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football americano

Tom Brady ha deciso che non fa ancora schifo

Mattia Righetti

Il quaterback aveva più volte detto: "Mi ritirerò quando farò schifo". Quarantun giorni fa aveva annunciato la fine della sua carriera in Nfl. Ci ha però ripensato. Giocherà anche quest'anno

Quarantuno giorni. Tom Brady ha avuto bisogno solamente di quarantuno giorni per annunciare il proprio ritiro, rimuginarci sopra, fare retromarcia e infine comunicare il proprio ritorno per la ventitreesima stagione in Nfl.

 

 

 

In questi quarantuno giorni gli è stato posto ogni genere di omaggio nel quale chiunque ne ha cantato l’incommensurabile grandezza, finendo poi inevitabilmente per tributargli l’etereo ma indiscutibile titolo di migliore di sempre.

Non ci è dato sapere le motivazioni che il primo di febbraio lo spinsero, con una lunga lettera pubblicata sui social, a congedarsi dalla National Football League, anche se probabilmente la necessità era quella di trascorrere più tempo con la propria famiglia. A differenza di quanto possa suggerire l’età, 45 anni ad agosto, Tom Brady ha ancora tantissimo da offrire al football americano, basti pensare che durante l’ultima stagione sia stato in lizza fino all’ultimo per l’Mvp, il premio assegnato ogni anno al miglior giocatore del campionato.

La precoce, per i suoi standard, eliminazione ai playoff lo ha in un certo senso messo con le spalle al muro, era profondamente inappropriato che uno dei più grandi vincenti della storia si ritirasse a seguito di una sconfitta. E così ci ha ripensato. Tornerà in campo, non può farne a meno.

AP Photo/Morry Gash, File 
 

Il dietrofront di Brady non rappresenta in alcun modo un unicum nel panorama sportivo. Per abbandonare la pallacanestro Michael Jordan ebbe bisogno di tre ritiri, Michael Phelps tornò in vasca solamente a due anni di distanza dall’addio post-Olimpiadi di Londra del 2012, Zico si ritagliò un triennio a Kashima in Giappone: potremmo andare avanti. La variegata storia sportiva straborda di ripensamenti ma ciò che rende speciale questa situazione è il fatto che a 44 anni, con un palmares impareggiabilmente ricco, chiunque aveva valide ragioni per credere che Brady non avesse più nulla da dimostrarsi e dimostrarci.

"Mi ritirerò quando farò schifo", negli anni è sempre stata questa la sua risposta automatica alle pressanti domande sul futuro professionale e, malgrado tutto, la mezzanotte non è mai scoccata, Brady non ha mai cominciato a “fare schifo”. Nella sua testa non c’è mai stata alcuna valida motivazione per appendere gli scarpini al chiodo e come da lui affermato nel tweet di ritorno alle armi, per il momento il suo posto rimane il campo da gioco, non gli spalti.

I Tampa Bay Buccaneers, incredibilmente felici di riabbracciarlo, sono pronti a un nuovo assalto al Super Bowl, l’unico epilogo verosimilmente accettabile per un maniaco della vittoria come Tom Brady.

E così alla fine ha prevalso la ragione, se così si può definire, Tom Brady aveva ancora troppo da dare allo sport di cui è diventato sinonimo, quanto fatto vedere durante l’ultima stagione lasciava presagire a tutto fuorché a un ritiro. Probabilmente assistere dal vivo alla tripletta di Cristiano Ronaldo contro il Tottenham nella bolgia dell’Old Trafford gli ha permesso di realizzare, una volta per tutte, di non essere in grado di sopravvivere senza il rush adrenalinico garantito dalla competizione sportiva. Dopo il primo mese da persona relativamente normale dal lontano 2001 – anno del suo primo Super Bowl – Tom Brady ha deciso, ancora una volta, di sbeffeggiare la logica comune e il fisiologico scorrere del tempo aggiungendo un ultimo capitolo a quella che è a tutti gli effetti una storia mitologica.

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