ritorno in campo

Dieci domande per capire come sarà la Serie A 2020/2021

Umberto Zapelloni

Riparte il campionato con gli stadi semichiusi (o semiaperti?). Pochi grandi colpi di mercato, ma tanti giovani da tenere d'occhio. Juventus e Inter partono favorite per la conquista dello Scudetto, ma la concorrenza sembra più solida

I campioni del mondo del 2006 li abbiamo fatti accomodare in panchina. Adesso sono in tre: Andrea Pirlo, Gennaro Gattuso e Pippo Inzaghi, in attesa di De Rossi, Nesta, Oddo e chissà chi altro considerando che pure Camoranesi, Gilardino, Grosso e il cinese Cannavaro ci stanno lavorando. La Serie A riparte con gli stadi chiusi aspettando il via libera del Governo per riaprire le porte almeno al 20/30 per cento delle capienze. Ci sarebbe già un modello tedesco da seguire, ma il nostro calcio, concludendo senza problemi la scorsa stagione, ha dato dimostrazione di poter fare da solo con un protocollo costoso, ma sicuro. Tra i venti allenatori al via solo uno ha già conquistato lo scudetto: Antonio Conte che con la Juve se ne prese tre di fila. Gli altri sono a zero. Due, Andrea Pirlo e Vincenzo Italiano sono al debutto. Gasperini e Simone Inzaghi, da cinque anni sulle panchine di Atalanta e Lazio, sono i più fedeli di un campionato da sempre bravissimo a bruciare allenatori e talenti. Sei squadre su venti hanno una proprietà straniera e non è poco: Inter, Milan, Fiorentina, Roma, Parma e Bologna. Non c’è Messi, non c’è (per ora) neppure l’italiano Suarez. Ma c’è abbastanza per divertirsi. Proviamo a leggere la stagione che porterà all’Europeo attraverso dieci domande.

  

Quando rivedremo i tifosi veri e non digitali negli stadi?

Ci vuole pazienza. Aspettiamo di capire che eredità ci lasceranno la riapertura della scuola e le elezioni e poi guardiamo con curiosità alla Supercoppa europea del 24 settembre a Budapest. Un euro test con il 30 per cento della capienza… sarà interessante anche per noi. Intanto si registra qualche fuga in avanti con l’apertura per mille tifosi concessa da Bonaccini in  Emilia Romagna con somma irritazione della Lega Calcio che da luglio ha presentato un protocollo di 300 pagine caduto evidentemente tra una scrivania e l’altra al ministero.

 

Chi è la favorita per il titolo dopo 9 anni di Juve?

Due squadre partono davanti: la solita Juve, nonostante un debuttante in panchina e l’Inter all’arrabbiata di Antonio Conte. In prima fila ci sono loro anche se il mercato può ancora aggiungere (o togliere) e mai come quest’anno passerà un sacco di tempo tra la prima giornata e la fine delle trattative fissata il 5 ottobre, dopo la terza giornata. Pirlo è una scommessa relativa, in fondo lo era di più Sarri, oggetto estraneo alla juventinità. Pirlo ne è intriso nonostante il suo passato milanese. Lo vedono come il nuovo Zidane. Di certo parla la stessa lingua di Ronaldo &c.

 

C’è qualche sorpresa in agguato?

Dopo il gran finale dello scorso campionato e una campagna acquisti decisamente interessante nel mix giovani-anziani, il Milan, già ripartito bene in Europa, si candida a puntare a un posto in Champions League cercando di rovinare i piani di Juve e Inter dopo che con Pioli ha cominciato a vincere pure le sfide con le altri grandi. L’etichetta di sorpresa le spetta, ma la solidità dell’Atalanta sempre più consapevole della sua forza che quest’anno in Champions potrà esercitare finalmente a Bergamo, non va sottovalutata, anzi. E occhio al Sassuolo perché De Zerbi è un costruttore di sogni.

  

Sarà un campionato essenzialmente nordista?

No, il Napoli partendo dall’inizio con Gattuso avrà qualcosa in più anche se per ora l’unica novità in formazione è Osimhen, pagato la bellezza di 80 milioni, l’acquisto più caro fatto da De Laurentiis. Se innescato bene può essere letale, per i francesi solo Mbappé è meglio. La Lazio bellissima prima del Covid si è poi schiantata su una panchina corta e la mancanza d’abitudine a dover vincere e quest’anno rischia di avere le stesse difficoltà. La Roma americana è ancora alla ricerca di sé stessa e certo il crack del povero Zaniolo non aiuta. Milik non è Dzeko e Kumbulla non è Kolarov.

  

E se la Serie A si inventasse una nuova formula come ha lasciato intendere il presidente Gravina?

Gravina che da possibile becchino si è trasformato in salvatore del nostro pallone, forse esagera quando parla di una formula con campionato diviso in tre fasi e Final eight a eliminazione diretta (vedi la Champions dell’era Covid). Sembra quasi che per battere la Juventus si debba stravolgere il campionato un po’ come hanno tentato di fare in Formula 1 per arginare lo strapotere Mercedes. I playoff sono certamente allettanti, ci regalerebbero partite imperdibili e un finale di stagione ad altissima audience tv. Ma non sarebbe più il calcio (e la Serie A) che abbiamo vissuto fin qui. Fare gli americani a tutti i costi ha senso? Il dibattito resta aperto. Gli juventini votano contro, ma gli altri…

  

Sarà il campionato di…

Cristiano Ronaldo, Romelu Lukaku, Paulo Dybala, Zlatan Ibrahimovic, ma anche Ciro Immobile la scarpa d’oro in carica hanno il talento per prendersi la scena. E poi… Milinkovic è in continua crescita, Kulusevski in maglia Juve è da scoprire, di Osimhen abbiamo detto, il Papu e Ilicic non hanno smesso di far male. Dzeko di fianco a Cristiano è un’arma letale. Non è arrivato Messi, ma non dovremmo sentirne la mancanza (beh gli ineristi forse sì…) anche se tra i nomi fatti non brilla la gioventù. Forse la Serie A non è più un campionato per giovani…

  

C’è qualche italiano da tenere d’occhio?

Nell’anno dell’Europeo saranno in molti a volersi far notare da Roberto Mancini. E qui entra in gioco la nostra miglior gioventù. I riflettori sono acceso soprattutto su Tonali, la sorpresa del Milan. Se a 20 anni dovesse prendere in mano il Diavolo… E poi c’è Chiesa alla continua ricerca di autore. Sensi e Barella che Conte farebbe bene ad amare. Il solito Belotti anche se la cura Giampaolo non sarà facile da assimilare. E tra gli allenatori oltre a De Zerbi c’è curiosità per il ritorno di SuperPippo, il Benevento farà meglio della sua ultima apparizione.

 

Sarà ancora Immobile il re del gol?

La speranza è che ne tenga un po’ per Mancini perché sarebbe ora di tornare a vincere con la nazionale. Cristiano Ronaldo da tre anni resta a secco… Prima o poi ci riuscirà anche se lui preferisce gli eurogol. Ibra l’ha vinta l’ultima volta nel 2012, ce la facesse 9 anni dopo sarebbe davvero pazzesco, ma ora si diverte di più a far segnare gli altri.

 

Ci sono un po’ di allenatori disoccupati in agguato, gente che di scudetti ne ha vinti

Max Allegri continua a godersi la sua lontananza ambrata. Ma non me lo vedo se non su una panchina Top. Sperava in una rottura Inter-Conte… magari ci spera ancora. Ma resta alla finestra anche gente esperta come Sarri, Mazzarri, Spalletti, Prandelli o il giovane D’Aversa che forse il Parma poteva confermare visto che male non ha fatto.

 

Sperando in una riapertura degli stadi non resta che la tv…

Con qualche novità nelle squadre dei commentatori. Aspettando che Anna Billò si prenda le serate di Champions con la sua classe vellutata, si riparte dal Tiki Taka di Chiambretti e dalle sciabolate notturne di Sandro Piccinini sbarcato al club di Caressa. Le certezze ce le garantirà Alessandro Bonan riempiendo le domeniche tra una diretta e l’altra: le sue non sono solo canzonette. La domenica Mediaset sarà di Giorgia Rossi che non è solo brava. E poi c’è la solita DS corazzata Rai speriamo un po’ riverniciata. Per le dirette ancora Sky e Dazn (con la Leotta e il Pardo telecronista) in attesa della tv della Lega.

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