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qatar 2022 - il foglio sportivo

Per chi tifano i globetrotter italiani che stanno giocando in giro per il mondo

Alberto Facchinetti

Dalle Maldive alla Mongolia fino al Bahrain: Fontanella. Aguglia, Ratto, Montipò, Russo e Uggè hanno cercato fortuna in giro per il mondo e senza l'Italia ai Mondiali si sono trovati, per ragioni diverse, un'altra nazionale da supportare. L'Argentina di Messi (e Maradona) va per la maggiore, poi il Brasile. E c'è anche chi tiferà Serbia

La Premier League del Bahrain non si ferma durante il Mondiale e così Mario Fontanella, attaccante dell’Al-Muharraq Sports Club, non potrà realizzare il sogno di vedere Leo Messi dal vivo nella massima competizione per nazioni. Il paese nel quale si è trasferito a luglio è a poche ore d’auto dal Qatar, ma lui sarà impegnato perché il torneo della massima serie riprende il 23 novembre. Dopo aver fatto le giovanili nel Napoli e aver segnato in Serie D, Fontanella ha costruito la sua carriera a Malta dove ha vinto tutto, classifica marcatori, campionato, coppa, supercoppa ed esordito con gol nei preliminari di Champions League. “Ho rescisso il contratto a La Valletta – racconta il 33enne Fontanella al Foglio Sportivo – perché il club per cui ho firmato in Bahrain è prestigioso. Qui fa molto caldo, ma mi sono abituato subito. Anche la moglie e le due figlie stanno bene. La gente è un po’ chiusa, ma quasi tutti i compagni parlano l’inglese e il rapporto con loro è buono. Guarderò il Mondiale in tv, tifando Argentina perché io sono maradoniano, ed Ecuador perché l’allenatore in seconda, Nicolas Chiesa, è uno dei miei migliori amici”. Al-Muharraq al momento è prima in classifica e Fontanella, bomber vero che ha segnato sempre a raffica, ha già fatto tre gol in quattro partite.

 

Oreste Aguglia ha giocato tanti anni in Serie D e in Eccellenza, sia in Calabria che nel Lazio. A un certo punto della sua vita decide di lasciare l’Italia e il calcio per andare a studiare come fisioterapista a Murcia, in Spagna. Un amico di un amico lo convince però a giocare con il Racing, squadra con la quale vincerà la Tercera Division. “Sono in Spagna da cinque anni – dice al Foglio Sportivo – ora vivo a Malaga con la mia fidanzata e gioco con Algarobo in Primera Andaluza, l’equivalente dell’Eccellenza italiana. A questi livelli i soldi sono pochi, ma va bene così. Il nostro campionato continua anche durante il Mondiale. L’Italia purtroppo non c’è, la mia ragazza spinge perché tifi Spagna, ma io non lo farò perché qui mi sfottono per il fatto che non ci siamo qualificati. Messi è il mio giocatore preferito, ho tanti amici argentini e dunque tiferò per l’Albiceleste”.

Dopo cinque stagioni a Malta, il portiere Giacomo Ratto, un vero giramondo del pallone, qualche mese fa si è trasferito alle Maldive. “Rotto il menisco, ho rescisso il contratto a Malta. Sembrava dovessi andare a giocare in Austria ma è saltato tutto. Per fortuna il mio agente egiziano Amhmed Rashwhan mi ha trovato questa soluzione. Sto partecipando al torneo degli Atolli che serve come qualificazione alla Premier League locale. Alle Maldive c’è del talento, ma sono grezzi tatticamente e mancano di forza fisica. Vivono il calcio con passione, le strade sono sempre piene di bambini che giocano. Mi trovo bene, il club è organizzato e i compagni hanno un cuore grande. Durante il Mondiale, il calcio è fermo ma lo è sempre in questo periodo. Le Maldive sono un paradiso terrestre, anche se la vita di tutti i giorni non è quella dei resort. Si sta tranquilli, l’alcol è vietato e la night life è inesistente. I ragazzi scherzano sul fatto che le Maldive e l’Italia sono uguali, nessuna delle due nazionali sarà in Qatar. Io guarderò le partite in spiaggia o nel ristorante in cui vado sempre da quando sono arrivato. Tiferò per la squadra che esprimerà il calcio più divertente e offensivo”.

Il portiere originario di Varese ha girato il mondo, giocando anche in Mongolia, Nicaragua e nelle isole Fiji. “Per gli italiani può risultare strano quello che faccio. Spagnoli, serbi, brasiliani, giapponesi sono anni che giocano in Asia. Il professionismo si è espanso a tutte le latitudini e quello del calciatore è il mio lavoro”. Questa è la filosofia dei giocatori italiani che vanno fuori, anche nei posti più sperduti del mondo, per fare calcio. Gli emigrati all’estero, con un po’ di nostalgia nel cuore per il paese d’origine, hanno da sempre nelle vittorie della Nazionale italiana un motivo di orgoglio in più. Nel caso del Mondiale in Qatar non potrà essere così. L’azzurro verrà sostituito soprattutto dal colore di una maglia sudamericana.

Martin Montipò è un trequartista classe Duemila che gioca nella serie B islandese con Vestri. “Sono finito in Islanda perché durante il Covid in Italia la Serie D si era fermata. Non potevo stare fermo troppi mesi. Ho la mamma islandese e a fine 2020 sono andato in prova in serie A, intanto vivevo dagli zii. Si sta bene, il tenore di vita è ottimo, anche se per via del clima non si possono organizzare tutte le attività a cui siamo abituati in Italia. La serie B islandese è come la Serie D italiana, ma molto più fisica. Ai Mondiali non ci sono né Islanda né l’Italia. Mi piacciono i giocatori brasiliani, non il calcio robotico: spero di divertirmi”.

Anche in Mongolia c’è un calciatore italiano. Si chiama Rosario Mattia Russo ed è un difensore di 24 anni, cresciuto nelle giovanili del Matelica, dove ha vinto un campionato Juniores nazionale. Dopo essere stato fermo dai campi di gioco, nel 2021 va allo S.P. Herrera Extremadura (seconda divisione regionale, settima serie spagnola). Saltato il trasferimento in Svezia per via di un banale problema burocratico (avevano trascritto il doppio nome di battesimo in modo errato) si è proposto con un curriculum in Mongolia e li si è trasferito. SP Falcons gioca nella città di Ulan Bator ed è la sua squadra. “Qui fa molto freddo, la popolazione è sorridente e ti aiuta anche se non vivono nel lusso. Le prime cinque formazioni valgono una buona Serie D italiana, le ultime non sono un granché. L’organizzazione societaria e il livello tattico… c’è ancora molto da lavorare. Tecnicamente e fisicamente invece sono forti. A me è scaduto il contratto, ma ho continuato a giocare in coppa perché il regolamento lo permette. In novembre torno a Matelica e continuerò ad allenarmi da solo. Tiferò Argentina, sono innamorato perso di Messi. Mi auguro una finale con il Brasile o il Portogallo di Cristiano Ronaldo”.

Maximiliano Uggè ha vinto due campionati estoni, dopo aver giocato tre anni anche in Lituania. Classe 1991, nelle giovanili dell’Inter e nelle Nazionali under ha condiviso lo spogliatoio con Balotelli, Santon, Destro e Florenzi. Prima di tornare in Estonia con il Levadia Tallin ha disputato due campionati di serie C con Gozzano e Gubbio. La madre è russa e lui la lingua un po’ la parla. “Non sarei tornato in Estonia nel 2021, dopo la parentesi italiana, se non mi fossi trovato sempre bene in questo paese. Ho pure esordito nelle qualificazioni di Champions League ed Europa League”. Ora con il contratto in scadenza e a campionato finito (secondo posto per la sua formazione), tornerà in Italia, nella provincia di Bergamo. “Passerò il Natale in famiglia – dice Uggè al Foglio Sportivo – se mia moglie e mia figlia mi lasciano il divano mi guardo il Mondiale in tv. Non c’è l’Italia, non c’è l’Estonia, non c’è la Lituania: tiferò per la Serbia del mio compagno di club Mitrovic e per il Brasile del mio migliore amico Liliu”. Il difensore di Treviglio ha scelto insieme alla moglie di continuare la carriera in Italia. “Ho vinto scudetti in Estonia, ora voglio provare a vincerne uno in Italia”. 

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