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calcio inglese

Il momento felice del North London in Premier League

Francesco Stati

Arsenal e Tottenham sono primi in classifica a pari punti (20) e si godono un'inizio di campionato difficilmente pronosticabile. Soprattutto per gli Spurs

A otto giornate dall’inizio, il Nord di Londra si è preso, per ora, la Premier League. Arsenal e Tottenham guidano la classifica, imbattute, 20 punti ciascuna e un derby pareggiato tra gol e spettacolo. Alle le altre grandi del calcio inglese, per ora, solo le briciole: i Gunners hanno liquidato il Manchester City di Guardiola grazie a una goffa deviazione di Aké su tiro innocuo di Martinelli; gli Spurs hanno piegato un Liverpool ridotto in nove uomini con un autogol allo scadere di Matip, in una partita dove il Var è andato in tilt scatenando le ire di Klopp. Con Manchester United e Chelsea all’ennesima crisi di identità, ecco che le due arcirivali del North London Derby si stanno prendendo la scena. Una nel segno della continuità, l’altra in rottura col passato.

Smaltita la delusione dello scorso anno, l’Arsenal è ripartito con l’obiettivo non troppo nascosto di migliorarsi confermando in panchina Arteta, allievo prediletto del guardiolismo, alla sua terza stagione all’Emirates Stadium. Sul mercato, l’investimento economico è stato ingente, ma mirato. Obiettivo della dirigenza, non stravolgere troppo i meccanismi di una squadra che, eccezion fatta per il disastroso finale di stagione, funzionava a meraviglia. Tenute le stelle Saka e Martinelli, salutato il veterano Xhaka, per rinforzare il centrocampo è arrivato Rice dal West Ham per oltre 115 milioni di euro, mentre il Chelsea si è accontentato di 75 milioni per il tedesco Havertz; in porta, dal Brentford, lo spagnolo Raya, che ha messo in discussione la titolarità di Ramsdale; infine, per puntellare la difesa, dall’Ajax è stato prelevato il centrale olandese Timber. L’anno è iniziato al meglio con la vittoria in Community Shield (la supercoppa inglese) contro il City, battuto di nuovo nell’ultimo turno di Premier League; unico scivolone, per ora, la sconfitta di misura in casa del Lens in Champions League.

Il Tottenham è invece all’anno zero. Dopo un clamoroso quarto posto, Conte è stato accompagnato alla porta a metà della scorsa stagione; cacciato anche Stellini dopo l’umiliante 6-1 patito a Newcastle, è toccato al totem Mason traghettare una squadra scarica verso l’ottavo posto finale. Come nuovo tecnico gli Spurs hanno scelto Postecoglu; l’allenatore australiano viene dal Celtic, dove ha vinto tutto, e ha impostato un gioco avvolgente e solido, trovando subito il modo di amalgamare una squadra molto cambiata dallo scorso anno anche grazie all’assenza delle coppe. La rottura col passato è arrivata nel modo più doloroso: Kane, capitano e simbolo, ha fatto le valigie ed è andato al Bayern Monaco per circa 100 milioni di euro. Al suo posto sono arrivati Maddison (uomo ovunque e vero cuore pulsante di questo Tottenham) e Johnson, ma non solo: la porta è stata rinforzata con Vicario, mentre nelle retrovie Udogie e van de Ven hanno rivoluzionato la fase difensiva. Son è stato ancor più responsabilizzato, Richarlison sembra aver ritrovato la via del gol, Sarr e Bissouma formano una cerniera di centrocampo ben assortita.

Nonostante le premesse, difficile dire se questa egemonia londinese sia destinata a durare. Pur staccato di due lunghezze, il City resta la squadra da battere. Non solo per la rosa profonda e per il triplete dell’anno scorso, ma anche per la solidità difensiva: gli Sky blues hanno concesso meno occasioni da gol di tutti in Premier League per distacco (dati Athletic), venendo punti soprattutto da episodi. Gli stessi che, per ora, hanno premiato Arsenal e Tottenham. Se la fortuna resterà dalla loro o girerà non è dato saperlo; il campionato inglese, però, ci ha abituato alle sorprese.

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