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Il Foglio sportivo

Thomas Ceccon, il numero primo del nuoto

Francesco Caligaris

A Fukuoka per collezionare medaglie. Ma lancia l’allarme per le staffette: “Sarà tosta”

Se non vi fidate di noi, fidatevi di un allenatore piemontese in cui ci siamo imbattuti l’anno scorso sui tornanti del Col du Granon in attesa della tappa che ribaltò il Tour de France: “È dall’inizio degli anni Novanta che vado ai Campionati italiani giovanili di nuoto. Uno forte come Thomas Ceccon non l’ho mai visto, neanche Filippo Magnini, neanche Federica Pellegrini”. Oppure fidatevi di Massimiliano Rosolino: “Ceccon è il talento più eclettico mai avuto dall’Italia in vasca”. Di Emiliano Brembilla: “Ha qualità fuori dal comune”. Di Walter Bolognani, per 18 anni responsabile tecnico delle squadre nazionali giovanili italiane: “Non ho mai visto uno così. A volte un po’ tutti abusano della parola ‘talento’, ma qui siamo di fronte davvero a qualcosa di diverso”. Di Gregorio Paltrinieri: “È un talento pazzesco, eclettico, acquatico”. O di Alberto Burlina, il suo allenatore da sempre, la persona che nel nuoto lo conosce meglio di chiunque altro, che riesce a dare un significato a ogni sua smorfia: “È un numero primo”. Condannato non tanto alla solitudine, quanto a essere speciale. 

Per anni la storia di Thomas Ceccon è stata una storia di straordinarie capacità e di ordinarie debolezze. Le cronache raccontano di ritardi negli allenamenti, medaglie giovanili alla portata e perse per un approccio alla gara fin troppo blando, addirittura una volta venne diviso dal suo compagno di stanza, Federico Burdisso, perché insieme erano impossibili da gestire. I veterani della Nazionale lo prendevano di mira, e più lui si chiudeva in sé stesso più loro insistevano con un riprovevole bullismo. Non c’è un giorno esatto in cui Thomas Ceccon si è alzato la mattina e ha deciso di mettere la testa a posto: parole sue, “è stata una fase”. Per questo oggi ripete che più del talento conta l’ossessione. Ma chi gli sta più vicino può indicare in un episodio avvenuto all’Olimpiade di Tokyo l’inizio della maturazione. In poco meno di mezz’ora avrebbe dovuto nuotare la semifinale dei 100 dorso e la finale della 4x100 stile libero, in cui l’Italia si presentava al via con ambizioni di medaglia. Tutti, allenatori e compagni, gli suggerivano di ritirarsi dalla gara individuale per non sprecare energie preziose per la staffetta. Ma lui si sentiva bene, il suo corpo è nato per stare in acqua, così ha preso la sua decisione e se ne è assunto la responsabilità. È arrivato quinto nei 100 dorso, qualificandosi per la finale con il tempo di 52’’78, e nella frazione della staffetta ha contribuito all’argento dell’Italia nuotando 47’’45 lanciato. Lì Thomas Ceccon ha cominciato a diventare grande.  

Al Trofeo Sette Colli di fine giugno, a Roma, abbiamo incontrato un ragazzo ancora diverso. In zona mista non ha lesinato i suoi dubbi sullo stato della nazionale italiana alla vigilia del Mondiale in vasca lunga di Fukuoka e in particolare sulle staffette maschili, che la scorsa stagione, al Mondiale di Budapest, hanno fruttato all’Italia un oro (la 4x100 mista) e un bronzo (la 4x100 stile libero). “Sono preoccupato”, ha detto, “non siamo messi bene. Magari sono un po’ cattivo, ma purtroppo è così. È vero che noi arriviamo sempre da sfavoriti e lanciati siamo un po’ più bravi rispetto da fermi, ma è tosta, molto più tosta dell’anno scorso. Non voglio fare nomi e mi baso solo sui tempi nuotati quest’anno. Le altre nazioni sono molto superiori rispetto a noi, quindi in questo momento dobbiamo rimboccarci le maniche. Spero di aver dato dei segnali perché c’è del lavoro da fare”. Poi alla Rai ha ribadito: “Prima di fare la verifica bisognerebbe aver fatto i compiti a casa”. Parole che non sono piaciute a qualche compagno e che hanno stupito, in parte, anche Alberto Burlina: “Adesso che si espone così è una novità anche per me. Si sta manifestando per quello che effettivamente è, un campione nel lavoro e nella mentalità. Poi ha detto delle cose secondo me oggettive, ha fatto una constatazione dell’ovvio per stimolare l’ambiente, ma quando sei campione e primatista del mondo qualsiasi cosa tu dica viene enfatizzata e sottolineata”. Parole da leader.

“Non è che tutti quelli che esprimono le proprie opinioni diventeranno dei leader”, frena comunque Burlina, soprannominato il Maestro, che ad aprile ha vinto il premio di allenatore dell’anno per il 2022. “Bisogna anche meritarselo. Ma è chiaro che se fai parte di tante staffette, e sei determinante per tutte queste staffette, allora sei una persona che volente o nolente un leader potrebbe diventarlo. Anche se non è quello a cui stiamo pensando in questo momento”. A Fukuoka l’Allievo è iscritto a tre gare: 100 dorso, 50 dorso e 50 delfino. In più lo vedremo in quasi tutte le staffette. Considerato lo stato di forma mostrato già un mese fa a Roma, è l’azzurro con più possibilità di far suonare il metal detector dell’aeroporto prima del volo di ritorno. Ha un ultimo dono, Thomas Ceccon: da studioso e conoscitore del nuoto qual è, è capace di prevedere quasi al centesimo di secondo il tempo che realizzerà in un grande evento. L’anno scorso, prima di partire per il Mondiale di Budapest, fece una simulazione dei 100 dorso e con Alberto Burlina pronosticò quasi per scherzo 51’’6. In Ungheria ha conquistato la medaglia d’oro esattamente in 51’’60, nuovo record del mondo. Dopo la semifinale, completata in 52’’12, confidò ai giornalisti di essersi risparmiato negli ultimi metri. Vero. All’ultimo Sette Colli ha profetizzato: “L’oro in Giappone si vincerà in 52’’1”. Parlava di sé?

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