L’allenatore argentino del Leeds è tutto fuorché un pazzo. Viaggio alla radice del suo modo di vivere e interpretare il calcio, tra spirito filosofico, fede cattolica e studio sistematico di ogni particolare
Ogni approfondimento che abbia come oggetto del proprio discorrere la figura di Marcelo Bielsa si espone a una critica preventiva: la banalità della scelta. Una delle cause principali della diffusione ormai planetaria del culto bielsiano, specie dopo il suo approdo nel firmamento della Premier League, è sicuramente nel soprannome con cui l’allenatore di Rosario è universalmente noto e conosciuto: El Loco. Nel giornalismo sportivo e nella percezione popolare Bielsa è divenuto da tempo una specie di topos letterario: una versione calcistica del fool shakespeariano costruita su una ricca aneddotica capace da un lato di elencare e riportare con precisione le sue presunte pazzie e stranezze, in un aggiornamento che si succede a ritmo costante, dall’altro di esaltarle spesso in un’aura di indefinito romanticismo.
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