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La Champions League dice addio ai gironi. Finalmente

Giovanni Battistuzzi

I gruppi dovevano uccidere la fu Coppa dei Campioni, alla fine è stata la Champions a ucciderli. Nell'ultima giornata della storia il Paris Saint-Germain passa agli ottavi suo malgrado, mentre il Milan ora dice di puntare a un'Europa League che non ha mai vinto

C’è stato un tempo nel quale si era sicuri che i gironi avrebbero tolto interesse alle coppe europee, che avrebbero trasformato la fu Coppa dei Campioni, ora Champions League, in una coppetta. C’è chi ancora considera la Coppa dei Campioni edizione 1990-1991 l’ultima grande edizione della massima competizione europea calcistica per club. È un manipolo di nostalgici, ma esiste.

C’era chi considerava i gironi la morte del calcio, un modo buono per disputare più partite, ma capace di rendere noioso uno sport che si esalta soprattutto nelle sfide andata-ritorno a eliminazione diretta. In una trentina d’anni si è appurato che i gironi non hanno ucciso il calcio. È il calcio, o almeno la Champions League, che si è liberata dei gironi.

Ieri si sono disputate le ultime partite degli ultimi gruppi della storia della Champions League. Chissà se si ritornerà indietro, difficile. È mai tornato indietro sulle sue scelte il calcio. Dai raggruppamenti si passa al listone unico, da sei partite a otto, alla faccia dei calendari già adesso intasatissimi. Il calcio, almeno molti club, sono al limite del collasso finanziario, quindi sono disposti a tutto a pur di incassare due spicci in più dalla Uefa. Le trentadue squadre dei gironi diventeranno trentasei e i sorteggi ci saranno ancora per estrarre chi si dovrà scontrare con chi per i tre punti da inserire nella classifica unica. Qualcosa che è più difficile da spiegare che da vedere.

E dopo le ultime partite dei gironi c’è chi già dice che i gironi erano meglio del girone unico extralarge. La nostalgia a volte gioca d’anticipo. Tra qualche mese qualcuno inizierà a dire che la Champions League 2023-2024 sarà l’ultima grande edizione della massima competizione europea calcistica per club. Chissà, nel calcio è sempre una questione di corsi e ricorsi.

Quel che è certo è che, tutto sommato, i gironi quest’anno hanno seguito, più o meno, il canovaccio degli anni scorsi. Molti si sono chiusi come dovevano chiudersi, con il passaggio agli ottavi delle più forti sulla carta, un paio hanno riservato qualche sorpresa che in realtà sorpresa non lo è davvero, ma è perfettamente in linea con l’andazzo generale delle escluse. Gli stessi due gruppi, l’A e l’F, che avevano all’ultima giornata solo una qualificata e tre squadre in lizza per l’accesso agli ottavi.

Il Copenhagen ci è riuscita contro ogni pronostico e, forse buon senso, grazie a una buona organizzazione di gioco, molta forza di volontà e due squadre, Galatasaray e Manchester United, che hanno fatto di tutto per farsi male pur avendo in spogliatoio parecchi giocatori di ottima qualità.

Nell’altro girone, invece, tutto s’è ribaltato. Il favorito di turno, il Paris Saint-Germain, s’è qualificato all’ultimo e per differenza reti, davanti a un Milan, che non era il favorito e che si è, in pratica, autoescluso dopo non essere riuscito a vincere due partite, le prime due, dominate ma finite sullo zeroazero. Prima è arrivata il Borussia Dortmund, all’ennesimo lifting ben eseguito – in estate i tedeschi hanno salutato Jude Bellingham (per 103 milioni), Raphaël Guerreiro – ritrovatasi lì davanti solo e soltanto perché più continua e meno complessata delle altre.

Negli ultimi novanta minuti del girone Newcastle e Paris Saint-Germain si sono alternate al secondo posto, mentre il Milan giocava in Inghilterra con la speranza che il Borussia battesse il Psg. E giocava malissimo: sotto di un gol. Poi i rossoneri hanno smesso di pensare e di farsi illusioni, il Newcastle si è accorto che le energie non sono mai direttamente proporzionali ai soldi che si ha in cassa, e la partita s’è ribaltata.

È finita che il Milan se ne andrà in Europa League, unica coppa europea che non ha mai vinto nella sua storia. Saluta una coppa che cambierà radicalmente e si spera in meglio, almeno nell’attesa delle doppie sfide a eliminazione diretta. Nella speranza che nessuno abbia davvero nostalgia dei gironi.

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