Davvero vogliamo i playoff per la Serie A?
In tempi di emergenza non sono pochi coloro che li hanno evocati. Due ragioni per dubitare della bontà dell'idea
C’è stato addirittura che ha rigiocato tutti i campionati di serie A dal 1930 cambiando la formula e utilizzando i playoff. Per dire che una squadra ne avrebbe di meno, di scudetti, e altre di più. Ma se non sono mai stati disputati, come si può arrivare a dire che con i playoff ci sarebbero verdetti diversi? Mettendo a confronto le partite di andata e ritorno e immaginando, con una forte dose di fantasia, che putacaso un Inter-Juventus a settembre 1963 (invento) fosse giocato con lo stesso pathos di una gara di andata di playoff ad aprile con in palio il titolo. D’accordo aver poco da fare… ma un minimo. Presa per buona la fede e poco altro, ne parliamo invece per due motivi.
Il primo è perché in tempi di emergenza non sono pochi coloro che li hanno evocati, i playoff, al punto che ne ha parlato come di una ipotesi da non scartare completamente anche il presidente della Figc. Va detto che la Uefa ha già fatto sapere che non se ne parla nemmeno dopo una robusta apericena su Skype. Ci sono questioni sindacali non superabili, tipo il fatto che non è legalmente possibile in Serie A giocare ogni due giorni (gli inglesi lo possono fare ma solo durante le feste natalizie). Tutte questioni scavalcabili per decreto, intendiamoci, ma attualmente ostative.
C’è un secondo fattore che però va tenuto in considerazione. Il calcio continua ad accarezzare, chi convintamente e chi meno, l’ipotesi playoff scudetto (giusto precisarlo, dalla B in giù si giocano da anni) senza avere ben chiaro il concetto “puro” del termine. Un concetto che, almeno a livello delle Leghe americane, ovvero il naturale punto di riferimento in materia, non prevede il pareggio al termine di una partita. Se di playoff la serie A, e magari dovrebbe pensarci la Uefa per uniformità di campionati, vuol ragionare deve farlo innanzitutto fuori dall’emergenza di questo periodo, che giocoforza costringerebbe a prevedere soluzioni valide al massimo per questo giro di giostra. In seconda battuta può farlo solo se adotta una scelta netta tra il concetto puro, ovvero che al termine di ogni gara c’è uno che vince e l’altro che perde e quindi gara1 deve per forza dire “Tizo 1 – Caio 0”, e una cosa diversa che potrebbe essere il gol in trasferta che vale di più oppure la gara secca. Il tema: “ma allora la stagione regolare non varrebbe più niente” è agilmente eludibile mostrando i dati (economici, perché si parla sempre di grano) di NBA e NFL prima dei playoff. Proprio la NFL potrebbe essere il termine di paragone più vicino, ovvero gara secca sul campo della meglio piazzata. Impossibile immaginare serie lunghe come per la NBA, a maggior ragione con il pareggio ancora possibile. Certo, così facendo potrebbe vincere anche qualcuno che non era favorito. È soprattutto questo che non sembra ancora così digeribile.
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