Victor Wembanyama (foto Epa, via Ansa)

il debutto del predestinato

I primi passi di Victor Wembanyama nell'Nba

Giovanni Battistuzzi

Il francese ha debuttato con i San Antonio Spurs. La prima scelta al Draft ha giocato discretamente, ha fatto 15 punti, si è preso qualche pausa di troppo, ha fatto troppi falli. Poco male. Il vero problema è che aveva davanti a sé Luka Doncic

L’alto giunco ha iniziato a muoversi tra querce e abeti. Ha iniziato a cercare, leggero e flessuoso, il suo spazio per garantirsi la luce necessaria per crescere. E di luce, molta luce, avrà bisogno. Lo sa Gregg Popovich, il coach dei San Antonio Spurs: diciassette anni alla guida di una franchigia Nba, oltre cinquanta seduto su di una panchina, e cinque Anelli conquistati, concedono una dose abbondante di esperienza. Lo sa in fondo anche lui, l’alto giunco, Victor Wembanyama, che l’essere lì, in Nba, è soltanto un inizio, non certo il punto d’arrivo della sua carriera. A diciannove anni però si pensa quasi sempre di poter spaccare il mondo con facilità, grazie soltanto al potere dei sogni.

Non è facile per nessuno arrivare in un nuovo ambiente e riuscire subito a trovare il modo giusto per imporsi. Nemmeno per chi è stato scelto per primo al Draft e, dicono, abbia la possibilità di rendere antiquato quello che c’è, arrivare addirittura a dare il proprio nome e cognome a un’epoca storica di uno sport.

Era dalla prima partita giocata da LeBron James, il 29 ottobre 2003 all’Arco Arena di Sacramento, che non c’era tanta attesa per il debutto di un giocatore. Appassionati di tutta America e di tutti il mondo collegati in contemporanea per vedere come se la cavava quel lungagnone di due metri e ventiquattro centimetri con la canotta numero 1 dei San Antonio Spurs.

L’èra Victor Wembanyama potrebbe essere iniziata al Frost Bank Center di San Antonio alle 21,30 del 25 ottobre 2023 (in Italia le 4,30 di giovedì 26 ottobre) con una palla a due vinta contro i Dallas Mavericks, partita d'esordio della stagione 2023-2024 per entrambe. Sono serviti quaranta secondi (di tempo effettivo) per vedere la sua prima stoppata fatta, cinquantanove secondi per il suo primo rimbalzo, poco più di tre minuti e mezzo è servito aspettare per i suoi primi punti: una tripla. In doppia cifra è arrivato quando mancavano poco più di sei minuti al termine dell’incontro.

Tutto sommato non è andata male per Victor Wembanyama, risultato finale a parte: i Dallas Mavericks hanno vinto per 119-126. È stato sul parquet ventitré minuti e diciannove secondi, quindici punti li ha fatti, nove di questi nell’ultimo quarto, due o tre canestri da gran cestista li ha messi a segno. Il resto piano piano verrà.

      

Un po’ di tremarella ce l’ha avuta, ha fatto qualche fallo sciocco e lì il suo debutto si è complicato. Gregg Popovich l’ha capito, ha sintetizzato alla perfezione la partita di Victor Wembanyama: “Gli ultimi sette minuti hanno mostrato tutta la sua maturità perché non c'è niente di più duro per un giocatore di non riuscire mai a trovare ritmo per via dei problemi di falli”.

Il problema per Victor Wembayama nel suo debutto in Nba non è tanto cosa ha fatto in campo, è quello che in campo non ha fatto, i suoi momenti di isolamento sul perimetro, l’incapacità, solo momentanea sia chiaro, di essere capopopolo in una squadra che invece di una guida sicura e forte ne avrebbe assai bisogno. Non si può chiedere questo a un diciannovenne dalle maniere forbite e dai modi gentili. Non lo si poteva chiedere nemmeno a LeBron James e a Michael Jordan, a Kobe Bryant e Carmelo Anthony, Allen Iverson e Anthony Davis - gli ultimi cestisti capaci di attrarre l’attenzione semitotale degli appassionati di basket. Loro ci sono riusciti sin da subito, al francese ci vorrà più tempo.

Il vero problema per Victor Wembayama però, oltre a quello che non ha fatto, è che davanti a sé si è trovato Luka Doncic e Luka Doncic ha la capacità, quando ne ha voglia, di essere uno dei giocatori più belli da vedere su di un parquet. A un certo punto della gara, prima che il francese riuscisse a salire sul proscenio per qualche istante, della presenza o meno in campo di Victor Wembayama ha iniziato a fregare poco o nulla alla quasi totalità delle persone che si trovavano al Frost Bank Center di San Antonio o davanti alla tivù. Luka Doncic aveva iniziato il suo personalissimo e imperdibile spettacolo chiuso con 33 punti, 13 rimbalzi e 10 assist.

       

Luka Doncic (foto Epa, via Ansa)
      

Lo sloveno ha accentrato su di sé tutta l’attenzione, non poteva essere diversamente. Ha donato a Victor Wembayama l’abc di come si può, si dovrebbe, giocare a basket. È un insegnamento di cui dovrebbe fare tesoro. Le capacità per replicarlo, in maniera diversa ovviamente, ce le ha tutte.

“Sarà un giocatore straordinario", ha detto Luka Doncic riferendosi al francese. "Ha centimetri, certo, ma è come si muove per avere quella stanza che è davvero incredibile. Quasi come una point guard: è fantastico da vedere. È uno dei migliori prospetti che sia entrato nella Lega negli ultimi anni, e ha davanti a sé un gran futuro: sarà divertente seguirlo”. E batterlo, si è dimenticato di aggiungere. Luka Doncic è stato il primo a farlo, il primo a far ombra al giunco. Non è consigliabile fargli prendere troppa luce.