(foto Ansa)

la strategia

La scelta di non vendere Rep e i dossier di Exor. Il futuro di Elkann tra i guai della Juve

Stefano Cingolani

Le dimissioni di Andrea Agnelli e dell'intero gruppo dirigente potrebbero favorire quel processo che aveva in mente da tempo l'ad: sempre maggiore attenzione ai grandi marchi

Cambiare tutto perché nulla cambi? No, questa volta il famoso calembour del Gattopardo non vale per la Juventus. È successo altre volte, è successo in situazioni difficili se non proprio scandalose come Calciopoli che nel 2006 coinvolse Luciano Moggi, ma oggi le dimissioni di Andrea Agnelli e dell’intero gruppo dirigente potrebbero favorire quel processo che John Elkann aveva in mente da tempo all’interno della strategia impressa al gruppo Exor dopo la fusione tra FCA (Fiat Chrysler) e PSA (Peugeot-Citroen-Opel): uno spazio sempre maggiore ai grandi marchi, nell’informazione (The Economist e La Repubblica), nello sport, nel lusso (si pensi a Ferrari o alla moda con le scarpe dalla suola rossa di Louboutin). Una transizione, anche nel football, da azienda di famiglia ad impresa capitalistica dal profilo internazionale

 

Molti si chiedono che cosa accadrà al progetto di Superlega fortemente sponsorizzato da Andrea Agnelli, La Gazzetta dello Sport l’ha definito “un flop” e la crisi al vertice non lo accelera, ma molto dipende da come saranno sistemate le cose. Può darsi che, ripuliti i bilanci e riverniciato il blasone, si cerchi un partner con il quale rilanciare lo show business calcistico. Il ribaltone sembrava inevitabile dopo le accuse della magistratura torinese: sono stati alterati i bilanci degli ultimi tre anni attraverso scambi tra giocatori e manovre sugli stipendi. Si tratta, secondo la procura, di alcuni “proventi da gestione diritti calciatori”, ossia le plusvalenze derivate dalla compravendita dei giocatori, per un totale di circa 50 milioni di euro. Ha pesato moltissimo Cristiano Ronaldo. Diversi i reati contestati: dalla “manipolazione del mercato” a “false comunicazioni sociali delle società quotate”, passando per “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti” e “ostacolo all’esercizio delle autorità pubbliche di vigilanza”. Accuse che fanno da pendant con quelle della Consob.

 

C’è poi la responsabilità oggettiva della Juventus Football Club, in base alla Legge 231/2001: la società risponde dei reati commessi da persone che rivestono ruoli amministrativi o direzione qualora questi non abbiano agito “nell’interesse esclusivo proprio o di terzi”. Ciò vuol dire che i dirigenti bianconeri non hanno agito per interesse personale, ma per accrescere il valore della società. I rinvii a giudizio sono attesi per Natale. La scelta di azzerare i vertici, definita “consensuale”, è venuta da John Elkann nella serata di lunedì e maturata in un cda straordinario. Non tutti i consiglieri erano favorevoli, ma i due cugini hanno concordato per un taglio cesareo: “Meglio lasciare tutti insieme dando la possibilità a una nuova formazione di ribaltare la partita”, ha scritto Andrea Agnelli nella lettera di dimissioni. Di fronte a voci su una messa in vendita della Juve sono state ricordate le parole di John Elkann pronunciate a luglio per i cento anni del club: “E’ il nostro gioiello più caro”. I successori vengono dalla scuderia Exor: l’amministratore delegato Maurizio Scanavino e il presidente Gianluca Ferrero, due manager esterni al mondo del calcio. Il primo – torinese e tifoso granata (proprio così), presidente e amministratore delegato della Gedi, la società che edita La Repubblica, uomo di fiducia di Elkann al quale è molto legato – ha collaborato anche con Sergio Marchionne per il quale ha curato il rilancio dei marchi. Proprio la difesa e il rilancio del marchio Juve è oggi più che mai una questione chiave, dalla quale dipende buona parte del futuro della società e della stessa strategia di Exor. Anche Ferrero è legato alla Gedi, ma il commercialista piemontese è un professionista dei consigli aziendali (Fincantieri, Luigi Lavazza, Biotronik Italia, Praxi Intellectual Property, P. Fiduciaria, Emilio Lavazza, Nuo e Lifenet, oltre a Gedi). Alla nuova coppia di vertice il compito  di gestire i guai con la Consob e con la magistratura e tracciare nel prossimo consiglio di amministrazione, il 18 gennaio, le prime linee per la ripresa.

 

Restano Maurizio Arrivabene per gestire il passaggio di poteri e Massimiliano Allegri per la parte squisitamente sportiva. Esce del tutto Pavel Nedved. Sono stati scartati due nomi che non avrebbero segnato una discontinuità come Alessandro Nasi, vicepresidente di Exor e cugino di Elkann e Agnelli, o Alessandro Del Piero ipotizzato per la presidenza. Per capire quale sarà il futuro della Juventus, dunque, bisogna guardare al profilo dei suoi nuovi vertici. E’ troppo presto per delineare scenari attendibili, ma arriva anche dalla Repubblica un segnale che Elkann non vuole mollare, ma semmai rilanciare (al Foglio confermano che una richiesta da parte dell’editore Danilo Iervolino, per l’acquisto di Repubblica, le sue edizioni locali e due radio, esclusa Deejay, è arrivata ma è stata rifiutata). In un incontro informale nei giorni scorsi con un gruppo di firme (tra gli altri Corrado Augias, Michele Serra, Giancarlo De Cataldo) il direttore del quotidiano, Maurizio Molinari, ha smentito i rumor sempre più insistenti: il giornale non si vende e lui resterà a lungo, ha detto. L’editoria ha bisogno di una spinta e non si sottrae nemmeno il gioiello della corona, ossia la Ferrari che continua a macinare profitti e successi in borsa (capitalizza 40 miliardi di euro quasi quanto l’intera Stellantis), però a questo punto deve tornare a vincere. Il terremoto Juve, come tutte le crisi, è una rottura che può diventare una trasformazione positiva per Exor. 

Di più su questi argomenti: