Il foglio sportivo
Se il calcio del futuro è quello di Piqué, io resto al pub
Che noia la pausa per le Nazionali, per fortuna si ricomincia con Manchester City-Liverpool. Si brinda ancora al Napoli, mentre "alla frontiera del pallone" si preferisce ancora Shakira
Che angoscia infinita mi provoca la pausa per le partite della Nazionale. Non per la Nazionale in sé, che come in tutte le qualificazioni vince e convince, direbbe un vecchio cronista bolso di Rai Sport, per poi perdere – meglio se di un soffio o per suicidio – ai tornei importanti.
Ciò che mi angoscia è il vuoto che si crea attorno a queste pause, il non sapere di che cazzo parlare su giornali, siti e tv: quanti articoli si possono scrivere su Galles-Lettonia, onestamente? Cosa dire di Kosovo-Andorra o dello scoppiettante 0-0 tra Moldavia e Repubblica Ceca? Certo, qui si gode e si stappa per il 2-0 degli scozzesi sulla Spagna (sicuramente più che per la nomina del loro nuovo premier), ma insomma alla fine lo stop per le qualificazioni mi lascia lo stesso effetto di quando finisce la birra in frigo e devo accontentarmi di quella calda.
Grazie a Dio oggi si ricomincia con Manchester City-Liverpool e forse smetteremo di essere costretti a sapere quanto è finita Chelsea-Lione o Arsenal-Bayern nella (bellissima, inclusivissima, paritarissima ed emozionantissima, caro direttore, non scherziamo!) Champions League femminile, a leggere retroscena sullo spogliatoio del Tottenham o a sorbirci articoli sul calciomercato meno ancorati alla realtà di un editoriale di Gianni Riotta.
Vedo che in Italia la giurisdizionalizzazione della Serie A procede a gonfie vele, con processi che spuntano come funghi, accuse, carte segrete, filoni e filetti attorno alla Juventus che forse sarà penalizzata, forse no, forse un po’, forse boh. Una noia bestiale, soprattutto in un campionato già finito da un mese. A proposito, brindo ancora al Napoli, su cui ironizzavo a inizio anno: ha fatto tutto così bene e in fretta che dalle parti del Vesuvio già festeggiano da settimane, e sono talmente sicuri dei loro mezzi da avere avuto per due giorni come massima preoccupazione quella di Osimhen che ha perso la mascherina portafortuna durante la fottuta pausa per le Nazionali. Fino a che Osimhen non si è fatto male davvero. Fottuta pausa anche per i milanisti, dato che hanno di nuovo perso Ibrahimovic per un altro infortunio muscolare. Il nonno svedese era stato di nuovo convocato dalla Svezia, ed è tornato rotto. Ora, persino un vecchio ubriacone malmostoso come me, si accorge che Zlatan ha rotto le palle, e che le sue dichiarazioni da superuomo sul suo stare bene ed essere fortissimo e in grado di reggere 90 minuti sono più finte di uno scoop di calciomercato di Tuttosport.
Potrebbe farsi e farci un favore, lasciare il calcio e partecipare alla baracconata di Piqué, la Kings League che per il tutto esaurito del Camp Nou ha fatto bagnare gli analisti sportivi subito pronti a spiegarci che il calcio a sette con le regole dell’asilo è “la nuova frontiera del pallone”, che quei numeri dimostrano che i ragazzi guardano solo gli highlights e giocano a Fifa sulla Playstation (che noia). Se il futuro è quello, naturalmente condito da cori rispettosi dei tifosi, io mi fermo al pub con la mia bionda stretta in mano. A Piqué ho sempre preferito Shakira, pure se fosse grassa (e così abbiamo dato anche col bodyshaming).
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