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Barbara Bonansea assistita da Raiola è il segnale della nuova dimensione del calcio femminile

Massimiliano Vitelli

"La più forte giocatrice italiana che verrà gestita da uno degli agenti più noti in campo maschile è certamente un segnale molto forte", la dimostrazione che le competizioni femminili stanno guadagnando credibilità e seguito. Parla il procuratore Roberto De Fanti

Barbara Bonansea, attaccante della Juventus Women e della Nazionale italiana è una nuova assistita di Mino Raiola. È la prima volta che un procuratore così importante abbraccia il calcio femminile iniziando a lavorarci per davvero. Sta nascendo una nuova era?

 

Roberto De Fanti, agente Figc dal 2002 e procuratore di diversi calciatori sia in Italia sia all’estero, ne è convinto. “Direi proprio di sì. La più forte giocatrice italiana che verrà gestita da uno degli agenti più noti in campo maschile è certamente un segnale molto forte”. I tempi cambiano, il calcio anche. E le competizioni femminili stanno guadagnando credibilità e seguito. “I recenti Mondiali con gli stadi sold out, la creazione della Premier League per le calciatrici due stagioni fa e il suo nuovo contratto TV (22 milioni di sterline per il prossimo triennio) hanno messo prepotentemente il calcio femminile sulla mappa sportiva. Il business non nascerà, è già nato”.

 

Per i procuratori si aprono scenari importanti, con la possibilità di ampliare il portafoglio clienti pescando in un settore ancora tutto da scoprire. “Ad oggi, tranne qualche raro caso, le calciatrici sono gestite da agenzie che si occupano quasi prettamente di calcio femminile – continua De Fanti - sicuramente con l'aumentare del business e con i conseguenti ricavi che ne deriveranno, molti agenti che notoriamente si sono sempre e solo occupati di calciatori maschi si interesseranno ad entrare in questo nuovo affare”.

 

 

Nonostante gli applausi, le belle parole ed un sincero interesse da parte di alcuni tifosi, il calcio femminile ha comunque ancora tanta strada davanti a sé da percorrere. “Dovrà superare la mentalità ancora esistente che il calcio "vero" è quello giocato dagli uomini – ritiene De Fanti - il Campionato del Mondo ha dimostrato che a livello di nazionali l'appeal è fortissimo, ma a livello di club l’attenzione è ancora molto bassa. Nel Regno Unito, dove vivo, club come il Chelsea e l'Arsenal non giocano ancora a Stamford Bridge e all’Emirates Stadium, ma a Wimbledon e Borehamwood, con una partecipazione di pubblico che oscilla tra le 3000 e le 4000 presenze. Questo è il gap da colmare”.

 

In Italia, da pochi giorni, è stata approvata la legge che certifica la professionalità delle calciatrici. Una spinta decisiva a tutto il movimento. “Certamente. Era assurdo che avessero ancora lo status di dilettanti. La Premier League ha fatto, come al solito, da apripista, seguita poi dall'Ajax, che ha introdotto il minimo salariale al pari degli uomini. Se non si ha la qualifica di professionista non può esserci business. Ed il professionismo aumenterà la crescita del movimento al 100 per cento”. Ora si guarda al futuro. “Dovranno essere create le varie serie, la A, la B e cosi via e portarle ad un livello standard di qualità sufficiente - è il pensiero dell’agente che ha tra i suoi assistiti anche l’attaccante Fabio Borini - molte ragazze, magari all'inizio, faranno fatica a vedere il calcio come un lavoro, visto che hanno sempre guadagnato pochissimo e/o giocato quasi come hobby. Ma basterà armarsi di un po' di pazienza e i risultati arriveranno. In certi paesi il movimento del calcio femminile è quasi superiore a quello maschile”. 

 

Barbara Bonansea, Sara Gama ed altre sono calciatrici, ma anche personaggi pubblici (la Gama ha da poco realizzato un cartoon). La loro immagine ha un peso notevole. “Difficile dargli un valore o una percentuale. Anche perché parliamo comunque di calciatrici importanti a prescindere. E la notorietà generalmente segue il risultato sul campo. Sicuramente i brand internazionali non sbagliano a puntare sulle calciatrici”. In un momento di crisi come quello attuale e dopo il fallimento della Superlega che ha anche scoperchiato la situazione economica catastrofica del calcio maschile, quello femminile può essere una risorsa economica sulla quale puntare. “Ne sono convinto. E il primo contratto TV multimilionario è lì a dimostrarlo. Io mi stavo già muovendo, forse anche prima di altri miei colleghi. Avevo assunto una persona (un’ex-calciatrice) nella mia società, la RDF FOOTBALL, perché si occupasse proprio del calcio femminile, ma il Covid-19 ha interrotto tutto. Quindi la scelta di Raiola non mi sorprende”.

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