da Udine
La festa scudetto friulana del Napoli
La giornata e la serata della vittoria della Serie A degli azzurri alla Dacia Arena tra timori, festeggiamenti, invasioni di campo, piccole incomprensioni tra tifosi e grandi rivalse personali
Udine. Alla vigilia della sfida tra Udinese e Napoli allo Stadio Friuli Dacia Arena di giovedì sera, che ha consegnato al Napoli il terzo scudetto della sua storia, la maggior preoccupazione erano i festeggiamenti, cioè in sostanza dove i tifosi azzurri avrebbero festeggiato un eventuale scudetto, per quanto, e soprattutto in che modo.
Fuori dallo stadio e lungo le strade di raccordo con la città, nella zona del centro storico e nella zona dell’albergo Là di Moret, a nord della città, è stato predisposto alla vigilia un dispositivo di sicurezza composto da almeno diverse centinaia di agenti tra polizia e carabinieri, tra cui diverse squadre in tenuta antisommossa, e un elicottero che sorvolava costantemente la zona dello stadio per prevenire scontri tra le due tifoserie, già avvenuti in passato. Il gruppo “Curva nord Udinese 1896” aveva comunicato nei giorni scorsi di “non gradire festeggiamenti di alcun tipo”, così come non era stato permesso ad altri top club in passato, avevano detto. Il prefetto di Udine Massimo Marchesiello, che nelle dichiarazioni alla vigilia della partita aveva esternato anche una soddisfazione personale, come tifoso, per la vittoria del Napoli in città, aveva detto di auspicarsi ci fosse “solo una festa e non scontri tra le due tifoserie”. In generale il clima era precauzionalmente teso e diffidente.
Gli scontri ci sono stati, ma in campo.
Al fischio finale, nonostante lo stesso prefetto Marchesiello avesse chiesto esplicitamente di evitare invasioni di campo che avrebbero complicato molto le procedure per mantenere l’ordine all’interno dello stadio, un gran numero di tifosi del Napoli da tutta la zona sud dello stadio (distinti, curva sud, tribuna e settore ospiti) ha invaso il terreno di gioco per arrivare fino ai propri giocatori o strappare zolle di campo (ad oggi se ne trovano anche in vendita online).
Alcuni di loro sono arrivati fino all’area di campo che sta esattamente davanti alla curva nord, occupata dai tifosi friulani. A quel punto un piccolo gruppo di ultras friulani, fino a quel momento all’interno del proprio settore, ha a sua volta invaso il campo in risposta ai gesti provocatori e denigratori dei tifosi azzurri e li ha aggrediti, causando la “fuga” verso gli spalti dei tifosi del Napoli. Ciò che si credeva o sperava di aver scongiurato alla fine è successo, seppur in misura tutto sommato contenuta, non essendoci stati scontri rilevanti all’esterno dello stadio.
Lo stadio Friuli era in gran parte occupato da tifosi azzurri, le cifre di cui si è parlato alla vigilia oscillavano tra le 11 mila e i 15 mila persone, molte residenti in Friuli-Venezia Giulia o arrivate per l’occasione da non lontano. Victor Osimhen, quando ha segnato il gol del pareggio ha esultato da tutt’altra parte rispetto a dove stava il settore ospiti, dove c’era il tifo più caldo del Napoli, ma comunque il settore verso dove si è diretto era interamente azzurro.
Già dalla sera prima della partita, in attesa dell’arrivo del pullman all’albergo dove i giocatori dovevano pernottare diverse centinaia di persone che tra un coro e un altro tenevano conto del risultato della partita della Lazio contro il Sassuolo, sperando in una vittoria della squadra di Sarri che avrebbe regalato lo scudetto “sul campo” a Udine. Molti avevano la stessa età dei loro figli, nati e cresciuti in Friuli, quando il Napoli vinse l’ultimo scudetto nel 1990 ed è la prima cosa che dicono rispondendo alle nostre domande.
Le strade che si incrociano tra Udine e Napoli sono tante. In città incontriamo un ragazzo con la maglia di Meret, uno dei tanti di questo Napoli di cui ci si è accorti ora e di cui si parlerà molto. Alex Meret è un friulano a Napoli, un giocatore per nulla estroverso che ha subito moltissime critiche negli anni passati, in un Napoli non vincente, e ora è “eroe silenzioso”, caratteristica al 100 per cento friulana. Questo ragazzo ci dice di essere molto contento che Meret vinca il suo primo scudetto – presumendo ce ne saranno degli altri – proprio a Udine, a mezz’ora da casa sua, Flambruzzo, nella cosiddetta “bassa friulana”. Un’altra strada convergente è Piotr Zieliński, che nel 2018 c’era già e ha perso 3-0 a Firenze. Ha esordito con l’Udinese e i tifosi si ricordano il suo esordio da titolare a Parma, dove sorprese un po’ tutti e fece l’assist per il gol di Muriel.
Non c’erano tantissimi tifosi napoletani nel centro città nel pomeriggio prepartita, alcuni in azzurro evidente, altri in borghese. Perciò non si respirava di per sé il clima teso che si sarebbe avvertito eccome nei pressi dello stadio e di cui si è letto sulle pagine del giornale locale, il Messaggero Veneto.
Molti tifosi hanno organizzato la loro trasferta prima ancora di conoscere il risultato della partita della scorsa settimana contro la Salernitana, scegliendo Udine come meta dei festeggiamenti, che se anche fosse arrivata la matematica certezza dello scudetto domenica scorsa, sarebbero probabilmente durati per le sei successive partite.
Per molti, quasi tutti, la vittoria del Napoli è una vittoria prima di tutto personale. Abbiamo incontrato tre “ragazzi” di quarant’anni ciascuno, napoletani in borghese, che vivono e lavorano qui. Uno di loro tifa Juventus, un altro ci dice di avere la stessa età – 41 anni – che aveva suo padre quando il Napoli vinse l’ultimo scudetto, e che quindi fosse destino vincerlo qui. Molte attività, soprattutto nel campo della ristorazione, sono “napoletane” a Udine, tra queste una pizzeria piuttosto nota che da mercoledì sera ha fatto uscire fumo azzurro dal proprio caminetto. In generale chiunque incontriamo ha una storia e un motivo a sé per cui fosse destino vincerlo proprio a Udine, e forse così sarebbe stato per altre città ma non è dato sapere. Eppure, anche non volendo credere alla scaramanzia, più d’uno ci fa notare che il Napoli, squadra culturalmente argentina d’Italia, ha vinto il suo terzo scudetto alla Dacia Arena, in piazzale Repubblica argentina numero 3.
I festeggiamenti sono poi continuati per diverse ore fuori dallo stadio, nella zona della curva sud, e qualche gruppo di tifosi ha raggiunto anche il centro città.