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Tutta la birra che serve per Euro 2020

Giovanni Battistuzzi

 Stadi semichiusi, è la rivincita del divano. Ma senza bionda non c’è partita. Da Heidegger a Fantozzi, viaggio nel tifo da stadio e da sofà da esercitare rigorosamente con una bottiglia gelata a portata di mano

Prima della Peroni familiare del Fantozzi di Paolo Villaggio ci fu il filosofo Martin Heidegger. Lo raccontò Jacques Derrida ad Antoine Blondin tra un bicchiere di vino e l’altro. “Lei apprezza il vino perché ama il ciclismo, se fosse stato innamorato del calcio preferirebbe la birra. Heidegger mi disse che ogni partita è un rito: una bottiglia per il primo tempo, una bottiglia per il secondo, ma se gioca Franz Beckenbauer ne possono servire nessuna o almeno tre. Dipende da quanta grazia sparge per il campo da gioco”.

Quelle di Heidegger venivano bevute rigorosamente sugli spalti. Il filosofo tedesco detestava il calcio “inscatolato e reciso”, che offriva la televisione. Non ce l’aveva mai avuta. Lo stadio offre senz’altro una visione migliore della partita, o almeno una gran parte degli stadi, ma di questi tempi, con gli stadi parzialmente aperti (o chiusi, dipende dal punto di vista) non si può stare troppo a fare gli schizzinosi. Se poi si aggiungono i bar a ingressi contingentati e le distanze da mantenere davanti ai maxischermi, Euro 2020 sarà il più casalingo degli Europei. Mai come in questa fine primavera e inizio estate il divano diventerà il grande protagonista del tifo pallonaro.

Prima della pandemia di Covid-19, lo sportivo da divano non se l’era passata bene. Almeno per convenzione sociale. Tra incremento del numero delle persone sportivamente attive, quello delle “visioni condivise” al bar o nelle case, il rapporto tra l’uomo e il proprio divano s’era incrinato, avevano tentato di renderlo obsoleto. Tutto è cambiato da allora. La rivalsa si completerà durante questo Europeo.

Un recente sondaggio francese ha segnalato che chi vedrà le partite della Nazionale transalpina da solo o in compagnia di pochi intimi sarà di oltre il 55 per cento. Pure nella Gran Bretagna che ha riaperto (quasi) tutto, gli sportivi da divano saranno il 22 per cento in più rispetto a quelli di cinque anni fa.

In Belgio intanto le stime parlano di un possibile incremento di bottiglie di birra consumate di circa il 12/14 per cento rispetto a Euro 2016. Perché ogni buon sportivo da divano davanti al televisore non può fare a meno del richiamo della bionda. Quella va bevuta. Poche storie a riguardo. Lo scrittore belga Pierre Mertens, grande appassionato di calcio, lo aveva scritto già oltre vent’anni fa. “Pils o Lager sono le birre che meglio di ogni altra si adattano al calcio. Sono semplici, sincere, non hanno pretese di essere gustate attentamente, ma si fanno gustare. Praticamente come il gioco del pallone. Le trappiste, le waisse, per non parlare delle Blanche, dovrebbero essere escluse dal decalogo del buon tifoso. Quello dovrebbe prevedere solo: calcio, birra, dribbling, birra, gol, birra, parate, qualcosa da spizzicare, birra e poi tifo sfrenato e senza pensieri o pudori”.

Per la quantità giusta è d’uopo il quanto basta. E il quanto basta è determinato dal “limite massimo raggiungibile per evitare che i palloni sembrino due e gli uomini in campo quarantaquattro”. O almeno per Thomas Müller che all’Oktoberfest del 2014, quello che seguì di pochi mesi la vittoria della Germania nel Mondiale brasiliano, si lasciò andare a un’affermazione che non piacque molto alla Federazione tedesca, ma che piacque, e molto, al popolo bavarese: “Non esiste calcio senza lager. Ovviamente bavarese”. La Deutscher Fußball-Bund si stava impegnando in una campagna contro l’abuso di alcol e il presidente di allora, Wolfgang Niersbach, si adirò e non poco con il calciatore del Bayern.

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La birra entra qualche volta anche nei campi da calcio. Paul Gascoigne nel 1996 giocava per i Rangers di Glasgow, Scozia. Per onorare lo sponsor che la sua squadra portava sulla maglia decise tra il primo e il secondo tempo della finale della Scottish League Cup di scolarsi, prima di rientrare in campo una bottiglia di McEwan’s che uno spettatore dagli spalti gli aveva offerto. La tracannò in due sorsate. Segnò due gol, quelli decisivi per alzare la coppa. Era una lager. Quindi quella giusta sia per Pierre Mertens sia per Thomas Müller.

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