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Si va via per tornare. Guida letteraria alla stagione della Juventus

Davide Ferrari

Cristiano Ronaldo se ne andrà, il mercato non ha regalato grandi soddisfazioni, ma almeno in panchina i ritorni ai bianconeri portano bene. Tocca tornare a Fosco Maraini che come ogni tifoso vede e sente ciò che meglio crede…

Dopo l’abbuffata di “azzurro Italia” alla tavola europea, olimpica e, perché no, a quella musicale dell’Eurovision song contest, è tempo di tornare ai campanili, alla quotidianità rassicurante dei colori del cuore – se escludiamo le sempre più bizzarre seconde maglie – del campionato nostrano. Quello della Juventus, dal punto di vista di prestazione e risultato, è iniziato come si era concluso: errori gravi e gravissimi giusto per poter dire, a cose fatte, che l’avversaria di turno “non ha rubato nulla”, “ha fatto la partita per larghi tratti”, è “un’ottima squadra” e per ricordare a tutti che il ciclo di un decennio di vittorie sia davvero finito.

Il mercato, bisogna ammetterlo, non ha regalato grandi soddisfazioni, ma sembra che il ritorno del timoniere Allegri, abbia contribuito, quantomeno, a riportare un certo entusiasmo alla Continassa e sugli spalti, almeno nella metà occupata (finalmente!) dai tifosi. A eccezione di Cristiano Ronaldo, ma questa è un'altra storia.

Come scrive Dacia Maraini nel suo saggio autobiografico La nave per Kobe. Diari giapponesi di mia madre, “si va via per tornare”.

 

Per un allenatore juventino non è la prima volta e vogliamo credere a Michelangelo Rampulla, ex “portiere volante” bianconero, quando dice che i ritorni alla Juve portano bene. Era successo con Trapattoni che, tornato a casa dopo l’esperienza nerazzurra, conquistò la Coppa Uefa 1992-93, e poi con Lippi che impreziosì il porta gioie della Vecchia Signora con due scudetti e con la medaglia dei secondi, tanto odiata dagli inglesi, della maledetta finale col Milan di Sheva.

Sembra che il ritorno di Allegri sia propedeutico alla conquista della coppa con le orecchie, riuscire cioè anche dove CR7 ha fallito. A proposito: pare proprio che quest’anno il mister dovrà solcare le onde europee facendo a meno del fuoriclasse portoghese che, dopo una panchina e un gol annullato per un battito di ciglia di troppo e che ha fatto esplodere di vana gioia le spiagge e i campeggi di mezza Italia, sembra essere in partenza per Manchester.

 

Che stagione sarà dunque quella della Juventus? Visti i pregressi, potrebbe essere magica e stralunata insieme, come le parole di Fosco Maraini che, oltre ad essere il padre di Dacia, antropologo e appassionato alpinista, è l’autore di Gnosi delle fanfole, capolavoro di invenzione poetica e sonora in cui ognuno, pur nella perfezione metrica e formale delle poesie, vede e sente ciò che meglio crede… come tutti gli italiani quando si parla di pallone.

Ci son dei giorni smègi e lombidiosi, / col cielo dago e un fònzero gongruto che non fanno ben sperare, come quello di domenica a Udine, ma dovremmo fare in modo, da qui in avanti, di non passare meriggi gnàlidi e budriosi / che plògidan sul mondo infragelluto rodendoci il fegato come ogni anno per il solito spauracchio vanificando il relax delle ore trascorse sotto l’ombrellone.

 

Dopotutto, è inutile timpare a cianciafico / gli sbrègi d’un blafònfero fognuto! L’ossessione della Champions lasciamola agli altri, che l’hanno inventata, e che sta dando alla testa ai più deboli tra noi. Partiamo dalle solite certezze, o meglio, incertezze: Rabiot, che sembra essere un giocatore come si deve più con il bleu addosso che con il bianconero, strabasta con gli sbrilli e con le ciance, Ramsey come il lonfo di Maraini, non vaterca né gluisce e molto raramente barigatta, Bentancur che, al solito, sdilenca un poco, e gnagio s’archipatta. Allo Szczesny visto alla prima in segno di sberdazzi / gli affarfaresti un gniffo, che viene da chiedersi se il vecchio Buffon non abbia voglia di tornare pure lui alla base. Consoliamoci col vice capitano Dybala che sembra aver ritrovato la joya e vortègida e festuglia o dulcibana / e sdrìllera che sdràllero!

Godiamoci il gioiello Federico Chiesa che, unico tra gli acquisti dell’anno passato, ha sempre corso e giocato col cuore in fiamme e gli occhi al cielo ircale sperando che il nuovo arrivato Locatelli sappia fare altrettanto e che l’incognita Kaio Jorge sia all’altezza delle aspettative. Rassicura poter contare su uno come Cuadrado che se lugri ti botalla e ti criventa.

 

Nonostante tutto, la prospettiva è buona: la squadra è forte e ringiovanita; Allegri è un allenatore da fanfola, capace di trovare un senso e un ordine anche a ciò che negli ultimi due anni è sembrato averne poco. E se il gioco verrà, bene; altrimenti, pazienza. Abbiamo imparato cosa significa non vincere, o comunque vincere meno, con Pirlo, scommessa neanche giocata fino fondo, e che non basta un Sarri per il calcio champagne. Se si parla di Champions poi, in entrambi i casi a maggio si correvan le frullecchie / sfoncando con urlacci i mogherini e, sinceramente, non credo si possa fare peggio.

Dunque godiamoci il campionato con leggerezza e senza troppi patemi, facciamo le prove già ai gironi con i campioni d’Europa in carica e, se Ronaldo vestirà la maglia dei Citizens o dello United, sarebbe bello incontrarlo di nuovo, magari in finale, cosa che ultimamente gli inglesi non digeriscono. E noi sappiamo bene cosa significhi. L’unica certezza è, che alla fine, sarà come è sempre stato: chi vince lo balòccoli in festigi, / chi perde lo fracàsseri in bistrazio.

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