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Iniziano i Mondiali di volley femminile. La fiducia di Caterina Bosetti

Gabriele Spangaro

“Arriviamo bene a questa Coppa del mondo, abbiamo tanta voglia di confermare quanto di buono abbiamo fatto, ma sappiamo che è una competizione lunga in cui ci vorrà molta pazienza”, dice la schiacciatrice della Nazionale

Meno di due settimane fa l’Italia della pallavolo maschile vinceva il suo Mondiale, un’impresa che si è dimostrata essere un riflesso della crescita di un gruppo nuovo e inaspettatamente vincente. Il Mondiale di volley femminile invece è tutta un’altra storia da raccontare. A cominciare dal fatto che si tratta di una competizione differente, più lunga e con una formula diversa: delle 24 partecipanti le migliori quattro dei gironi saranno inserite, nella seconda fase, in due gironi da 8 in cui le nazionali affronteranno solo le avversarie non incontrate in precedenza; le migliori quattro di entrambi i gironi disputeranno poi l’ultima fase, che non prevederà più gironcini a tre squadre ma un tabellone a cominciare dai quarti di finale. Il secondo motivo è il biglietto da visita delle Azzurre di Davide Mazzanti, che si presentano in Olanda e Polonia con un’immagine diversa dai ragazzi di Ferdinando De Giorgi e, se vogliamo, con una diversa peso internazionale.

 

Il Foglio ha voluto sentire il punto di vista di Caterina Bosetti, giocatrice chiave premiata come miglior schiacciatrice dell’ultima Nations League disputata in Turchia e vinta dall’Italia, alla vigilia dell’esordio della Nazionale nella competizione contro il Camerun (sabato 24 settembre alle ore 15).

 

La sua storia è una storia di resilienza. Il suo terribile infortunio del 2018 aveva aperto un dibattito piuttosto acceso sulla necessità o meno di mostrare le immagini del suo ginocchio che cedeva, lei è tornata a un livello anche superiore e chi ha risposto alle nostre domande è una leader pienamente consapevole di ciò che attende lei e le sue compagne nel prossimo mese. La schiacciatrice della Igor Gorgonzola Novara fa trasparire fiducia: “Arriviamo bene a questo Mondiale, abbiamo tanta voglia di confermare quanto di buono abbiamo fatto, ma sappiamo che è una competizione lunga in cui ci vorrà molta pazienza”. Fiducia giustificata, non solo perché il successo più recente è di soli due mesi fa, ma anche perché il gruppo che scenderà in campo in Olanda e Polonia è rodato e conta già diverse competizioni da assoluto protagonista, nel bene e nel male.

 

Bosetti dice una verità che allo stesso tempo può rassicurare i tifosi più pessimisti e superstiziosi e mostra l’esperienza che certo a questa squadra non manca: “Ogni competizione è una storia a sé. Era diverso nel 2018, era diversa l’ultima Nations league e adesso bisogna ricostruire un percorso ad hoc”. La chiave di lettura di competizioni di questo livello, alla loro partenza, sta proprio qui: che percorso sarà in grado di costruire una squadra, come l’Italia, vincente ed esperta? Specie in una competizione dove una partita la si può anche perdere e si deve essere capaci di trovare il momento giusto per respirare e recuperare la concentrazione. Perché, se nel Mondiale appena concluso in gloria per la Nazionale maschile serviva leggere le partite in modo tale da non perderle mai dal proprio “controllo” – perché non ci sarebbe stata una seconda chance già dalla quarta partita – il Mondiale femminile, come si diceva, necessiterà di più pazienza e controllo della situazione. Esempio? La stessa Caterina Bosetti ammette che a Tokyo la sconfitta con la Cina ha cambiato qualcosa nella testa delle azzurre che da lì in poi non sono state in grado di sviluppare la pallavolo dominante delle prime partite, per poi cadere davanti alla Serbia “già” ai quarti. Perciò non sarà tanto la capacità di risposta immediata ai colpi subiti – che in una partita di altissimo livello è comunque data per scontata – ma la valutazione che si farà di quei colpi a segnare il cammino delle azzurre. Qualcosa di diverso.

 

L’Italia della pallavolo femminile una finale mondiale l’ha giocata e persa contro la Serbia nel 2018 e la narrazione sportiva, che fa fatica a privarsi di duelli come questi, a dirla tutta, ci spera in un suo possibile ritorno in un Mondiale. Bosetti è molto diretta dicendoci che “c’è sempre stato, ma non ci si pensa. Loro sono uno dei tanti avversari che ci troverà pronte. Sono tante lì lì per provare a batterci e arrivare al podio”.

  

Quasi si dispiace quando definisce solo “normale, sia personalmente che professionalmente” il rapporto con l’allenatore Mazzanti, ma poi aggiunge: “La chiave di tutto è l’equilibrio. Lui è stato in grado di mettere dei ruoli precisi in squadra e creare una leadership, e forse è questo che ci fa stare bene”. Sono parole che dicono molto di una squadra e del suo allenatore, ma dicono molto anche di una giocatrice che mette in chiaro le sicurezze su di sé e le sue compagne: “C’è la piena consapevolezza di chi siamo, non ci nascondiamo, sappiamo che siamo una squadra fortissima”. E non vuole sentire paragoni con gli azzurri neocampioni del mondo, perché, lo ripetiamo, sarà una storia diversa. A Bosetti e socie sta ora trasformare questa consapevolezza in fatti, compito non da poco per una squadra comunque all’altezza.