AP Photo/Michel Euler via LaPresse 

In Francia Guido Migliozzi ha sfoderato il suo golf migliore

Corrado Beldì

Il golfista italiano ha vinto l'Open di Francia con una serie impressionante di birdie. Era ora che tornasse a giocare ai suoi livelli. La speranza è che non sia un'altra illusione

Genio e sregolatezza, lo avevamo già scritto su queste colonne la scorsa settimana, ovviamente in senso del tutto sportivo. Guido Migliozzi, 25 anni, la speranza del golf italiano. Metodico e creativo, alti e bassi negli ultimi tre anni, due vittorie sul Tour Europeo nel 2019, l’anno scorso un incredibile quarto posto allo US Open e poi tante prestazioni deludenti che ora sembrano essersi finalmente interrotte.

  

Il cambio di forma si era già visto nelle ultime settimane, Migliozzi è arrivato in progressione a questo Open di Francia sullo splendido percorso di Le Golf National, dove nel 2018 avevamo descritto la vittoria della squadra europea nella quarantaduesima edizione della Ryder Cup. Un campo, difficile, pieno di trabocchetti. L’ha capito per primo Rasmus Højgaard, uno dei due gemelli danesi che negli ultimi mesi stanno emergendo tra i più agguerriti nella nuova generazione di giocatori europei, due giri strepitosi a inizio torneo, sei colpi di vantaggio e poi un terribile 8 alla buca 2 del terzo giro, un quintuplo bogey che avrebbe ammazzato chiunque. Non Højgaard che è rimasto sempre in testa, tallonato da Thomas Pieters e George Coetzee, un pacchetto di mischia che sembrava dover esprimere il vincitore.

   

Invece è arrivato il grande recupero del nostro Migliozzi due sotto il par nei primi due giri, poi al terzo la svolta, tredici birdie nelle ultime 27 buche un ritmo infernale che gli ha permesso di risalire la classifica. Nel quarto giro, sul campo gremito di folla, Migliozzi ha sfoderato il suo golf migliore, quello che ci fa sperare possa affermarsi tra i campioni del golf europeo. Cinque birdie di fila dalla sei alle dieci e poi di nuovo sulle back nine tre colpi in bandiera alla 13, alla 14 e alla 15, mentre gli altri si scioglievano come coppe di gelato al sole, fino al capolavoro della 18, quando Guido era otto sotto il par e gli serviva un birdie per passare in testa. Dopo il drive, nella buca più difficile del percorso, nemmeno un birdie nell’ultimo giro, a 192 yards dalla bandiere, Migliozzi ha tentato l’azzardo, contro il parere del suo caddy. Un ferro sei con la pallina che è atterrata appena un metro oltre il lago, giusto sul green e si è incamminata verso la buca e l’ha sfiorata, troppo bello perché il putt finale non finisse in buca 

 

Nove colpi sotto il par e record del campo, mentre Højgaard alla 17 e poi alla 18 mancava il colpo del pareggio, così a Guido Migliozzi sono andati i 500.000 euro del primo premio e oltre 700 punti che lo hanno portato al 21º posto del DP Tour e soprattutto al secondo posto della classifica  di qualificazione al team europeo di Ryder Cup.

 

Non solo a noi il colpo di Migliozzi alla 19 hq ricordato il favoloso ferro due di Christy O’Connor Jr, esattamente 33 anni fa, colpo con cui il giocatore irlandese riuscì a sopravanzare Fred Couples, da lì a qualche settimana numero uno al mondo. Un colpo memorabile, fotocopiato ieri da Migliozzi, una prodezza che fa ben presagire, con questa forma lo attendiamo Ia Dunhill Links Championship la prossima settimana a St. Andrews e nei tornei tra Spagna e Portogallo e magari di nuovo in testa per il gran finale a Dubai, dal 17 al 20 novembre, quando la posta in gioco si farà ancora più importante e il nostro campione sarà chiamato alla prova della verità.

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