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Il Foglio sportivo - IL RITRATTO DI BONANZA

Guardiola-Inzaghi, scienza contro anima

Alessandro Bonan

Difficile spiegare la rapidità e la maestria con la quale il Manchester City sposta il pallone, forse si allenano con il pallone svolazzante del Mondiale 2010. l'Inter può farcela, la vittoria, in fondo, è uno stato dell'anima

C’era una volta un pallone che volava dappertutto, si chiamava Jabulani, che in lingua zulu significa esultare. Fu il protagonista dei Mondiali del 2010, quelli giocati in Sud Africa. La sua caratteristica era la volatilità (figurato), perché quando lo calciavi da una parte lui prendeva un’altra direzione. Molti gli attribuirono la responsabilità dei pochi gol segnati in quella rassegna, visto che i giocatori non sapevano come gestirlo e soprattutto colpirlo. Jabulani, l’aquilone impazzito, era incontrollabile, condizionando il modo di giocare e di riflesso il risultato finale di molte partite. Nel vedere il City piallare il Real Madrid, schiacciarlo come fa una pressa col bitume, mi sono posto una stravagante domanda: e se Guardiola facesse allenare la sua squadra con Jabulani? Un modo per esercitare i calciatori ad affrontare l’imprevisto, lo scarto improvviso di un centimetro che cambia la giocata. Perché altrimenti non si spiega la rapidità e insieme la maestria con la quale il City sposta il pallone da un punto a un altro, rimanendo compatto e soprattutto sempre perfettamente in equilibrio, sfidando persino le leggi della dinamica (?) di cui l’irreprensibile Isaac Newton, noto interista (non è vero), fu il padre. Perché contro il Real Madrid, quelli del City sono rimasti sempre in piedi anche se raggiunti da un pallone scagliato a fortissima velocità (Fab=Fba, chi ci capisce è bravo). 

Come può l’Inter, geneticamente più lenta e compassata, contrastare questo fenomeno fisico applicato al calcio? Con umilté, direbbe il grande emulo di Sacchi. Cioè giocando in difesa, molto bassi, compattandosi come un muro, in modo tale che alla pressione del City, si contrapponga una forza uguale e contraria (e ci risiamo con Isaac) in grado di farla indietreggiare sfiancandola. Però, se riguardiamo la partita contro il Real, nei primi venti minuti circa, fino al gol del vantaggio di Bernardo Silva, la squadra di Ancelotti si è comportata esattamente in quella maniera: aspettando. Facendo poi la fine che conosciamo. E quindi? 

Probabilmente non ci sono teorie, né strategie precise per battere una super squadra come il City. Ma resta la speranza, aggrappata ad un coraggio che suscita visioni. L’Inter ha una strada davanti, non è buia ma illuminata, non è stretta ma larghissima. Ci sono fiori dappertutto e alberi frondosi. Su quella strada c’è un pallone che rotola, in modo irregolare. È il beffardo Jabulani, l’arma segreta di Guardiola. Inzaghi lo raccoglie, ci palleggia un po’, esattamente come se fosse un pallone normale. Infine lo getta al vento, e questo vola via chissà dove. La vittoria, in fondo, è uno stato dell’anima.