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Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza

Quella strana euforia da calciomercato

Alessandro Bonan

Le trattative, gli acquisti, le cessioni, i piani per la stagione che sta per iniziare sono la dimensione parallela dentro la quale si consumano i sogni calcistici di tutti

Ho capito una cosa: chi insegue la gloria muore di boria. La rima è totalmente casuale ma rafforza il concetto. In questi giorni di calciomercato mi pare che molti dirigenti stiano cercando la gloria dimenticando la logica. E se ne stanno lì, il giorno dopo un affare concluso, a leggere sui giornali l’effetto che fa. Provocando, pensano loro, l’invidia degli avversari per via del fatto che tizio è passato da caio (Cairo?) a sempronio.

 

E il giro si è consumato a causa di una loro mossa, la classica offerta + bonus. Insomma chi fa mercato si preoccupa della reazione del popolo, dell’appoggio politico del giornale che racconta i fatti, del commento di un famoso parrucchiere opinionista, o qualcosa di simile. Sembra di assistere ad una tappa di beer pong.

 

Non avete mai giocato a beer pong? Si dispongono dei bicchieri pieni di birra sopra un lato del tavolo, ci si divide in due o più squadre dalla parte opposta scagliando una pallina da ping pong verso gli stessi bicchieri. Facendo centro, si obbligano gli avversari a bere il boccale di birra raggiunto dalla pallina. 
Ovvio che la vittoria del gioco appartenga a chi beve di meno. Gli sconfitti, dopo un’iniziale, posticcia euforia, si mettono da una parte e dormono, mezzi ciucchi, come si dice. Per loro la serata sfuma e il giorno dopo si svegliano con un gran mal di testa. Se fossi un dirigente io vorrei sempre vincere a questo stupido gioco, credetemi. E invece, nel calciomercato, c’è chi vuole fare centro a ogni costo (è il caso di dire) tirando la pallina verso l’ignoto. Milioni di milioni che ballano fino a notte fonda. Chi li fermerà? Qual è la logica finanziaria di certe super valutazioni? Chi garantisce il risultato a fronte di tante spese? Ma a tutti gli altri, ad ogni tifoso essenzialmente, che cosa interessa di tante pedagogiche domande.

 

È proprio questo il bello del calciomercato, il vapore che produce, la dimensione parallela dentro la quale si consumano i sogni di tutti. La pallina s’infila nella birra, un fiume di alcol scorre dentro le vene. E prima di abbioccarci siamo tutti ubriachi di felicità, e anche se infastiditi per la bionda scappata con un altro, ci rifacciamo con la mora (vale anche al maschile, s’intende) che sembra pure più carina/o. Poi arriva il cuore della notte, e poi il giorno dopo, un risveglio con la bocca amara e un senso di pesantezza nelle gambe. È la partita, il campionato, il maledetto risultato. L’euforia scende dal picco, l’estate si allontana all’improvviso. Sembra una foto un po’ ingiallita, con i protagonisti vestiti come sposi. Cala il sipario sui sogni, sulle partite di beer pong. La gloria, che fu boria, si tramuta in storia. Fa sempre rima, ma è di sicuro molto meno divertente.

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