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Il Foglio sportivo - storie di storie

Il mondo di Giannis Antetokounmpo

Mauro Berruto

Dalla Nigeria alla Grecia, dall'incontro con coach Spiros Velliniatis ai canestri dell'Nba. La storia del cestista dei Milwaukee Bucks in due libri 

Per quanto lontano scorra il fiume, non dimentica mai la sua sorgente” e “Un minuto di pazienza, dieci anni di pace”. Incomincia così, con due proverbi (il primo nigeriano, il secondo greco) la meravigliosa biografia su Giannis Antetokounmpo, straordinario campione della Nba: Mirin Fader, Giannis. L’incredibile ascesa di un campione (Add editore, 2022).

 

In un incipit ci sono due mondi. Le origini, quella Nigeria che mamma e papà Antetokounmpo decisero di lasciare per cercare fortuna altrove e la Grecia, dove la pazienza, anzi la sopportazione, la resilienza, il sacrificio, anche il dolore non fu una scelta, ma una necessità. Le pagine iniziali del libro sono struggenti e raccontano di Sepolia, il quartiere nella periferia nord di Atene dove nascono quattro figli a cui vengono dati nomi greci (Thanasis, Giannis, Kostas, Alex) il cui cognome nigeriano significa: “Corona che arriva da un mare lontano”. Nasce proprio a Sepolia quell’etica del lavoro che contraddistinguerà la carriera di Giannis e dei suoi fratelli, tutti cestisti, forse non baciati dalla stessa grazia divina, ma anche loro atleti fuori dal comune. Se non fosse una storia verissima sembrerebbe quasi di eccedere con la retorica: quel bimbo venditore di strada, la fame, quella vera. I diciotto anni da apolide. E poi la gloria. Invece il lavoro straordinario di Mirin Fader, autrice che si impone sulla scena della letteratura sportiva raccogliendo il testimone di Norman Mailer, non è retorico per nulla.

 

Racconta il viaggio di un eroe, a partire dalla descrizione dell’incontro con il primo incontro con il mentore, coach Spiros Velliniatis, con quel ragazzino magro come un chiodo. Non c’è retorica, semmai mistica: Velliniatis giura di aver sentito Dio parlargli per spingerlo e indirizzarlo verso questi tre ragazzi neri (Thanasis quel giorno non c’era) che erano sempre in giro per le strade di Sepolia. Non conosceva ancora i loro nomi, né poteva immaginarsi che sarebbero diventati superstar nel basket, erano solo ragazzini che giocavano a rincorrersi, ma Velliniatis, che allenava una squadra di Atene, guardò con più attenzione il tredicenne Giannis e sentì qualcosa. Qualcosa di divino.”Non è possibile”, pensò fra sé e sé́. “Dio mi sta parlando.” Da quel momento il lavoro di Mirin Fader ha una vertiginosa accelerazione. L’autrice fa parlare tutti coloro che intorno a Giannis ruotano e, in qualche modo, sono tessere di un puzzle che completa e fa capire il disegno complessivo. Un’opera monumentale, più di 400 pagine che descrivono un’icona del basket moderno, diventato inquilino di quel Monte Olimpo, sede delle divinità del paese che lo ha accolto, gli ha fatto assaggiare il pane più duro e poi lo ha lanciato nell’iperuranio dello sport. Oggi a Sepolia c’è un playground sul cui cemento c’è una gigantesca opera d’arte dello street artist greco Same84. Raffigura Giannis, nell’atto di schiacciare a canestro con addosso la maglia dei Milwaukee Bucks. “Páthei máthos” dicevano gli Antichi Greci: “Si impara soffrendo” è tutto disegnato lì.

 

La letteratura su questa straordinaria storia è già ricca e, verrebbe da dire, siamo solo all’inizio: dal film della Disney, Rise, al libro di Daniele Fantini, Davide Fumagalli: Giannis Antetokounmpo. Il dio greco del basket (Sperling & Kupfer, 2022) con una bella introduzione di Flavio Tranquillo. Comprate, leggete, guardate tutto ciò che potete: questa è una delle più belle storie dello sport moderno.

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