Dialoghi mondiali/ 20

A Qatar 2022 cominciano i quarti: occhi puntati su Brasile e Argentina

Fulvio Paglialunga e Giuseppe Pastore

Se qualcuno ha impegni per oggi il consiglio è di disdirli, perché può essere una grande giornata da divano e calcio ad alta tensione

“Dialoghi mondiali” accompagnerà ogni giorno di Qatar 2022. Un dialogo quotidiano tra il calcio e il faceto tra Fulvio Paglialunga e Giuseppe Pastore sui temi di giornata, o forse no, dei primi Mondiali invernali della storia.


  

Fulvio - Ci siamo riposati abbastanza. Oggi cominciano i quarti sui quali abbiamo investito tutta la nostra energia: se non saranno bellissimi qualcuno potrà prendersela con noi due. Due partite, sono pronto a scommettere su due inquadrature di Infantino entro i primi due minuti di gioco.

 

Giuseppe - Ho visto che in Portogallo-Svizzera la Infantino Cam è entrata in azione già dopo 49 secondi, come per togliersi il pensiero: facciamo 'sto marchettone e poi concentriamoci sulla partita. A questo punto spero in un colpo d'ala autoriale, magari un montaggio alternato Messi-Noppert-Infantino in occasione di un rigore decisivo. Chissà che voglia avrebbe di scolarsi una birra pure lui.

 

Fulvio - Ma la birra non si può! Ecco, ci siamo dimenticati del divieto di birra. Che io sto rispettando a casa. Non perché voglia ossequiare le assurde leggi del Qatar (a proposito: hai visto Mbappé che ha coperto il marchio dello sponsor del trofeo Mvp? Non vuole pubblicizzare questi prodotti ai giovani, una sua scelta), ma perché ho bisogno di essere lucido per scrivere questa rubrica, per quanto qualcuno potrebbe non essersene accorto.

 

Giuseppe - Il mio cinismo fa domandare a me stesso quanto sia davvero Mbappé desideroso di non fare pubblicità a bevande alcoliche, junk food o siti di scommesse, e quanto non voglia fare la volontà dei suoi datori di lavoro, che sono una delle sole tre squadre che hanno una bandierina in ognuno dei quattro quarti di finale: PSG, Bayern Monaco e Barcellona. Nessuna inglese, questo è notevole.

 

Fulvio - Niente, troppo riposo ci ha fatto male e ci stiamo dimenticando delle partite. Oggi è già un gran giorno, perché verranno fuori le prime semifinaliste e non è facile prevedere chi saranno. Cioè, le eterne favorite sono Brasile e Argentina, che peraltro non hanno fatto nemmeno sospettare la possibilità di un calo, però contro Croazia e Olanda non mi sentirei sicuro nemmeno se fossi il Brasile del ‘70. Se, insomma, qualcuno ha impegni per oggi il consiglio è di disdirli, perché può essere una grande giornata da divano e calcio ad alta tensione. O di non farmelo sapere, perché altrimenti non voglio salutarlo nemmeno. Aspetta a parlare di Van Gaal, tu.

 

Giuseppe - Cominciamo da Brasile-Croazia, allora. Qualche giorno fa, interrogato in conferenza stampa su chi fossero i compagni di reparto che preferisse, Casemiro ha risposto: "Modric e Kroos". E oggi sfida proprio l'amico Luka, a sua volta in pieno tumulto emotivo per quella che potrebbe essere la sua ultima partita in Nazionale, un quarto di finale Mondiale contro il Brasile come Zidane nel 2006. La Croazia ha molte meno armi del Brasile e in più la faticaccia di lunedì potrebbe farsi sentire, ma non ho dubbi che i vecchi draghi biancorossi - Modric, Brozovic, Perisic - faranno una grande partita e poi si aggrapperanno alle nuove leve che in questa Croazia si trovano soprattutto in difesa, a cominciare dal formidabile Gvardiol. Ma penso che il Brasile possa ugualmente risolverla nei 90 minuti, magari con un gol di scarto.

 

Fulvio - La differenza tra Brasile e Croazia l'hai appena detta. La Croazia è quei tre, Modric, Brozovic e un Perisic scatenato se vuol provare a vincere. Del resto finora ha praticamente pareggiato sempre, vincendo solo con il Canada. Invece il Brasile ha così tante frecce che alcune può tenerle in panchina e provarle a partita in corso. Poi ho la sensazione, ancora più a vantaggio del Brasile, che Neymar sia rientrato più carico di come si possa immaginare. Forse è anche una questione che va un po' oltre il Mondiale: tra lui e Mbappè, che sta dall'altra parte del tabellone, nel Psg non convivono proprio felicemente. E me lo vedo, O Ney, capace di vincere da solo tutte le partite pur di arrivare a sfidare il carissimo nemico. Vista l'esplosione di Gvardiol si può pensare che sia in grado di stoppare Neymar? Magari in una giornata trionfale sì, ma poi il Brasile manda a rimorchio Vinicius, Richarlison, Paqueta o chiunque altro ci può venire in mente e allora uno solo non basta.

 

Giuseppe - Occhio però, la Croazia aveva pareggiato tutte e tre le partite di ottavi, quarti e semifinali anche a Russia 2018, vincendole poi ai supplementari o ai rigori. E poi c'è quella statistica della Seleçao sempre eliminata la prima volta che incrocia una squadra europea, dal 2006 in poi... però ho grande stima di Tite, uno dei migliori ct della storia recente del Brasile, a cui è mancata un po' di fortuna per vincere più di quanto avrebbe meritato in questi anni. Hai ragione, il migliore in campo può essere Neymar: dopo il bluff dell'infortunio nella prima fase, contro la Corea è sembrato in ottime condizioni. E poi, con un gol, può prendere Pelé...

 

Fulvio - È chiaro che un quarto di finale è equilibrato, quindi la solidità può anche avere la meglio sulla fantasia, ma questo in partenza lo vedo davvero molto sbilanciato. Torno su un argomento che ci sta a cuore, perché Vinicius ha annunciato che non rinunceranno al balletto se segnano e che, anzi, hanno pronte altre celebrazioni, con un'argomentazione molto semplice: ad alcuni piace lamentarsi della felicità altrui, e loro sono brasiliani e sono felici. Questo quarto è davvero uno scontro tra due filosofie diverse, una specie di editoriale su quello che funziona in questo Mondiale. Che ha avuto, però, finora un esempio contrario nel passaggio del turno del Marocco, nel momento in cui la qualità della Spagna è stata annacquata e poi superata dall'organizzazione quasi blindata del Marocco. Ho parlato della Spagna perché voglio un attimo parlare di Luis Enrique, che non è più l'allenatore delle furie rosse.

 

Giuseppe - In Spagna è stato molto più discusso che in Italia, dove penso che il giudizio complessivo sull'allenatore sia anche influenzato dalle sue tristi vicende personali. Come ct, però, non c'è dubbio che abbia fallito: tra Europei e Mondiali la Spagna ha giocato 10 partite vincendone appena 2 (contro Slovacchia e Costa Rica) e pareggiandone addirittura 7. Non solo l'Italia di Mancini, ma anche selezioni di seconda-terza fascia come Svezia, Polonia o Marocco hanno neutralizzato più o meno facilmente la ripetitiva manovra della sua Spagna, che in maniera un po' presuntuosa non ha previsto mai piani B: nessuna punta al di fuori di Morata, pochissimi esterni che saltano l'uomo confinati nei minuti finali (Sarabia), uno stuolo di promettentissimi under 23 che però ha difettato della personalità necessaria per uscire vivi dagli scontri diretti di un Mondiale. In Spagna si chiedono se non vada ripensato qualcosa nella dirompente filosofia imposta da Guardiola nel 2008 e poi dilagata come unica religione calcistica tollerata nel Paese. Io credo di no, ma per un torneo così episodico come un Mondiale bisogna mettere i giocatori davanti alle idee.

 

Fulvio - Sì, forse lui ha un bagaglio di valori troppo forte (anche per vicende personali), che è un bene dal punto di vista della valutazione della persona, ma non sempre rende quando in panchina qualche volta devi inventare un compromesso. Però scegliere De La Fuente dall’Under 21 vuol dire comunque dare continuità alla gioventù che proprio Luis Enrique ha portato. A proposito di persone e valori, prima di tornare sui quarti di oggi ce ne sono due di cui parlare. Una, guarda un po', è Cristiano Ronaldo: il destino di far parlare di sé continua e si è diffusa la voce, riportata da un giornale portoghse, di una lite furiosa con Santos per l'esclusione nella partita contro la Svizzera e, per questo, aveva minacciato di lasciare il Qatar a Mondiale in corso. In verità non sarebbe sorprendente, considerato il carattere di CR7 e gli ultimi gesti plateali anche allo United, ma la Federcalcio portoghese ha smentito, parlando della dedizione del giocatore nella partita contro la Svizzera. Mi sembra comunque che ci sia un incidente diplomatico che si sta cercando di ricomporre. L'altro è Sterling, che non ha giocato l'ultima partita dell'Inghilterra perché si è visto costretto a tornare a casa, perché la sua famiglia è stata vittima di una rapina a mano armata proprio nella propria abitazione. Ora sembra che la tranquillità sia tornata e ieri l'Inghilterra ha annunciato il ritorno in Qatar di Sterling in tempo per la partita contro la Francia.

 

Giuseppe - Poi ha smentito anche Ronaldo, con il classico messaggino senza sugo su Instagram. Chissà cosa ha in mente, chissà cosa crede di poter fare nell'ultima settimana di Mondiale. Forse non c'è da immaginare nulla, c'è solo da sedersi e aspettare. Nel bene e nel male. Sicuramente, nei confronti del gruppo, Ronaldo sta sempre più assumendo le sembianze del parente ricco e rumoroso con cui devi in qualche modo scendere a patti a un matrimonio o a un cenone di Natale, per evitare che la serata vada a ramengo. Equilibri molto fragili che sono pane per i denti di Fernando Santos, ottimo ct ingiustamente inosservato, dal momento che da 15 anni ogni volta che si parla di Portogallo tutti i riflettori sono puntati su Ronaldo.

 

Fulvio - Secondo me ha in mente di vincere il Mondiale, con un gol suo. Però, c'è da parlare dell'altro quarto di finale del giorno senza divagare oltre: c'è l'Argentina contro l'Olanda, e credo sia questo il modo corretto di esprimersi perché una è davvero tra le favorite per il titolo, l'altra ha l'eterno ruolo di Pierino, pronta a disturbare magari anche con belle giocate come abbiamo visto finora. Però l'Argentina è Messi, in forma deliziosa e nei panni del gran direttore d'orchestra, ma è anche Julian Alvarez, che è stato decisivo nella crescita della squadra dal momento in cui ha preso il posto di Lautaro. Se ci pensi l'Argentina sta facendo il percorso perfetto per vincere da favorita consapevole, perché aver perso alla prima l'ha messa subito sull'attenti, ha convinto tutti che non basta presentarsi con quella maglia per vincere. Da allora, ovviamente sbloccati da un gol di Messi, hanno dato l'impressione di poter camminare sugli avversari anche nei momenti teoricamente difficili. Aspetta a parlare di Van Gaal...

 

Giuseppe - L'Argentina è nel pieno della centrifuga, proprio là dove desiderava essere 20 giorni fa. Ci sarà ormai chiaro che l'Argentina queste partite o le vive così - con pressione, centinaia di giornalisti e paranoie assortite - o semplicemente non è l'Argentina. E il percorso, hai detto bene tu, è stato perfetto: subito un piccolo choc, poi la necessaria reazione, adesso una nuova consapevolezza pronta però ad essere messa a dura prova al nuovo aumentare della pressione. Ma nel frattempo sono diventati pronti i veri nuovi eroi: Julian Alvarez, Enzo Fernandez, De Paul, Mac Allister... E anche l'avversaria è adeguata al contrasto: l'Olanda, all'altezza di un quarto di finale, anche se non temibile come gli squadroni che l'attenderebbero in semifinale e finale. Un crescendo ad arte che mi stupirei di vedere interrotto così presto, con buona pace del mio amato Van Gaal.

 

Fulvio - Ecco, l'Olanda è un'altra cosa rispetto alla sua etichetta: una squadra bunker, che spesso ha cinque difensori (sono terzini i due esterni di centrocampo, di fatto), ma che finora è stata premiata, avendo subito solo due gol. Il punto è: si riesce a tenere in piedi la diga anche quando hai di fronte, ad esempio, Messi? Comunque non sono qui a sminuire, anzi: conoscere i trucchi per vincere partite come queste (e con quel signore in panchina ai Mondiali l'Olanda non ha mai perso prima dei rigori) è un vantaggio che si può sfruttare. Dall'altra parte c'è praticamente un novellino (dato anagrafico) in panchina. Lo dico così, finalmente, puoi parlare di Van Gaal.

 

Giuseppe - Molto belli i mind games sfacciati, smaccatamente olandesi, anche un po' divertiti come quelli verso Messi ("Non ha toccato palla quando lo affrontammo nel 2014") e Di Maria, che lo ritiene il peggior allenatore della sua carriera. È in quella felice condizione, che nel calcio si raggiunge solamente da anziani, di non sentire alcuna pressione (certo, in finale la situazione sarebbe diversa). Scaloni invece è molto più nervoso, se l'è presa coi giornalisti che gli hanno insinuato domande tattiche. Per fortuna dell'Argentina in campo ci vanno i giocatori. Però io da Olanda-Argentina mi aspetto che sia il quarto di finale più brutto del lotto, nonché il più nervoso.

 

Fulvio - Ti sei perso una battuta di Van Gaal di ieri, quando gli hanno chiesto se dopo il Mondiale allenerà ancora: "Ho 71 anni, ma sembro ancora un dio".

 

Giuseppe - Parafrasando quello: al dio degli olandesi non credere mai.