Foto di Robin van Lonkhuijsen per EPA, via Ansa 

L'Italia è tornata a giocare il proprio volley. Ora i quarti del Mondiale femminile

Gabriele Spangaro

Le Azzurre incontreranno la Cina (già battuta nell'ultima partita fel pool E) per un posto in semifinale. Sylla e compagne stanno tornando a essere un ingranaggio privo di cigolii

Sabato pomeriggio la nazionale italiana di pallavolo femminile ha sconfitto nella sua ultima partita della pool E la Cina. L’Italia ha vinto per tre set a zero un match che alla vigilia era considerato l’incontro decisivo del girone, almeno per stabilire la griglia di partenza della fase finale che inizierà martedì 11 ottobre e che vedrà le migliori otto selezioni al mondo affrontarsi in partite a eliminazione diretta. Tradotto: inizierà tutt’altro torneo. Ad Apeldoorn alle 17 l’Italia, prima del girone, affronterà nuovamente la Cina, che si è classificata quarta nonostante la vittoria netta per 3-0 sul Belgio nell’ultima partita, perché il Giappone ha battuto a sua volta 3-0 l’Olanda e si è confermato terzo. In seconda posizione c’è il Brasile, unico sestetto in grado di battere l’Italia finora.

 

Davanti a una media di un milione di telespettatori, che nell’attesa partita contro la Cina, nonostante l’orario prepomeridiano (la partita è iniziata alle 13.30), hanno superato quota un milione e seicento mila, l’Italia della pallavolo ha decisamente alzato il proprio livello, in concomitanza con l’aumento della temibilità delle avversarie.

 

Nella prima fase, le azzurre non erano sempre state in grado di esprimere il proprio gioco al meglio, vuoi perché alcune avversarie erano di livello nettamente inferiore e il ritmo conseguentemente più basso non permetteva alla squadra di Davide Mazzanti di aumentare il loro, vuoi perché le prime partite non sono mai ancora i momenti caldi del torneo, seppure la priorità non fosse dominare, ma trovare una pallavolo fluida il prima possibile.

 

Quando invece la caratura internazionale delle avversarie è salita, Sylla e socie hanno decisamente alzato il livello, nonostante sia arrivata pure la prima sconfitta. A riguardo, poco male in realtà. Alla vigilia di questo torneo si era detto che questa è una competizione lunga, in cui perdere una partita non necessariamente significa lasciare il treno del podio, o comunque la via che porta ai match che decidono la competizione. E la sconfitta punto a punto contro il Brasile ha dato curiosamente il via a un miniciclo in cui le azzurre hanno giocato una pallavolo decisa, ordinata ed efficacissima. Questo è avvenuto contro il sorprendente Giappone, che soprattutto nel primo set ha stupito per la sua precisione difensiva, contro l’Argentina e poi contro la Cina. Dopo il match contro le verdeoro Anna Danesi aveva detto: “La sconfitta di oggi non ci preoccupa molto, siamo comunque riuscite a ottenere un punto. Domani – mercoledì scorso – saremo di nuovo in campo e dobbiamo lasciarci alle spalle questa partita. Non abbiamo tante ore per recuperare, ma in questi casi la testa può fare la differenza. Passi falsi possono capitare e dobbiamo imparare ad accettarli”.

 

Contro il Giappone un primo set poco convinto e convincente è andato alle avversarie, ma dalla seconda frazione le azzurre hanno osato di più e l’aumento del ritmo ha pagato. Mazzanti ha sottolineato: “Se provi a giocare i mezzi colpi fai davvero fatica e così è successo in avvio, perché c’era paura di commettere degli errori. Poi le ragazze hanno preso il controllo del gioco. La nostra squadra ha nel suo Dna di essere creativa e coraggiosa, se non mettiamo in campo queste qualità non ci riconosciamo. Per assurdo sbagliamo di più quando non rischiamo”. Sembrerebbero parole di circostanza come un classicissimo, mai fuori moda, “sono contento per la squadra”, ma non lo sono, perché seguite da fatti.

  

Così prima, contro l’Argentina, l’Italia è riuscita a evidenziare tutte le differenze tra sé e una squadra di un livello più basso, come non era riuscita a fare in maniera netta nel corso della prima fase, e poi, contro la Cina, a mostrare un ingranaggio privo di cigolii e una rassicurante capacità di imporre il proprio ritmo. Nel secondo set di quest’ultima partita, sul 22-15 per le azzurre, che avevano già vinto la prima frazione, De Gennaro difende un attacco forte, Bosetti alza in bagher ed Egonu attacca dalla seconda linea. Un’azione che ha messo in mostra uno spiccato equilibrio tra la capacità di azzardo e l’efficacia d’attacco. Un’attitudine non banale e potenzialmente decisiva nelle partite che verranno da domani a seguire. Le mani alzate di Mazzanti sono state più soddisfazione che sorpresa.

  

Contro la Cina nel sestetto iniziale era presente Marina Lubian, specialista in battuta, che nel 2018 aveva 18 anni e adesso ne ha 22 al secondo Mondiale. La sua prestazione è stata ottima e a fine partita ha detto: “Abbiamo dimostrato quello che siamo”, preoccupandosi subito di limare la sua intervista con un “ma c’è ancora molto altro da dimostrare”. Un po’ come a dire che le partite da dentro e fuori saranno tutt’altra storia e un po’ come a dire che l’Italia vorrà scrivere volentieri il suo capitolo di quella storia. Ora l’interrogativo, se proprio si desidera porsene uno, specula sulle dinamiche del rematch. Come arriverà la Cina? Ha più peso specifico la consapevolezza che una vittoria come quella di sabato ha inevitabilmente acquisito l’Italia o il senso di rivalsa della selezione dell'estremo oriente? Interrogativo che porta con sé, dopotutto, nulla di concreto, se non un sottile sottofondo di scaramanzia.

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