivare e guidare una squadra. 

Un ottimo giocatore con un solo difetto: deve avere totale e incondizionata fiducia nella persona che gli sta a fianco. Per dare il massimo necessita di una spalla, un po’ guida un po’ confidente. In Kalidou Koulibaly e Kim Min-jae ha trovato ciò di cui aveva bisogno. Diversamente è andata con Natan, Juan Jesus e Leo Østigård. E questo nonostante le qualità fisiche del primo, l’esperienza del secondo e il grande talento, ma in via di sgrezzamento, del terzo. 

Per molti mesi Amir Rrahmani ha cercato in chi gli stava a fianco qualcosa di Kalidou Koulibaly o di Kim Min-jae, ha provato ad affidarsi agli altri per poter tornare a essere la garanzia che era stato nelle due stagioni precedenti. La sua ricerca è stata vana. In loro ha visto se stesso, lo stesso disagio. E così ha arrancato, si è ritrovato, forse per la prima volta, in balia degli eventi senza sapere davvero cosa fare, a volte quasi incapace addirittura di lottare. 

Il Napoli zoppicava e lui con la squadra. I compagni guardavano quel ragazzone grande e grosso e vedevano una persona diversa, stordita da una realtà talmente diversa da quella che aveva vissuto sino a pochi mesi prima da sembrare irreale, un paradosso. 

Il sole non sembrava saper più brillare a Napoli. Una nebbia densissima aveva avvolto lo stadio Diego Armando Maradona e c’era nemmeno più un san Paolo a cui appigliarsi. 

Nel momento peggiore, più buio, però Amir Rrahmani ha smesso di cercare, ha deciso che non era negli altri che doveva cercare una guida, ma dentro se stesso. Si è preso per mano e passo dopo passo ha iniziato a prendere per mano chi gli sta accanto. 

Allo stadio Diego Armando Maradona non è tornato il sole, le nubi e la nebbia sono ancora presenti, a volte piove. Ma non può piovere per sempre. Amir Rrahmani piano piano sta cercando di fare con tutti ciò che è riuscito a fare con se stesso. 


        

Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. Ecco i (non per forza) protagonisti di questa stagione: Jens Cajuste (Napoli); Luis Alberto (Lazio); Federico Chiesa (Juventus, raccontato da Ruggiero Montenegro); Andrea Colpani (Monza); Romelu Lukaku (Roma); Yacine Adli (Milan); Albert Gudmundsson (Genoa); Giacomo Bonaventura (Fiorentina); Zito Luvumbu (Cagliari); Matias Soulé (Frosinone); Riccardo Calafiori (Bologna); Etrit Berisha (Empoli); Jeremy Toljan (Sassuolo); Lorenzo Lucca (Udinese); Joshua Zirkzee (Bologna); Lautaro Martinez (Inter); Pasquale Mazzocchi (Salernitana); Matteo Ruggeri (Atalanta); Ivan Ilic (Torino); Sandi Lovric (Udinese); Mike Maignan (Milan); Tijjani Noslin (Hellas Verona); Mario Pasalic (Atalanta); Jonathan Ikoné (Fiorentina); Matteo Pessina (Monza); Hamza Rafia (Lecce); Loum Tchaouna (Salernitana); Michael Folorunsho (Hellas Verona); Matteo Darmian (Inter); Roberto Piccoli (Lecce); Caleb Ekuban (Genoa); Andrea Consigli (Sassuolo); Nadir Zortea (Frosinone); Mile Svilar (Roma); Matias Vecino (Lazio); Samuele Ricci (Torino). Trovate tutti gli articoli qui.

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