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Qatar 2022

L'idea poetica in Marocco-Portogallo

Davide Ferrari

Da Fernando Pessoa a Mohammed Bennis, la partita che vale l'accesso alle semifinali tra marocchini e portoghesi è un viaggio tra due tradizioni poetiche troppo sottovalutate

Amo tutto ciò che è stato / tutto quello che non è più, / […] quello che ha lasciato allegria solo perché è stato, è volato / e oggi è già un altro giorno. Sono parole di Fernando Pessoa. Ma potrebbero essere quelle di Cristiano Ronaldo. Già, perché l’ultima partita del Portogallo ci dice qualcosa in più del punteggio tennistico subito dalla Svizzera. È stata una sorta di passaggio di consegne. D’altronde il poeta portoghese dice anche che ha pena delle stelle / che brillano da tanto tempo. Aver pena di uno come Ronaldo, con tutta la buona volontà, risulta difficile. Ma ciò che abbiamo visto ultimamente, tra interviste feroci, tifosi ingenerosi (anche portoghesi), gigantografie buttate nell’immondizia, ci fa quasi dispiacere. Perché è vero che la stella non brilla come un tempo ma stiamo comunque parlando di uno dei più grandi giocatori della storia.

  

L’opera più importante della letteratura portoghese è il poema epico I Lusiadi di Luís Vaz de Camões. Inizia così: Canto l'arme e i famosi cavalieri / che sciolsero dal Tago armati legni, / e soldati magnanimi e nocchieri / solcaron novi mar, fondaron regni. Dai famosi cavalieri Eusébio e Mário Coluna, passando per i soldati Luís Figo e Rui Costa, arriviamo al nocchiero Pepe e al di(v)o Ronaldo che ha solcato nuovi mari come nessun’altro. Pare che, oltre a quello poetico, l’albero genealogico calcistico lusitano abbia messo nuovi germogli. Uno di questi è Gonçalo Ramos. Se a 21 anni il tuo ct ti dice che sei titolare al posto di CR7 – che in nazionale non partiva dalla panchina dal 2008 – potrebbero tremarti non solo le gambe. Ti tremano i sogni. Lui, invece, ai suoi ci tiene parecchio e con gli elvetici disputa la partita perfetta: tripletta in una cinquantina di minuti e tutti a casa.

 

La chiarità frontale del luogo mi impone la tua presenza / il tuo nome emerge come se qui / il negativo che fosti di te stesso si sviluppasse. Anche i versi di Sophia de Mello Breyner Andresen, dedicati dalla poetessa portoghese proprio a Pessoa, potrebbero essere parole del giovane Ramos. Soprattutto dopo aver sentito gli spalti tremare per diversi minuti al nome del suo capitano atteso in campo. Penso però che né lui né gli altri giovani fenomeni Raphael Leao e João Félix se la siano presa a male. Stiamo comunque parlando di un dio del calcio che, come scrive Eugénio de Andrade, Portava con sé la grazia / delle fonti quando fa notte. / Era il corpo come un fiume / in serena sfida / con i margini quando cala. // Camminava come chi passa / senza aver tempo di fermarsi. In molti dicono che il divo avrebbe anche potuto trovare il tempo di trattenersi in campo per festeggiare con i compagni la larga vittoria che ha dato a tutti il pass per i quarti di finale, invece di andarsene da solo negli spogliatoi. Mezzo incazzato per giunta. Prendere o lasciare. Lui è sempre stato così e seguiva il suo cammino, / perché era un dio che passava. /Estraneo a tutto ciò che vedeva.

 

La partita in programma oggi ha un unico difetto: certamente avrà come epilogo l’uscita di una delle due squadre che, non solo stanno facendo sognare tifosi sparsi in tutto il mondo, ma giocano anche bene a pallone e stanno mostrando il talento di calciatori giovanissimi che al posto di perdersi in inutili ipertrofie di ego, giocano e si divertono da squadra. Una cosa interessante è che 14 dei 26 nazionali marocchini siano nati all’estero. Questi giocatori – dal para-rigori Yassine Bounou (Canada), al giovane Walid Cheddira (nato in Italia, a Loreto), passando per il fuoriclasse Achraf Hakimi (Madrid), fino al metronomo di centrocampo Sofyan Amrabat (Olanda) – hanno scelto la patria dei genitori anche se avrebbero potuto giocare nelle nazionali, alcune ben più blasonate, dei paesi in cui sono nati e di cui hanno vestito le maglie nelle rappresentative giovanili. Questa è un’altra delle armi della squadra allenata da Walid Regragui (anche lui nato in Francia): un’identità forte nata proprio dal rapporto con altre culture. Sarà anche per questo che dopo la vittoria con la Spagna Corso Buenos Aires a Milano sembrava Marrakech.

 

"L’idea poetica, per me, non si ferma alle frontiere. Ogni poesia mediterranea è mia. Ogni poesia che annuncia il viaggio, che dà ospitalità, che semina generosità. In ogni angolo del mondo. È lì che comincia il Mediterraneo. Non un luogo recintato da principi geografici o da un’idea che rinnega l’altro che viene da Sud, da Oriente o da Occidente". Le parole di Mohammed Bennis, uno dei più importanti autori della poesia araba moderna, mi fanno pensare, qualora ce ne fosse bisogno, che poesia e calcio abbiamo molto in comune e qualcosa da insegnarci. Marocco-Portogallo sarà una splendida ode al gioco del calcio perché ogni volta che il campo accoglie i primi soffi / ad ogni passo / comincia / la danza.

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