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editoriali

L'amichevole Roma-Shakhtar è una lezione per chi blatera di “calcio etico”

Redazione

I soldi devoluti in beneficienza per i rifugiati ucraini serviranno per cibo, cure mediche e assistenza all'infanzia. Prenda appunti chi pensa che solidarietà significhi mettersi in ginocchio copiando gesti di militanza 

Nel calcio italiano inguaiato da un sistema economico insostenibile e tenuto insieme dalle toppe messe dai fondi americani, le serate come quella di domenica scorsa all’Olimpico di Roma sono una ventata d’aria fresca. Dopo un tour in Olanda, la più importante squadra del Donbas, lo Shakhtar Donetsk, ha proseguito il ciclo di amichevoli europee sfidando la Roma di José Mourinho. Il ricavato della partita giocata davanti a 60 mila spettatori – roba che, in tempi di fuga dagli stadi, non si vede nemmeno in piena corsa Champions League – è stato devoluto in beneficenza per sostenere lo Shelter Centre Arena di Leopoli.

Lo stadio ucraino oggi è adibito a centro di accoglienza per centinaia di persone messe in fuga dalla guerra. Il denaro raccolto servirà per fornire loro cibo, cure mediche, assistenza all’infanzia. Quattro delle maglie indossate durante la partita e autografate sono state messe all’asta e tutti i proventi sono destinati a sostenere l’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati. Duecento profughi ucraini hanno potuto assistere alla partita insieme a decine di bambini ospitati dall’Aquila calcio. Senza il rischio di cadere nella retorica buonista, che tanto affligge lo sport, è stata una festa di sport e solidarietà. Banditi i gesti eclatanti colmi di sterili lezioni di civiltà, tutti – calciatori, società e pubblico – uniti spontaneamente per 90 minuti da un gesto naturale e innocente come quello di correre dietro a un pallone. Una solidarietà concreta e limpida per mezzi e scopo. E c’è da augurarsi che non si tratti di un esperimento limitato ma, anzi, che altre società diano il loro contributo per sostenere il popolo ucraino. E a ben vedere, eventi come quello di domenica sono una luce di speranza anche per il nostro calcio, inaridito – non solo dal punto di vista economico – da chi blatera di “calcio etico”,  ma in cui la solidarietà è stata invece soppiantata da gesti di militanza scopiazzata – si vedano i vari inginocchiamenti prepartita in stile Black Lives Matter. Prendere appunti dalla serata dell’Olimpico: basta meno, per fare molto di più.        

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