1924-2024
Il secolo di Aldo Giordani, il padre del basket raccontato in Italia
Se il basket in Italia è diventato il secondo sport di squadra, molto lo deve a Giordani che con la sua passione infinita è riuscito a portarlo fuori dalle palestre
C’era una volta il basket raccontato sulle pagine di un settimanale che nel suo periodo d’oro arrivava a vendere più di 100 mila copie. Si chiamava Superbasket e per gli appassionati era più di quello che oggi è “La Giornata Tipo”, il sito (con tutti i social collegati) che attira migliaia di ragazzi ed ex ragazzi, appassionati di palla a spicchi. Superbasket era stata l’ultima invenzione di Aldo Giordani, il padre del basket raccontato in Italia, l’uomo che era riuscito a farsi dare un angolo per la pallacanestro alla Domenica Sportiva, quando la DS era l’unica trasmissione televisiva dedicata allo sport. Il 29 febbraio Giordani compirebbe 100 anni e la Rai lo ha ricordato radunando negli studi di Corso Sempione, dove si trasmetteva la sua DS, molti testimoni della sua epoca, un po’ come avevamo fatto qualche mese fa nella palestra che porta il suo nome a Milano i suoi figli, Claudia che oggi è voce presidente del Coni Lombardo ed è stata una grande azzurra dello sci, e Marco, direttore finanziario di Mediaset. L’anno scorso lo ha ricordato Pesaro, un’altra città del basket, con una mostra in cui sono stati celebrati i 45 anni della sua rivista che oggi vive ancora (online) diretta da Dan Peterson e con le idee di Giampiero Hruby che ne è l’editore.
Se il basket in Italia è diventato il secondo sport di squadra, molto lo deve a Giordani che con la sua passione infinita è riuscito a portarlo fuori dalle palestre. Del basket si era innamorato quando come interprete alla divisione militare americana, incontrò Elliot Van Zandt, capitano di fanteria del Dipartimento di Atletica dell'esercito statunitense, ma soprattutto grande allenatore di basket (è stato anche ct azzurro).
Giordani è stato giocatore con la Ginnastica Roma, poi allenatore con al suo attivo uno scudetto femminile con l’Indomita Roma, poi si era dato al giornalismo. Direttore della rivista federale "Pallacanestro" a cui cambiò il nome in Basket, collaboratore della Gazzetta dello Sport, di Sport Illustrato, del Guerin Sportivo e nel 1954 la prima telecronaca di una partita di basket per la Rai. È stato il primo telecronista di basket in Italia. Un pioniere, come quando nel 1978 decise di fondare Superbasket per raccontare il suo sport, ma anche per stimolarlo a migliorare. Con i suoi celebri pallini poteva incenerire questo o quel dirigente. Erano costretti a leggere quelle pagine piene di cifre, tabellini, curiosità, notizie di politica sportiva. Giordani ci lavorava giorno e note nel suo ufficio stracolmo di ritagli e di giornali. Aveva portato in Italia l’Nba (insieme ai Giganti del basket che erano un mensile), prima che arrivassero da noi le telecronache di Dan Peterson. In tempi in cui non esistevano Internet e i telefoni cellulari, le pagine di Superbasket erano l’unico modo per sapere tutto delle partite appena giocate (la rivista usciva ogni martedì) con tabellini che gli appassionati ritagliavano e sul basket d’oltre Oceano. E poi Giordani faceva scrivere gli allenatori, imperdibile le paginate di Dido Guerrieri e tutte le grandi firme dell’epoca. Ma sapeva anche dare spazio ai ragazzi che frequentavano quella redazione di fronte alla Stazione Centrale di Milano dove ogni tanto comparivano i personaggi più strani a raccontare mirabilie di qualche giocatore visto in giro per il mondo. C’erano Federico Buffa, Guido Bagatta, Luca Chiabotti poi diventato responsabile del basket alla Gazzetta, Edo Grassi poi voce di Mediaset. In un angolo c’ero anch’io a respirare quell’aria viziata dal fumo, ma piena di passione. In fin dei conti è stato il Jordan del basket italiano.
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