Slovenia de France

Roglic-Pogačar è una sfida dolciaria

Marco Pastonesi

Se Tadej può essere considerato un “enfant prodige”, Primoz può essere stimato una rivelazione. Chi sono i due sloveni che si stanno giocando il Tour de France

Attenti a questi due, sloveni, padroni del Tour de France. Roglic significa brioche, Pogacar non significa niente, ma pogac vuole dire torta, e così rimaniamo nel settore dei dolci. Roglic si chiama Primoz, che in italiano potrebbe essere interpretato come un segno del destino, Pogacar si chiama Tadej, che in italiano sarebbe Taddeo. Roglic compirà 31 anni il 29 ottobre, Pogacar 22 il 21 settembre, nove anni di differenza, quasi due generazioni nel ciclismo.

 

Roglic è di Trbovlje, che detiene il poco invidiabile record della ciminiera (centrale di carbone) più alta d’Europa, 360 metri. Pogacar è di Komenda, dove forse la maggioranza degli abitanti è a quattro zampe, cavalli; i due paesi distano una quarantina di chilometri in linea d’aria, una sessantina su strada, Trbovlje più a est.

 

Roglic è nato su due sci, Pogacar su due ruote. Roglic non scendeva dai muri e non danzava fra i pali, ma saltava dal trampolino: salto con gli sci, campione del mondo juniores a squadre, era il 2007, ma più di tanto non riusciva, anche per colpa di una serie di infortuni alle ginocchia (da lì la bici come strumento di riabilitazione) e nel 2011 rimase a terra, Pogacar andava forte da junior, tant’è che vinse tappa e classifica al Giro della Lunigiana, che è il Tour de France dei diciottenni, era il 2016, e due anni dopo avrebbe conquistato non solo il Giro del Friuli Venezia Giulia, sfavillante passerella per i nuovi talenti, ma addirittura il Tour de l’Avenir (il Tour de France dei dilettanti ai tempi in cui lo vincevamo con De Rosso e Gimondi, Denti e Gibì Baronchelli) nella categoria under 23, solo che lui, di anni, non ne aveva ancora 20.

  

Così, se Pogacar può essere considerato un “enfant prodige”, Roglic può essere stimato una rivelazione (la definizione di fenonemo, nel ciclismo, lascia sempre qualche ombra di dubbi e sospetti). Ci vollero tre anni per rivelarsi, a Primoz, dopo aver guadagnato vittorie e maglie nelle corse dei circuiti minori (come il Tour dell’Azerbaigian, e poi in Romania e in Croazia), guadagnandosi tappa e classifica al Giro di Slovenia del 2015. Per dire solo di questo anno dal calendario compresso e compatto: Roglic ha vinto quattro tappe (di cui una al Tour de France), più una classifica finale (Tour de l’Ain), nonché il campionato sloveno in linea (davanti a Pogacar), Pogacar si è aggiudicato cinque tappe (di cui due al Tour de France), più una classifica finale (la Valenciana), nonché il campionato sloveno a cronometro (davanti a Roglic).

 

Roglic è alto 1,77 e pesa 65 chili, Pogacar 1,76 e 66, forse meno chili per tutti e due a questo punto del Tour. Roglic è sposato, e moglie e figlio sono al seguito del Tour de France, privatamente, in camper, Pogacar non è sposato. Roglic è cronoman e scalatore, Pogacar va forte dappertutto, di entrambi non si conoscono ancora i limiti, ma quelli di Pogacar sembrano promettere margini più ampi. Roglic corre per la Jumbo-Visma, olandese, Pogacar per la UAE, Emirati arabi. Roglic pedala su una Bianchi, marchio italiano che appartiene a un gruppo svedese, Pogacar su una Colnago (e il vecchio Ernesto stravede per lui), marchio italiano recentemente acquisito da un fondo arabo. Roglic è circondato dai compagni in corsa, Pogacar più spesso a tavola.

 

Roglic viene descritto come un tipo dal carattere difficile, sbalzi d’umore, difficoltà nelle pubbliche relazioni, facilità alle risse verbali, Pogacar viene raccontato come un ragazzo sereno, tranquillo, felice, in corsa “sfrontato” (diritti d’autore di Giuseppe Saronni, il suo team manager), nelle interviste appare ottimista, fiducioso, comunque contento anche quando potrebbe essere deluso. Tatticamente Roglic ha imparato in fretta, Pogacar piano piano fin da quando era esordiente.

 

A Roglic, in conferenza-stampa, è stato chiesto se è pulito, nel senso del doping, e lui – che cos’altro avrebbe potuto rispondere? – ha affermato che “non abbiamo nulla da nascondere, ci controllano continuamente, se ci fosse stato qualcosa di anomalo sarebbe già uscito fuori”, a Pogacar si chiede quando e dove attaccherà ancora.

 

Roglic e Pogacar si dichiarano amici, ma su questo non esiste certezza.

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