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Il Foglio sportivo - il ritratto di Bonanza

Gattuso, i procuratori e la luce del sole

Alessandro Bonan

L'addio di Rino alla Fiorentina. Quello che ha fatto a Firenze porterà questa città a ricordarsi di lui per tanto tempo. Non un ricordo piacevole ma qualcosa di freddo

C’è, nei quarantenni, una sottile forma di impazienza che porta sovente all’insoddisfazione. È un comportamento tipico delle persone ambiziose che cercano nel presente qualcosa che li renda imperituri: una citazione di sé per sempre. Gennaro Gattuso ha 43 anni e fin da piccolo corre in lungo e in largo per ottenere qualcosa di grande e garantirsi l’eternità. Si può dire che i suoi quarant’anni durano da una vita, da quando ha scelto di fare prima il calciatore e poi l’allenatore. Ne abbiamo parlato spesso, forse perché la sua figura è altamente psicologica e come tale uno spazio più grande da esplorare. Quello che ha fatto a Firenze porterà questa città a ricordarsi di lui per tanto tempo. Non un ricordo piacevole ma qualcosa di freddo, un ghiaccio conficcato nella pietra incandescente dell’estate. Che cosa sia successo di preciso forse non lo sapremo mai, sballottati come batacchi dalle diverse campane, ma la vicenda merita un piccolo approfondimento sui confini frastagliati del pallone.

Perché gli allenatori si stanno allargando così tanto? Sono loro a essere esageratamente ambiziosi o sono le società a non capire in che maniera bisogna sfruttarne il lavoro? E i presidenti che fanno, dove si nascondono, dove vivono, con chi parlano, perché accettano di avventurarsi in investimenti sbagliati senza chiedere il conto a chi gli ha fatto spendere tanti soldi inutili?

Infine il centro di ogni discorso: i procuratori. Sono fortemente demonizzati, qualcuno li vorrebbe bruciare sulla piazza come tante streghe, colpevoli del pregiudizio e di quel reato che una perifrasi da tribunale definirebbe “circonvenzione d’incapace”. Perché è fuori di dubbio che non siano state “le streghe” a provocare l’incantesimo di un calcio che spende troppo e fuori direzione, ma l’incapacità di molti presidenti di organizzare società dove la scelta dei calciatori dipenda esclusivamente da valutazioni personali e non da lobby di qualsiasi genere, compresa quella dei procuratori.

In mezzo a questa giungla ci sono gli allenatori. Fino a qualche anno fa non potevano avvalersi dell’assistenza di un agente, era contrario a un regolamento che dal primo aprile 2015 è stato modificato. Difficile sostenere quanto fosse giusto o sbagliato, anche perché sottobanco si creavano comunque “sante” alleanze. Forse meglio la luce del sole, dove si vede di più e si giudica per quello che si vede. La luce del sole, sotto la quale il calcio ci sembra anche più bello, per la nettezza delle sue forme. La luce del sole, quella che rende più nitide le persone anche se abbaglia gli insoddisfatti: che siano i presidenti, i manager o i tanto chiacchierati allenatori. 

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