(Foto LaPresse)

Ce lo chiede l'europeo

Euro 2020 in tv è come un violoncello suonato al bar

Antonio Gurrado

La musica barocca è un’ottima scusa per bere un hugo alle undici di mattina ma anche per studiare il rapporto fra masse e genio. Gli spettatori come il sottofondo di un evento interiore e più elevato

Vagheggiavo un’orgia ininterrotta di calcio, da Inghilterra-Scozia a Italia-Galles, avendo l’agenda vuota per il fine settimana. Ma un’imprevista chiamata da scuola – c’è bisogno di una mia firma altrimenti un verbale non può essere archiviato, la Maturità 2021 viene invalidata e il ministero dell’Istruzione collassa per colpa mia – mi dispone a svegliarmi di soprassalto alle cinque di sabato mattina, biro in mano o quasi, in preda a rimorsi e ansie. Per fortuna la sera prima ho dormito comodo guardando il derby britannico e considerandolo sub specie aeternitatis: mi appare in sogno la Regina Anna, mi ricorda di aver unificato le due corone solo nel 1707 e reputa calcio e indipendentismo metodi volgari di porre fine prematura a un esperimento tanto recente.

 

Apposta la firma – per quanto la mia limpida grafia sia sostituibile anche dallo sguazzo di sangue di uno studente a caso – mi riscopro libero per un sabato intenso, con tre partite addirittura, pronto all’autosequestro di persona. Il weekend però è già in rovina: sono un ragazzo agitato, un contrattempo basta a scompaginarmi i piani quindi tempo tre ore e finisco in piazza a prendere un aperitivo, mentre fra i tavolini un violoncellista suona Bach per promuovere il suo prossimo concerto. La musica barocca è un’ottima scusa per bere un hugo alle undici di mattina ma anche per studiare il rapporto fra masse e genio. Mentre le note incalzano i bambini ruzzano, gli adolescenti sbragano, gli spettatori sbirciano il cellulare, qualcuno fa compere e le campane suonano a distesa. Si registra la protesta di un anziano avventore del bar vicino: forse è un fan di Haydn, forse non ama che uno dei suoi ultimi aperitivi sia sfregiato da una suite in re minore. Se il rigido verismo di quest’articolo autobiografico non impedisse gli hysteron proteron, direi di aver temuto che spaccasse tutto come Attila Fiola dopo il goal.

 

Imperturbabile, il violoncellista si esibisce con un broncio concentrato che scioglie in sorriso alla fine di ogni movimento, esattamente come Mbappé se ci fate caso. Penso che violoncello al bar ed Europeo in tv abbiano questo in comune: sono un basso continuo nelle nostre vite quotidiane ma per loro, musicisti e calciatori e geni, siamo noi spettatori il sottofondo di un evento interiore e più elevato. Mi resta quindi addosso una smania di combinare qualcosa durante le partite (a differenza di Inghilterra e Scozia), già da quella delle quindici, orario insulso in cui la gente perbene dorme ubriaca. Prendo un libro di George Saunders con capitoli abbastanza brevi da leggersi durante le pause di gioco, cooling break incluso; per massimizzare l’iperattività dedico tuttavia il primo tempo di Ungheria-Francia a mangiare una confezione intera di Grisbì.

 

Colto da successivo, inevitabile senso di colpa, decido che durante Portogallo-Germania rimedierò con delle flessioni, sempre piantato dinanzi alla tv, scandite dalla voce marziale di Stefano Bizzotto. L’effetto spirituale del weekend di calcio si fa strada e inizio a sentirmi un galeotto costretto ad allenarsi in cella per non anchilosarsi. Gli addominali mi pongono nella stessa prostrazione psicofisica della difesa portoghese. Pondero se tatuarmi sul costato la mia firma, un bicchiere di hugo o la faccia di un tedesco che vede per la prima volta giocare Gosens. 

 

Per questo, appena inizia Spagna-Polonia, non resisto e scappo a guardarla fuori, per un’ora d’aria nel primo sabato sera di zona bianca. Lì scopro un inquietante fenomeno – oltre a quello delle quindicenni in abito da sera che si accompagnano a diciottenni vestiti da mendicanti – che conto passi alla storia come Paradosso di Gurrado: i bar col maxischermo sono tutti pieni ma nessuno guarda la partita; quelli in cui c’è posto per bere una birra senza sedersi in braccio a sconosciuti sono senza maxischermo. Mi riduco a visionare la replica nottetempo e il giorno dopo, sintonizzato sull’Italia, appena gli inginocchiati si rialzano mi addormento esausto. Come il Galles.

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