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verso l'Anello
L'Nba ritorna a tre anni fa. Cosa c'è da aspettarsi dalle due finali di conference
Denver Nuggets, Los Angeles Lakers, Boston Celtics e Miami Heat si contendono l'accesso alla finalissima. Il ricordo della bolla a Disney World e i nuovi valori in campo
Tre anni dopo, esattamente come nel 2020, la stagione Nba è giunta al momento decisivo con Denver Nuggets, Los Angeles Lakers, Boston Celtics e Miami Heat a contendersi il titolo. E così, dopo la scrematura del primo mese di playoff e la caduta di diverse contender, ora è tutto pronto per il doppio rematch delle finali giocate nel pieno della pandemia. Cosa ci possiamo aspettare?
I protagonisti non saranno molto diversi da quelli che si diedero battaglia a Disney World: Jokic e Murray contro James e Davis, Tatum e Brown contro Butler e Adebayo. Presenza del pubblico e normalità del contesto a parte, però, le due serie si preannunciano diverse sul piano degli equilibri, delle chiavi tattiche e anche dei favori del pronostico. Se nel 2020 furono Lakers e Heat ad avanzare alle Finals, da favorite, quest’anno il fattore-campo e l’etichetta di squadre da battere, almeno secondo Las Vegas, spetta a Nuggets e Celtics. I primi con un margine minimo, i secondi con ampio distacco.
Nuggets-Lakers, due universi paralleli
I percorsi che hanno portato fin qui Denver e Los Angeles, al pari delle loro prospettive, non potrebbero essere più diversi. I Nuggets inseguono la prima qualificazione alle Finals nella loro storia, mentre i Lakers puntano al diciottesimo titolo, ma non si tratta solo di questo.
Denver, nell’ottava stagione con Malone in panchina, ha chiuso una tranquilla annata al primo posto a ovest, al contrario di LA, guidata da un coach esordiente (Darvin Ham) e reduce da un’infinità di turbolenze, cessate con la rimonta dall’undicesima posizione. I Nuggets, inoltre, si presentano con un roster collaudato e uno starting five quasi invariato nelle ultime due stagioni, al netto dell’aggiunta di Caldwell-Pope e del ritorno di Murray, mentre i Lakers hanno stravolto il proprio organico a ridosso della trade deadline.
Da un lato, il genio e il talento offensivo di Nikola Jokic, supportato da un Jamal Murray tornato ai propri standard primaverili dopo due anni di assenza e dal miglior supporting cast che il serbo abbia mai avuto. Dall’altro, un 38enne LeBron James che si è confermato ancora capace di spostare gli equilibri nei momenti decisivi, un Anthony Davis fin qui impressionante nella metà campo difensiva e un contorno che ha comprovato la bontà delle mosse della dirigenza sul mercato.
È in arrivo una serie aperta e prevedibilmente lunga, tra il miglior attacco e la miglior difesa dei playoff. Tra due settimane staremo parlando della definitiva consacrazione di Jokic, oppure di un’altra straordinaria impresa di LeBron.
Heat-Celtics. Davide contro Golia
Sì, a est è Davide contro Golia, ma la storia ci ha insegnato che in questo periodo dell’anno ci vuole ben altro per scoraggiare Jimmy Butler ed Erik Spoelstra. Miami, sopravvissuta al play-in, arriva dalla vittoria al primo turno contro i Bucks di Giannis, l’ennesimo capolavoro tattico di Spo e tecnico di Jimmy, e poi dall’agevole semifinale contro i Knicks. Ed ecco nuovamente gli Heat a un passo dalle Finals, per la terza volta in quattro anni.
Forte del fattore-campo e di un roster più profondo e talentuoso, guidato da un Jayson Tatum che in gara 7 contro Phila è sembrato il miglior LeBron (almeno a detta di Doc Rivers), non c’è dubbio che Boston parta avanti. I Celtics non hanno dalla loro le due individualità, tra campo e panchina, in grado di impattare maggiormente sulla serie, ma dispongono di un ventaglio di armi troppo più ampio per non considerarli favoriti. Ormai neanche l’esperienza manca a questo nucleo, reduce da diverse corse in post-season tra cui il viaggio alle ultime Finals.
Attenzione, però: in primavera le sorprese non mancano mai. Tra due settimane staremo parlando di un altro upset clamoroso, oppure della seconda occasione dei Celtics di riportare il titolo al TD Garden.

Il Foglio sportivo