Antonio Conte durante l'intervista a Belve

martedì sera su Rai2

La scoperta dell'altro Antonio Conte

Giovanni Battistuzzi

A Belve, intervistato da Francesca Fagnani, l'allenatore ha concesso un altro volto di sé. Non era scontato

Antonio Conte ha indiscutibilmente molte doti. È stato un buon calciatore, è un ottimo allenatore, soprattutto vincente: cinque campionati con tre squadre diverse (Juventus, Chelsea, Inter) non si vincono per caso. È una persona decisa, che sa quello che vuole, e che proprio per questo può risultare antipatico. Sono sempre un po' antipatici i vincenti. Qui in Italia almeno, siamo solitamente sempre più vicini a chi non vince, parteggiamo per loro, salvo rare eccezioni (una su tutte Carlo Ancelotti).

Non ha mai brillato per simpatia Antonio Conte, non ha mai avuto quella capacità di far battere il cuore agli appassionati di calcio, se non ai tifosi della squadra dove allenava, e sempre e solo quando vinceva.

C'è però qualcosa di nuovo in Antonio Conte, o quantomeno nel nostro Antonio Conte percepito, dall'intervista fatta da Francesca Fagnani a Belve, che andrà in onda martedì 17 ottobre in prima serata su Rai2. “Io vengo dalla strada, non se lo dimentichi mai”. Il tecnico spiegava così alla giornalista il suo carattere fumantino e quella volta che disse a José Mourinho “vediamoci in ufficio”, che era un po' come dire t'aspetto fuori e risolviamo tutti i nostri problemi.

“Io vengo dalla strada, non se lo dimentichi mai” è frase da film americano, un po' da gangsta rap. Vuol dire niente eppure, allo stesso tempo, vuol dire tutto. È atteggiamento un po' da bullo, ma da bullo da commedia all'italiana, perché detta con fare guascone, col sorriso di chi non ci crede nemmeno lui davvero a quel che sta dicendo. Un altro Antonio Conte, più rilassato, sorridente, quasi giocoso, lontano, lontanissimo, da quello che avevamo sempre visto. E non era scontato.

   

    

Antonio Conte nel corso dell'intervista ammette di essere stato cercato dalla Arabia Saudita e di aver rifiutato. Dice che Napoli e Roma sono due città nelle quali gli piacerebbe allenare, ma che subentrare in corsa non è il massimo, non fa per lui. Ha già dato, al Tottenham è andata discretamente il primo anno, è riuscito a centrare una qualificazione in Champions League che sembrava impossibile. Poi tutto è naufragato al secondo anno: a marzo diede l'addio alla Premier League, non c'erano più le condizioni per andare avanti assieme. C'è sempre qualcosa che non va nelle storie calcistiche di Antonio Conte. Credevamo che fosse per spocchia e arroganza, ma forse non è davvero così. Forse è sempre stato solo e soltanto perché quell'Antonio Conte di Belve non è uscito quasi mai. Forse ci siamo sbagliati. O si è sbagliato lui. Chissà.

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