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il calcio alla sbarra

La Corte di giustizia europea sancisce la fine del monopolio della Uefa. Ha vinto la Superlega

Francesco Gottardi

“Le regole Fifa e Uefa sull’approvazione preventiva delle competizioni fra club, come la Superlega, sono contrarie alla legge Ue". Il verdetto della sentenza odierna può stravolgere gli equilibri dello sport. E ora nemmeno la nuova Champions League lanciata in pompa magna dalla Uefa è più sicura di vedere la luce

Nel corso della sentenza più attesa degli ultimi tempi, la Corte di giustizia europea ha dato ragione agli stakeholder della Superlega. E mica in parte o con vene di ambiguità. Il giudizio finale è una fucilata a Infantino e Ceferin: “Le regole Fifa e Uefa sull’approvazione preventiva delle competizioni fra club, come la Superlega, sono contrarie alla legge Ue". "Non c’è alcuna cornice”, prosegue la nota diffusa dal Lussemburgo, “che garantisca che queste due federazioni agiscono secondo i principi di trasparenza, obiettività, non-discriminazione e proporzionalità”. In altre parole, viene riconosciuta la presenza di “un abuso di posizione dominante”. E le sanzioni imposte ai club dagli organi del calcio che conosciamo si riducono a “restrizioni ingiustificate alla libertà di fornire servizi”.

Un terremoto di tale portata era difficile immaginarselo. Non solo la Corte ha bocciato senza appello il ruolo garante della Uefa, la cui eccezionalità costituiva il pezzo forte della tesi a sostegno della Federcalcio di Nyon. Ha soprattutto sottolineato la co-responsabilità della Fifa, che fino a ieri osservava la vicenda quasi da spettatore terzo. “Il potere di determinare le condizioni in cui le nuove competizioni possano accedere al mercato” è la spiegazione ufficiale, “dev’essere soggetto a criteri idonei a evitare ogni rischio di conflitto d’interesse”. E questi criteri a oggi non ci sono affatto. “Le regole Fifa e Uefa sullo sfruttamento dei diritti televisivi sono nocive per i club calcistici europei, per tutte le imprese attive nel settore dei media e, in ultima analisi, per i consumatori e i telespettatori a cui viene impedito di usufruire di nuovi campionati potenzialmente innovativi”.

Per A22, la società di sviluppo sportivo dietro la Superlega, è una vittoria totale. E le immediate parole di Bernd Reichart hanno l’euforia di Robespierre dopo la Bastiglia. “Abbiamo ottenuto il diritto di competere”, dichiara il Ceo di A22. “Il monopolio Uefa è finito. Il calcio è libero. I club ora sono liberi dalla minaccia di sanzioni e liberi di determinare il proprio futuro”. Già sul tavolo le prime proposte: ai tifosi viene garantita la visione gratuita di tutte le partite della Superlega, alle squadre la regolarità di entrate e spese di solidarietà. Il resto verrà rivelato nel corso della giornata. Ma è pacifico, lo spiegava Reichart stesso al Foglio, che la Superlega del futuro non avrà nulla a che vedere con l’operazione galeotta di due anni fa – annunciata in fretta e naufragata male.

   

       

E adesso? Può davvero succedere di tutto. E nemmeno la nuova Champions League lanciata in pompa magna dalla Uefa è più sicura di vedere la luce. Per il momento, a Nyon si riservano dal commentare. Troppo il materiale da digerire. Troppi i cambiamenti all’orizzonte. Anche per le federazioni nazionali. Dichiarazioni come quelle di Grabiele Gravina, dalla sera alla mattina, sono invecchiate malissimo: “Chi aderirà all’universo Superlega sarà fuori dal nostro sistema calcio”, tuonava appena ieri il presidente della Figc. Il fatto è che quel “sistema calcio” rischia di diventare presto una scatola vuota. E la Corte ha parlato chiaro: stateci.

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