Foto di Ashley Landis, AP Photo, via LaPresse 

One man show

La settimana che ha cambiato l'Nba: da LeBron James alle questioni di mercato

Andrea Lamperti

Il basket americano ha vissuto sette giorni rivoluzionari. La stella dei Lakers ha realizzato il record dei record, come miglior realizzatore di tutti i tempi. Mentre nel mondo delle squadre, tra collassi e rimonte, si prevede uno scenario da wild, wild west

La scorsa settimana, per l’Nba, avrà un prima e un dopo. Tanto per l’influenza che è destinata a esercitare sulla stagione in corso e sulle prossime, con gli scossoni arrivati dal mercato, quanto per i risvolti storici dell’impresa di LeBron James. Ovvero, da qualche giorno, il miglior realizzatore Nba di tutti i tempi, all’incredibile quota di 38.390 punti segnati.

Circoscrivendo la classifica ai soli giocatori in attività, alle sue spalle c’è Kevin Durant (distante più di 11 mila lunghezze) e tra i primi 15 un ex compagno di entrambi, Kyrie Irving. Ovvero, i due assoluti protagonisti dell’ultima, scoppiettante rush di mercato.

Un po’ per non peccare di lesa maestà - si parla di King James, dopotutto - e un po’ per il significato epocale del record, è un dovere partire proprio da qui. Dalla serata, cioè, in cui LeBron è entrato definitivamente, nel caso servissero i numeri per certificarlo, nell’Olimpo del gioco.

 

Ai piedi del Re

Alla crypto.com Arena (il fu Staples Center), i Lakers non sono riusciti a superare un team in ricostruzione come Okc. Lo spettacolo, però, era chiaramente un one-man-show, e LeBron non ha deluso le aspettative. O meglio, le preghiere di chi ha strapagato il proprio biglietto, nella speranza che la fortuna non baciasse chi invece ha puntato sulla gara successiva.

Servivano 37 punti per infrangere il record, non un’impresa scontata. Dai primi minuti di partita, però, l’aggressività di James ha chiarito ai milioni di spettatori da tutto il mondo che sì, sarebbe successo. Quella sera. E così, ancora nel terzo quarto, LeBron ha scritto la Storia, con la S maiuscola:

Come tale il mondo Nba l’ha celebrata. Partita sospesa per diversi minuti, cerimonia con Adam Silver e Jabbar, nelle prime file una parata di stelle Nba e mezza Hollywood: nessuno voleva perdersi il momento. D’altronde “siamo tutti testimoni”, recitava un’intramontabile pubblicità che Nike gli ha dedicato anni fa.

Mettendo da parte il record, insieme al dibattito - fine a sé stesso - su chi sia il più grande di sempre, il reale valore del primato risiede nella longevità senza eguali della carriera di LeBron. Anzi del suo regno, perché a 38 anni è ancora il leader dei Lakers e uno dei migliori giocatori della lega. Aspettando che "padre tempo", prima o dopo, abbia la meglio; e in attesa che arrivi il prossimo "chosen one", magari prima dei 30 anni che ha aspettato Jabbar.

 

Un nuovo Ovest

Al resto, come detto, ci ha pensato il mercato, tra il definitivo collasso dei Nets, la rivoluzione dei Lakers e gli all-in di Mavs e Suns. Il tutto condito dal drama che a Brooklyn ha accompagnato ogni sviluppo dal 2019, con un finale che non poteva certo fare eccezione.

Dopo un’estate a dir poco turbolenta, il peggio sembrava passato per i Nets. Pareva addirittura di intravedere un barlume di serenità, nel gruppo di coach Vaughn. L’equilibrio, però, era ancora precario, e la tregua illusoria. Stavolta si è arrivati davvero al capolinea: la franchigia ripartirà da un nuovo nucleo, mentre Irving e Durant hanno traslocato a Dallas e Phoenix. Il primo, per insidiare le migliori squadre dell’ovest insieme a Doncic; il secondo, per creare un superteam al fianco di Paul e Booker. A caccia di quell’anello che a Brooklyn hanno solo sognato, nonostante la spropositata quantità di talento passata sulle rive dell’Hudson.

Oltre a Mavs e Suns, chi ha tentato il grande balzo sono proprio i Lakers di LeBron. All’indomani del suo record, la dirigenza giallo-viola ha consegnato a James diversi nuovi compagni: Russell, Vanderbilt, Beasley e Bamba, che hanno dato seguito al precedente arrivo di Hachimura. E così, anche LA potrà giocarsi le sue chances nei Playoffs, nonostante una classifica attuale (13esimi) che ne certifica tutte le difficoltà vissute fin qui.

Sarà, in ogni caso, un wild, wild west.

Di più su questi argomenti: