I tifosi della Reggiana (foto LaPresse)

L'Audace ritorno della Reggiana

Leo Lombardi

Cento anni di storia tra vittorie, fallimenti, retrocessioni. La società che ha avuto in panchina anche Carlo Ancelotti è ripartita dalla Serie C. E sogna il derby con il Sassuolo  

Una società, un secolo. Reggio Emilia ha festeggiato a settembre i cento anni di vita del club nato dalla fusione di Reggio e Juventus, cui poco dopo si aggiunge quella con l'Audace. Una squadra che vede la luce in bianco e nero: il nero della maglia e il bianco dei bordi della defunta Juventus emiliana. E che dopo un solo anno diventa granata per volere di Severino Taddei, uno dei fondatori, che aveva svolto il servizio militare a Torino, innamorandosi della nuova realtà alternativa alla Juventus piemontese. Alla Reggiana bastano cinque anni per trovare quella che, allora, si chiamava Prima divisione, nel 1924. Gliene serviranno quasi settanta per tornarvi. Ci arriva con Pippo Marchioro in panchina, uno che a metà anni Settanta conquista prima la promozione dalla B con il Como, quindi conduce il Cesena a una storica qualificazione in Coppa Uefa.

 

Tanto basta all'indimenticabile Vittorio Duina per convincersi che sia l'uomo giusto per rilanciare le ambizioni del Milan: una scelta che si rivela disastrosa. Marchioro porta metodi nuovi in un gruppo vecchio, che accoglie con sospetto la pratica del training autogeno, a metà tra la meditazione e l'ipnosi, e i proclami di volere una “squadra socialista”. È autore di un gesto sacrilego nei confronti di Gianni Rivera, cui toglie lo storico numero 10 per confinarlo sulla fascia destra con il 7: i tifosi ironizzano, i giocatori si ribellano, i risultati non arrivano. Marchioro salta alla fine del girone di andata 1976-77. Dopo quella esperienza si ricostruisce una carriera in provincia, trovando a Reggio Emilia l'ambiente giusto: arriva nel 1988, assembla pezzo dopo pezzo il gruppo che ottiene la promozione. In serie A ci sono giocatori come Paulo Futre e Claudio Taffarel, che nel 1994 diventa campione del mondo battendo l'Italia ai rigori. Per gli incroci beffardi del calcio, la salvezza si concretizza proprio a San Siro e nel modo più clamoroso: all'ultimo giornata, battendo un Milan già campione d'Italia, e quindi tutt'altro che portato alla battaglia, con sorpasso ai danni del Piacenza. Sulla panchina rossonera siede Fabio Capello, uno dei giocatori che Marchioro aveva avuto nella sua brevissima esperienza milanese.

 

Retrocessione che si materializza la stagione successiva quando l'amministratore delegato Franco Dal Cin, anticipando di molto i colleghi italiani, inaugura lo stadio Giglio, primo impianto di proprietà di un club. Il dirigente è altrettanto visionario in estate quando, per inseguire subito la promozione, chiama in panchina un giovanissimo Carlo Ancelotti, strappandolo allo staff di Arrigo Sacchi in Nazionale. Non ha il patentino per allenare, al fianco gli mette gli mette Giorgio Ciaschini come tutor. Una scelta che difende anche con la squadra all'ultimo posto dopo sette giornate e che viene ripagata dal ritorno in serie A. Una toccata e fuga per Ancelotti, messo subito sotto contratto dal Parma. Una toccata e fuga per la Reggiana, che torna immediatamente in serie B, piazzandosi ultima.

 

Come avviene a tante realtà di provincia, la retrocessione è traumatizzante sotto il profilo economico. E, di conseguenza, dal punto di vista sportivo. La Reggiana scivola in basso, categoria dopo categoria. Nel 2005 viene cancellata da un fallimento, nel 2018 passa attraverso la rinuncia dell'iscrizione da parte di Mike Piazza, nuovo proprietario da appena due anni: si presenta tra feste di popolo e proclami di vittoria, si congeda dopo aver fallito ogni obiettivo. Oggi lo ritroviamo commissario tecnico della Nazionale italiana di baseball, lo sport con cui era diventato famoso negli Stati Uniti. Nel frattempo la Reggiana è ripartita con un nuovo nome (Reggio Audace Football Club: un ritorno alle origini), con una nuova proprietà e con nuove ambizioni. Il pallino è nelle mani di un gruppo di imprenditori locali che ha scelto Luca Quintavalli, ex pugile dilettante, quale presidente. A giugno è entrato il tandem formato da Romano Amadei, fondatore della Immergas, e Doriano Tosi. I due si conoscono da quasi cinquant'anni, insieme hanno fatto buon calcio a Brescello e a Modena. Il primo è diventato il socio forte della Reggiana, il secondo il direttore sportivo.

 

Una estate che è stata premiata dal ripescaggio dalla serie D per completare gli organici, cui ha fatto seguito una serie C affrontata con coraggio. Tosi ha costruito una squadra esperta, con elementi solidi quali Stefano Scappini e Mattia Marchi. Ci sono anche il figlio d'arte Giuseppe Iaquinta e un insolito neozelandese, l'attaccante Niko Kirwan. In panchina siede Massimiliano Alvini, che aveva guidato il Tuttocuoio dalla Promozione alla Lega Pro. La classifica per ora sorride, il pubblico affolla le tribune di quello che fu un tempo il Giglio e che oggi si chiama Mapei, da quando è stato acquistato dalla società che ha il Sassuolo nella propria galassia. La Reggiana paga l'affitto per giocare in quello che era nato come suo stadio. L'obiettivo è, un giorno, di disputare il derby con gli attuali padroni di casa.

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