Foto Ansa

Tutte le rivoluzioni di Alfredo Pigna

Furio Zara

È morto il giornalista che diede voce alle vittorie della Valanga azzurra e di Alberto Tomba e che contribuì a modernizzare il giornalismo sportivo in televisione

L'aspetto più poetico - nei frammenti di testimonianze che lo riguardano e che ora sono in "loop" sulla Rete - è che ha vissuto per anni in una casa-veliero. Sì, aveva ristrutturato una vecchia barca e vi aveva fatto la propria residenza, con la moglie Liliana e - nella loro infanzia e adolescenza - anche con figli, Cinzia e Corrado. La casa-veliero aveva un nome da romanzo d’avventura, "Intrepido", così l'aveva battezzata Alfredo Pigna, scomparso a 94 anni. Stile, competenza, un certo modo di porgersi, con il garbo che conservano quei tempi di televisione abbarbicata al bianco e nero, mentre la vita dell’Italia accelerava con violenza verso la gratuità del colore. Alfredo Pigna è stato tante cose, un uomo di profonda cultura, innanzitutto. Giornalista, scrittore, sceneggiatore, conduttore televisivo in anni in cui sperimentare era un dovere, non un lusso.

 

Napoletano, classe 1926, laureato in giurisprudenza (esercitò la professione quel tanto che bastò per non rimpiangerla), per mantenersi gli studi aveva lavorato come ragazzo di fatica al porto e - nella Napoli occupata dagli Alleati - come autista di camionette. Divenne giornalista professionista a 26 anni, ma solo a 43 cominciò ad occuparsi di sport. Per un paio di decenni lavorò nella carta stampata, piazzando svariati scoop nella Milano che usciva dalla guerra, sia al Corriere della sera che a Tribuna Illustrata, di cui fu anche direttore.

  

Il Pigna più celebre è il conduttore della Domenica Sportiva (in due fasi, 1970-74 e 1982-1986 in tandem con Tito Stagno) e il cantore dello sci (c'era arrivato per caso, in sostituzione del collega Guido Oddo che si divideva col tennis), prima con la Valanga Azzurra di Gustav Thöni e Pierino Gros, poi con Paoletta Magoni a Sarajevo (1984) e infine con l’epopea di Alberto Tomba (compresa la famosa interruzione al Festival di Sanremo del 1988, quando ottenne la linea per raccontare l'impresa di Calgary).

 

Bisogna ricordare cos'era lo sci prima della Valanga Azzurra: uno sport minore, da montanari solitari che si dilettavano ad affrontare impervie discese con spirito dilettantistico e senza nessuna velleità agonistica. Pigna con le sue telecronache contribuì a renderlo pop.

 

La sua DS rimane una delle più seguite di tutti i tempi, con punte che superavano i 9 milioni di telespettatori. Nel suo I padroni della domenica (Eri, 1973) Pigna si era raccontato così: "Faccio un mestiere che mi impone di lavorare allo scoperto su quel pericoloso palcoscenico che si chiama televisione". Ebbene: contribuì a cambiare il palcoscenico delle trasmissioni sportive della RAI, trasformando anche gli studi televisivi, che prima somigliavano a uffici del catasto e con lui si colorarono di nuovo brio fin dalle scenografie. Per dire: fu lui a volere la moviola - proprio l'apparecchio - in bella vista nello studio televisivo. Nei suoi anni alla DS valorizzò il talento limpidissimo di Beppe Viola, impegnato in chiacchierate da antologia con Gianni Brera, e diede spazio - praticamente per primo - agli opinionisti, tra cui Helenio Herrera e Italo Allodi. Una curiosità: introdusse la moviola anche nello sci. Sotto la sua ala è cresciuta una generazione di solidissimi professionisti, da Donatella Scarnati a Jacopo Volpi, da Claudio Icardi a Marco Franzelli.

 

Giocava a scopa scientifico con Sandro Ciotti, scrisse canzoni per lo Zecchino d’Oro, fu co-sceneggiatore - con il suo grande amico Dino Buzzati - del film di Tognazzi Il fischio al naso e partecipò alla sceneggiatura del più favoloso film mai realizzato, il "Viaggio di Mastorna" che Federico Fellini rinviò e rinviò e rinviò, come una maledizione che non doveva avverarsi.

 

Un giorno del 1972 andò a intervistare a Padova la giovanissima Novella Calligaris, stella del nuoto europeo. Ricordò più tardi che mentre i tecnici preparavano le luci e telecamere, Novella si era rifugiata in cucina per studiare, era uscita e senza nemmeno pettinarsi si era piazzata "con sovrana superiorità" davanti al microfono. Fu la sua intervista più dura, la Calligaris era scontrosa per posa, acida per naturale inclinazione; ma Pigna riuscì a svelarne gli aspetti più intimi, e si fece raccontare dell'amore per il fidanzato - il nuotatore Massimo Nistri - e dell’odio - viscerale - per la sua rivale, la Bunschoten.

 

A Pigna si deve infine un momento di altissima televisione. Fu quando nel 1991 fu ospite di «Festa di compleanno», il programma di Loretta Goggi su Tele Montecarlo. C’erano amici e colleghi, tra di loro Gustav Thöni che - per omaggiare Pigna - cantò una canzone in dialetto napoletano. Un miracolo, niente di più e niente di meno.

Di più su questi argomenti: