That win the best

Quando vi decidete a fare una Coppa Italia allargata?

Che noia il trofeo-paracadute per le grandi. Senza Olimpiadi ci restano le carte antisessiste

Jack O'Malley

Ho visto circolare in rete un appello per trasformare la Coppa Italia dal gelido salottino elitario che è in ammucchiata dove tutti si possono divertire (ma anche subire qualche pericolosa entrata da dietro): lo faccio mio, e non starò nemmeno a ricordarvi quanto è bella la nostra FA Cup proprio per questo

Che noia la vostra Coppa Italia, rifugio delle grandi peccatrici della Serie A, paracadute per entrare almeno in una competizione europea minore in caso di stagione fallimentare in campionato: pensata da anni per fare arrivare in finale con poche partite due delle prime otto dell’anno precedente, la vostra coppa nazionale ha ormai lo stesso sex appeal di una telecronaca Rai e la stessa credibilità di un articolo sul Torino della Gazzetta dello Sport. Ho visto circolare in rete un appello per trasformare la Coppa Italia dal gelido salottino elitario che è in ammucchiata dove tutti si possono divertire (ma anche subire qualche pericolosa entrata da dietro): lo faccio mio, e non starò nemmeno a ricordarvi quanto è bella la nostra FA Cup proprio per questo. E non perché alla fine non vincano più o meno sempre le stesse anche qua, ma perché permettere alle squadre delle divisioni più infime di arrivare a giocare contro una grande ha due lati positivi: ci ricorda  che il calcio è un gioco in cui la Grande Occasione è alla portata di tutti, ma soprattutto permette alla piccola che ospita un Tottenham o un Manchester City di incassare un bel po’ di soldi, necessari alla propria sopravvivenza. Senza i dilettanti non esisterebbero i professionisti, ricordarselo ogni tanto non farebbe male. Anche perché a quanto pare per un po’ possiamo scordarci grandi manifestazioni sportive. Europeo non più itinerante a parte, ieri il sempre ottimo Times con uno scoop che manco la Gabanelli scriveva che a Tokyo si stanno cagando sotto per le Olimpiadi: la pandemia che tutte le feste si porta via starebbe mettendo a rischio lo svolgimento dei Giochi della prossima estate. Nessuno ha il coraggio di dirlo, qualcuno aspetta che le cose precipitino. Naturalmente Cio e governo giapponese hanno smentito, ma il rischio di un’estate senza medaglie d’oro, d’argento e di bronzo è alto. Per fortuna ci si potrà rifare con le carte neutre inventate da Indy Mellink, ragazza olandese che non avendo di meglio da fare si è accorta che i mazzi di carte sono sessisti. Come una sceneggiatrice di Netflix qualunque, si è chiesta indignata: perché il re deve valere più della regina? Che cosa insegniamo ai nostri bambini facendoli giocare con questi residuati del patriarcato? Via il re, via la regina, via il Jack (imperdonabile), al loro posto oro, argento e bronzo. Indy ha iniziato a produrre e vendere i mazzi politicamente corretti online con il plauso delle solite associazioni autoproclamatesi titolari della difesa dei diritti di chiunque. Ma basta polemiche, adesso che c’è Biden alla Casa Bianca anche  il mondo dello sport  è più unito e più in pace, le partite di basket, football e calcio non dovranno più essere trasformate in comizi politici, la gente sui social non si insulterà più, e dirà sempre la verità anche sui rigori fischiati contro la propria squadra. E il giorno in cui l’opinione di Mario Balotelli su pandemia e zona rossa in Lombardia resterà la sua opinione sul suo profilo Instagram e non diventerà la seconda notizia d’apertura sui siti dei giornali sportivi offrirò da bere a tutti.     
Jack O’Malley

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