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L'OltreGreg. L'incredibile Olimpiade di Paltrinieri

Roberto Perrone

Il nuotatore azzurro è riuscito a conquistare la medaglia di bronzo nella 10 km dopo aver conquistato l'argento nei 1.500 stile libero. È riuscito a unire piscina e mare nonostante la mononucleosi che aveva messo a rischio la partecipazione a Tokyo 2020

Il ragazzo che voleva farsi Zatopek torna da Tokyo con un argento in piscina negli 800 sl, una "wood medal" (quarto posto nei 1.500) e questo bronzo nella 10 km ottenuto nella bolgia-brodo - scappato di cottura - del parco marino di Odaiba. "Faceva molto caldo" certifica SuperGreg che viene preceduto dal campione del mondo, il tedesco  Florian Wellbrock, in fuga fin dal primo giro, e dall'ungherese Kristof Rasovszky, che riesce a tamponare la rimonta del nostro Supereroe. Gregorio Paltrinieri, in questa Olimpiade, è andato veramente oltre, come uno dei protagonisti della Justice League (DC Comics). Cinque anni fa, uscito con l'oro olimpico dalla vasca nei 1.500, decise di cambiare allenatore, vita e visione, traslocando da Ostia a Roma, da Stefano "il Moro" Morini e dalla compagnia del sodale Gabriele Detti, per legarsi a Fabrizio Antonelli che, a Rio, allenava Rachele Bruni, medaglia d'argento. Voleva tentare l'impresa di Emil Zatopek, cecoslovacco e comunista (riformista), l'unico atleta della storia ad aver vinto nella stessa Olimpiade, Helsinki 1952, una gara "dentro" (nel suo caso due, 5.000 e 10.000 metri) e una "fuori", la maratona a cui, tra l'altro decise di  partecipare all'ultimo minuto e che disputava per la prima volta.

Lo diciamo senza tema di essere smentiti: SuperGreg ci sarebbe riuscito senza la maledetta mononucleosi. Agli Europei di Budapest, classico prequel olimpico, aveva dominato all'aperto: oro nella 5 km, nella 10 (la distanza olimpica), e nella staffetta 5 con Rachele Bruni, Domenico "Mimmo" Acerenza, suo compare di allenamenti, e Giulia Gabbrielleschi. Poi, in piscina, aveva preso l'argento dei 1.500. Le premesse per la riuscita dell'operazione Zatopek erano ottime. Ha detto il tecnico Antonelli: "Avevamo l'obiettivo di conquistare tre ori, ma la mononucleosi ha stravolto ogni previsione. Gregorio si è rivelato ancora più uomo, campione e fenomeno, perché ha preparato un'Olimpiade in condizioni quasi impossibili. Due mesi fa valutavamo se farlo partire per Tokyo". Gregorio è il super atleta, ma il super atleta italiano, un gigante dello sport con lo sguardo sincero, la simpatia senza infingimenti e l'assenza di malizia e ganassismo.

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L'Olimpiade è l'ultima ridotta dell'epica, cari miei. Non stupisce che molti italici "riduttori", anti-italiani per vocazione, quelli che vorrebbero uno stato di polizia e considerano tutti gli innocenti solo colpevoli che l'hanno fatta franca, non riescano a capire e quindi a gioire per queste imprese, anzi le trattino con snobismo e nutrano disprezzo per i toni omerici con cui le grandi prestazioni olimpiche vengono raccontate. Eppure solo con gli esametri dattilici si possono descrivere certe gare, certe medaglie, certi atleti come Gregorio Paltrinieri, il ragazzo che non ci doveva neanche essere, con la malattia che lo ha debilitato e ha condizionato pesantemente la preparazione.

"I piani non erano questi - ha confermato Greg - ma per come sono arrivato va benissimo. Parto con due medaglie e possono ritenermi soddisfatto. Ne ho tre, olimpiche, in tre gare differenti e questo mi dà una bella sensazione". E il desiderio di riprovarci, tra tre anni. Il progetto Zatopek val bene Parigi.

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