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Olive #13

La penombra di Jeremy Toljan

Giovanni Battistuzzi

Il terzino tedesco è al Sassuolo dal luglio del 2019, anche se in pochi se ne sono accorti. E sì che in giro di esterni difensivi così non ce ne sono molti

Quando negli ultimi giorni di agosto del 2017 Roma, Inter, Siviglia, Manchester United e Tottenham contattarono i dirigenti del Hoffenheim per avere informazioni sul prezzo di Jeremy Toljan ricevettero la stessa risposta: “Mi spiace ma è già stato ceduto”. Tutti e cinque i club avevano pensato al tedesco per risolvere i problemi sulla fascia destra. Tutti e cinque erano però arrivati in ritardo perché avevano perso tempo con altre trattive.

  

Jeremy Toljan non è certo uno che conquista l’attenzione al primo sguardo. E sei anni fa le analisi numeriche che mettono assieme tutti i dati dei giocatori non erano la prima cosa che un dirigente guardava. Chi però quelle analisi numeriche le aveva studiate bene aveva potuto appurare che, nei maggiori campionati europei, di terzini come Jeremy Toljan ce ne erano pochi. I primi ad accorgersene furono quelli del Borussia Dortmund: lo acquistarono per cinque milioni e il prestito di un giovane.

   

In autunno molti analisti europei applaudirono i dirigenti gialloneri sottolineando che quello sarebbe potuto essere uno dei grandi colpi di mercato. Non fu così. Nonostante un ottimo inizio di Toljan in Bundesliga e in Champions League. E non fu così un po’ perché il terzino iniziò ad avere problemi fisici, un po’, anzi soprattutto, perché l’uomo che l’aveva voluto, l’olandese Peter Bosz, venne cacciato dalla dirigenza, e al suo posto – dopo l’interregno di Peter Stöger – arrivò lo svizzero Lucien Favre che di un giocatore del genere, “un ragazzino senza spina dorsale” non sapeva che farsene.

  

C’era un malinteso di fondo nel giudizio dell’allenatore svizzero sul difensore tedesco. Quello che secondo Favre era mancanza “di spina dorsale” era in realtà riservatezza e mitezza di carattere.

  

A volte un giudizio affrettato si trasforma in verità assoluta e quindi in etichetta. Jeremy Toljan non scese mai in campo per cinque mesi nel Borussia Dortmund di Lucien Favre che vinceva e segnava tanto e a gennaio prese la strada per Glasgow, sponda Celtic. Nemmeno lì convinse davvero. E quando tornò in Vestfalia dal prestito, i dirigenti iniziarono a cercare un acquirente per quel giocatore che l’allenatore, confermatissimo, aveva giudicato inadatto.

  

Jeremy Toljan finì in prestito al Sassuolo l’11 luglio 2019. Doveva stare lì per una stagione, in Emilia c’è rimasto. E c’è rimasto perché sulla fascia destra di uno come Jeremy Toljan c’è da fidarsi. Perché ci sono in giro pochi terzini capaci di difendere bene, attaccare in modo intelligente e seguire in maniera assoluta le indicazione dell’allenatore. Soprattutto ce ne sono pochi giocatori capaci di essere importanti, spesso decisivi, senza fare clamore, senza occupare il proscenio, passando inosservato.

         

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In un calcio nel quale a colpire sono gli highlights e le stramberie valgono più del mite rispetto di ruoli e compiti, uno come Jeremy Toljan passa inosservato. E passa inosservato nonostante una capacità fuori dal comune di leggere l’azione avversaria, di sacrificarsi per il bene della squadra, di supportare i compagni invece di reclamare l’occhio di bue dell’attenzione collettiva.

     

Jeremy Toljan l’occhio di bue dell’attenzione collettiva l’ha trovato suo malgrado quest’anno. Il gioco di Alessio Dionisi ora prevede un maggior supporto offensivo dei terzini e Jeremy Toljan s’è ritrovato con maggior frequenza sulla trequarti offensiva destra. E così a quello che ha sempre fatto, ossia un attento lavoro difensivo, si è aggiunto anche il surplus di un ruolo da rifinitore offensivo. E così Toljan è rientrato per la prima volta in quel calcio da highlights che piace tanto. È uscito dalla penombra, si è preso il proscenio, suo malgrado.    


     

Anche quest'anno c'è Olive, la rubrica di Giovanni Battistuzzi sui (non per forza) protagonisti della Serie A. Piccoli ritratti, non denocciolati, da leggere all'aperitivo. La prima giornata è stato il momento di Jens Cajuste (Napoli). Il secondo appuntamento è stato dedicato a Luis Alberto (Lazio); nella terza giornata vi ha tenuto compagnia Ruggiero Montenegro con Federico Chiesa (Juventus); nella quarta è stato il turno di Andrea Colpani (Monza); nella quinta di Romelu Lukaku (Roma); nella sesta è sceso in campo Yacine Adli (Milan); la settima puntata è stato il momento di Albert Gudmundsson (Genoa); nell'ottava di Giacomo Bonaventura (Fiorentina); la nona ha visto scendere in campo Zito Luvumbu (Cagliari); la decima Matias Soulé (Frosinone); e nell'undicesima Riccardo Calafiori (Bologna); la dodicesima invece è stato il momento delle parate di Etrit Berisha (Empoli). Trovate tutti gli articoli qui.

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