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Addio a Peter Bonetti, il fenomeno incompreso riabilitato da Pelé

Giovanni Battistuzzi

L'inglese di origini ticinesi fu un portiere eccellente che commise solo due errori: nascere negli stessi anni di Gordon Banks e giocare male contro la Germania ai Mondiali del 1970

Poteva essere l'uomo del tuffo che negò la storia a Billy Bremner. Semifinale di FA Cup, annata 1966-1967. La partita tra Chelsea e Leeds United navigava sullo 0-0, quando il centrocampista dei bianchi dribblò un uomo, poi subito un altro, si accentrò, fintò il tiro e mise a sedere un terzo avversario, poi lasciò partire un siluro diretto all'incrocio dei pali. Lo stadio stava già esultando, impazzendo in un boato quando un braccio si allungò sopra un ciuffo molto rock&roll. La mano intercettò la palla prima di andare a sbattere contro il legno. Lo stadio si zittì, prima di esplodere di nuovo. Questa volta esultavano i tifosi dei Blues. E gridavano all'unisono un nome solo: Peter Bonetti.

 

Poteva essere l'uomo dell'atterraggio miracoloso e del balzo animale che fece illudere Londra. Semifinale di ritorno della Coppa delle Fiere, annata 1965-1966. Il Barcellona aveva strapazzato per 2-0 il Chelsea in casa, ma i Blues non si erano persi d'animo e stavano vincendo con lo stesso risultato a Stamford Bridge. Al settantesimo minuto circa, Lucien Muller del Barça superò in dribbling l'esterno destro del Chelsea e crossò in area. Un traversone moscio che il portiere stava facilmente per prendere quando il difensore Ron Harris, che stava proteggendo l'uscita aerea, scivolò su di una zolla malmessa e investì in pieno l'estremo difensore. La palla scivolò dalle mani del numero uno, rimbalzò due volte sul terreno e arrivò sul piede del centravanti blaugrana José Antonio Zaldúa che calciò a porta vuota. Gol semplice, o almeno così sembrava a tutti. A tutti meno che all'uomo vestito di verde. Che si rialzò in un battibaleno e con un gomito deviò in calcio d'angolo il possibile due a uno. Lo stadio gridò ancora un nome solo: Peter Bonetti. E i Blues si garantirono così il diritto di giocarsi la bella al Camp Nou (finì con un 5-0 per il Barcellona).

  

Peter Bonetti poteva essere una di queste immagini. O un'altra delle decine e decine che lo raffiguravano in parate incredibili, "al limite della fisica, al limite delle possibilità umane", scrisse Paul Shoolt sul Times. E per i tifosi dei Blues, almeno per chi ha visto gli anni Sessanta e Settanta del club, Peter Bonetti è ancora questo. The Cat, il gatto, "il portiere più incredibile della storia del club", disse nel 2016 Ray Wilkins, ex giocatore del Chelsea prima e poi vice di Guus Hiddink e Carlo Ancelotti sulla panchina dei Blues.

 

Per tutti gli altri appassionati di calcio inglese invece queste diapositive hanno perso colore, si sono stinte e sono state sostituite con altre due molto meno gloriose. Tre immagini che risalgono allo stesso giorno, il 14 giugno del 1970, scattate nello stesso luogo, l'Estadio Nou Camp di Lèon, Messico. Quarti di finale della Coppa del Mondo, Inghilterra in vantaggio di due gol e a un passo dalla semifinale quando al 68esimo minuto Franz Beckenbauer lascia partire un destro da fuori area. Sembra un tiro semplice da parare, ma il prato dello stadio è irregolare, cambia la traiettoria al pallone e beffa Peter Bonetti. La partita si riapre, il numero uno inglese salva in due occasioni il risultato prima di farsi immortalare nella prima delle due fotografie: fermo a due metri dalla linea di porta con la testa all'insù a guardare il pallone colpito con la nuca da Uwe Seeler entrare in porta. "Potevo uscire o stare tra i pali. Ho fatto l'unica cosa sbagliata", disse anni dopo al Guardian.

 

 

Il peggio però doveva ancora arrivare. Perché è al 18esimo dei supplementari che si materializza l'istantanea peggiore, quella che precede di pochi attimi il gol vittoria di Gerd Müller. Peter Bonetti che prima guarda inerme il cross di Jürgen Grabowski che attraversa tutta l'area e che poi fa altrettanto sul controcross di testa di Wolfgang Overath, con l'aggravante, questa volta, di farsi precedere dal centravanti dei tedeschi. Due errori e mezzo in una partita. L'Inghilterra che da detentrice del trofeo esce di scena e lascia la semifinale alla detestata Germania, quella Germania che contro l'Italia darà vita a una delle partita più emozionante della storia dei Mondiali e forse del calcio: Italiagermaniaquattroatre.

 

Peter Bonetti è stato per decenni questo per i più: un portiere mediocre, quello che non riuscì a sostituire il grandissimo Gordon Banks.

 

Poi arrivarono le parole di Pelé: "I tre più forti portieri contro cui ho giocato? Banks, Yashin e Bonetti". Bonetti? Quello dei quarti di finale messicani? No, quello che nella preseason della North American Soccer League nel 1975 parò tutto a O'Rey, "davvero tutto, non ho mai visto nella mia vita un portiere così reattivo".

  

Perché Peter Bonetti due cose ha sbagliato nella sua carriera. La tempistica, perché nascere in Inghilterra e voler fare il portiere negli stessi anni di Gordon Banks, uno dei migliori numeri 1 della storia del calcio, voleva dire passare in secondo piano. E quella partita, quella dannata partita. "Bonetti? Per almeno cinque anni non ha commesso un errore e ha parato l'imparabile. Era dieci anni avanti a tutti i portieri della sua epoca, sapeva giocare coi piedi, usciva, dava spettacolo. Poi arrivò il fantasma di Uwe Seeler e ciao, l'Inghilterra iniziò a dimenticarsi del buono che aveva fatto in carriera e si fissò su quei due errori", disse Ron Harris, capitano e recordman di presenze del Chelsea. "Quando morirà e spero per lui che accada il più lontano possibile, in molti dovranno a lui delle scuse". Peter Bonetti è morto ieri dopo una lunga malattia.

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