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La scoperta romana dei "figli di" dell'Nba

Mattia Tiezzi

Il talento nel basket è davvero ereditario? Bronny James (con il fratello Bryce in panchina), Ashton Hardaway e Justin Pippen hanno giocato a Roma con il California Basketball Club

Roma, nella sua storia, è stata anche la città dei re. Ora – anzi, da un po’ – non lo è più, nemmeno di quelli della pallacanestro Nba, a quanto pare. “King” James non si è presentato alla partita disputata giovedì 18 agosto all’Arena Altero Felici fra A.S.D. Stella Azzurra Roma e California Basketball Club, rappresentativa dell’High School di Sierra Canyon in cui militano i figli di LeBron, “Bronny” e Bryce James.

Sebbene la speranza di vedere il padre sugli spalti sia andata sempre più scemando, in crescendo è stato l’andamento della gara. Offrendo un background sui figli, Bryce è un 2007 tutto da scoprire, appena arrivato a Sierra Canyon non ha trovato spazio nella gara di Roma, se non per qualche flash nel riscaldamento.

“Bronny”, invece, è 39esimo nella classifica top100 di Espn 2023 e ha fatto intravedere un certo potenziale anche nelle precedenti gare del California Basketball Club, che proprio a Roma ha chiuso l’Axe Euro Tour, trip europeo in tre tappe, di cui le prime due a Londra e Parigi. Dopo gli 11 e i 25 punti delle altre uscite, il figlio maggiore di LeBron (anno 2004) ha fatto però molta fatica su ambedue le metà campo, prendendosi qualche licenza di troppo in difesa e non trovando quasi mai la via del canestro – né da dentro, né da fuori – dall’altro lato, chiudendo a 7 punti.

Il talento, però, c'è, e la giocata che ha spezzato la partita è arrivata proprio da parte del figlio del Re, in pieno stile papà James, versione Finals 2016. Dopo un inizio traumatico a favore della Stella Azzurra, la compagine californiana è riuscita a ridurre lo svantaggio, ma senza mai valicare un certo margine. Nel secondo tempo, sotto per 41-36, “Bronny” ha compiuto un gesto atletico difensivo che ha completamente cambiato l’andamento della gara, assistendo poi la tripla del compagno dall’altro lato. Da quel momento, l’entusiasmo degli americani, che fossero in panchina, sul campo o sugli spalti, è stato decisivo per trascinarli nella rimonta fino alla vittoria finale per 60-57.

   

 

Per il figlio di LeBron, adesso, sarà tempo di scelte. Il padre ha appena rinnovato per due anni a 97 milioni di dollari con i Lakers, con un’opzione che potrà decidere di rifiutare nell’estate del 2024, quando “Bronny” sarà eleggibile per il Draft. Alla fine della prossima stagione, l’ultima a Sierra Canyon, il giovane dovrà scegliere la strada per arrivare tra i professionisti, attualmente più orientata verso la NCAA, con indiscrezioni sulle prime offerte che hanno già fatto scaldare il padre sui social.

 

 

La futura condivisione del parquet fra i due James, dunque, sembra essere già apparecchiata. Così come potrebbe esserlo, in salsa diversa, quella fra Anfernee “Penny” Hardaway e il figlio Ashton, talento appena approdato a Sierra Canyon che a Roma è stato il migliore in campo, con 21 punti segnati e 6 triple a bersaglio. Il padre è attualmente coach Ncaa a Memphis, e lo stesso Ashton – giovane estremamente promettente - ha ammesso di essere sì aperto a tutte le altre opzioni, ma di trovarsi in una situazione particolare per quanto riguarda il proprio reclutamento.

Chiudendo infine con i figli d’arte, a Roma è sceso in campo anche Justin Pippen, erede del mitico scudiero di MJ a Chicago, il quale però ha fatto molta fatica nel mettersi in mostra, se non con qualche sprazzo energico di difesa sulla palla che il padre sembra aver trasmesso bene.

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