Mike James con la canotta dell'AS Monaco (foto Epa, via Ansa) 

a canestro

L'avventura di Mike James, dalla Fulgor Omegna al miglior marcatore di tutti i tempi in Eurolega

Marco Gaetani

L'americano ha superato i 4.455 punti realizzati da Vassilis Spanoulis. Nel 2013-14 giocava in DNA Silver, l’allora terza divisione della nostra pallacanestro.

L’asticella fissata da Vassilis Spanoulis era apparentemente irraggiungibile, 4.455 punti in Eurolega, un’enormità. Ma Mike James è tipo abituato alle sfide impossibili e arrampicarsi a quelle altezze non gli ha creato troppi problemi. La sua è stata una rincorsa lunghissima, dai Cardinals di Lamar University, ateneo pubblico di Beaumont, in Texas, fino a diventare il miglior realizzatore di tutti i tempi in Eurolega, il principale torneo continentale di basket. Gli appassionati italiani lo ricordano soprattutto per il suo passaggio all’Olimpia Milano, stagione 2018-19, quando vinse l’Alphonso Ford Trophy, il premio come miglior realizzatore stagionale dell’Eurolega, agli ordini di Simone Pianigiani: Ettore Messina, all’inizio del suo ciclo milanese, decise però che quello scorer micidiale non avrebbe avuto posto nelle sue rotazioni in vista della stagione successiva, lasciandolo libero di andare in direzione CSKA Mosca. Ma c’è un altro passaggio, se possibile più significativo, e risale alla stagione 2013-14. James, da semisconosciuto reduce solamente da un’annata vissuta a metà tra il KK Zagabria e l’Hapoel Galil Elyon, approda alla Fulgor Omegna, sul fronte nord del lago d’Orta, in DNA Silver, l’allora terza divisione della nostra pallacanestro.

Fabrizio Lorenzi, che oggi si occupa delle vicende dell’Olimpia per Repubblica Milano, all’epoca era il team manager della Fulgor, chiamato a muoversi tra le migliaia di schede e video ricevuti dagli agenti di tutta Europa con l’obiettivo di trovare un giocatore in grado di alzare il livello della squadra. Ha ancora conservata la finestra dei messaggi scambiati con il coach di Omegna, Giampaolo Di Lorenzo, nella notte tra il 3 e il 4 luglio del 2013, e ce la mostra con l’orgoglio di chi, ormai undici anni fa, ha portato in Italia un piccolo fenomeno: “Mike James mi piace” è la frase d’esordio, mandata a ridosso delle due di notte, orari normali per chi deve allinearsi con il fuso statunitense. Ed è quello che fa Lorenzi, che ha visto statistiche interessanti e filmati convincenti ma vuole saperne di più. Passa le due notti successive a guardare il Seattle Pro Am, il torneo organizzato da Jamal Crawford, il tre volte “Sesto uomo dell’anno” in Nba: “Traspariva una voglia di competere fuori dal normale”. Dopo un confronto con Di Lorenzo si mette in contatto con l’agente italiano del giocatore per chiudere l’affare, potendo contare sull’urgenza di un ragazzo che nell’anno precedente aveva trascorso mesi a Zagabria senza mai prendere lo stipendio: “Dovevamo arrivare prima degli altri, abbiamo chiuso in una settimana, c’era anche Biella in DNA Gold su di lui”, ricorda Lorenzi.

“Mike era un maniaco del lavoro, prendeva appunti sullo smartphone durante le riunioni video organizzate dal coach e poi ripassava tutto quando era in camera”, dice Lorenzi delineando il ritratto di un ragazzo consapevole di essere alle prese con l’opportunità di una vita. Grazie ai suoi canestri, Omegna si arrampica al quarto posto in regular season, uscendo poi ai quarti dei playoff. Resta però il ricordo di un ragazzo che ha saputo cogliere l’occasione, pur nei limiti di un carattere che più avanti lo ha portato anche a clamorosi scontri con i suoi allenatori, come quando venne messo fuori rosa ai tempi del CSKA. Partendo da Omegna, James ha conquistato prima il palcoscenico dell’Eurolega, col Saski Baskonia (via Rodi, altra tappa fondamentale per finire sulla cartina della pallacanestro europea, con uno show personale contro l’Olympiacos: “Pur di andare in Grecia, decise di pagare di tasca propria la clausola d’uscita che aveva nell’1+1 che aveva firmato con noi. Ma non aveva l’intera somma e diede 5.000 euro con la promessa di saldare gli altri 5.000 al primo stipendio ricevuto in Grecia, cosa che fece puntualmente”, aggiunge Lorenzi) e il Panathinaikos, quindi l’Nba, con Phoenix, New Orleans e Brooklyn. In mezzo Milano, Mosca, fino alla casa attuale, il Principato di Monaco. Che si è fermato per lui, per celebrare il canestro del sorpasso nei confronti di Spanoulis. Verrebbe da dire che era impensabile ai tempi di Omegna, ma ci dicono il contrario: “Gli dicevamo che in 4-5 anni sarebbe diventato un top player di Eurolega”. Di Mike James avevano capito tutto fin dall’inizio.

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