Gian Piero Ventura (foto LaPresse)

Ventura snobba quota 100

Leo Lombardi

L'ex tecnico della Nazionale è pronto a rialzarsi dopo le cadute. Lo farà alla Salernitana di Claudio Lotito che, dopo il flop azzurro, fu tra i primi a marcare le distanze

C'era stato un fuggi-fuggi generale dopo quella notte a San Siro. Dopo quello squallido 0-0 che, il 13 novembre 2017, ufficializzava la prima assenza dell'Italia a un Mondiale dopo sessanta anni. Tutti ad allontanarsi dalla coppia Tavecchio-Ventura e dal loro flop sul campo. Tra i primi, Claudio Lotito, uno che del presidente federale era pure stato il grande sponsor al momento delle elezioni. Uno che, a cadavere ancora da sotterrare, dichiarava in giro: “Quando ci fu la scelta di Ventura, Lippi lo elogiò con il direttore generale non con me: io non sono intervenuto in alcun modo”. Un anno e mezzo dopo il presidente della Lazio è invece intervenuto, per chiamare proprio l'ex commissario tecnico e per affidargli la panchina della Salernitana dove comanda da quando, nel 2011, ha fatto ripartire il calcio dalla serie D dopo il fallimento. 

 

Negli anni successivi la risalita è stata costante. Subito la promozione, quindi la serie B ritrovata nel 2015 e in cui la squadra campana ha finora vivacchiato. L'idea di Lotito è quella di provare a imprimere il cambio di marcia, con un tecnico che ha una voglia matta di ripartire. Anche a 71 anni compiuti il 14 gennaio. Un'esperienza in cui Ventura si butterà con tutto se stesso, come facile è immaginare. Il personaggio è tra i più orgogliosi nel panorama calcistico nazionale e tale orgoglio deve essere nuovamente tirato a lucido dopo le ultime ammaccature. Quella con la Nazionale è stata la più bruciante, perché tutti lo aspettavano al varco. A critica e a tifosi la scelta del successore di Antonio Conte era parsa più che una scommessa. Tavecchio aveva insistito sulla continuità aziendale, visto che Ventura aveva proseguito a Bari quanto impostato da Conte. E parlavano anche i buoni risultati ottenuti con il Torino. Ma mancava l'esperienza internazionale e, soprattutto, un appoggio come il Marcello Lippi di cui sopra. Il selezionatore campione del mondo era destinato a un ruolo di direttore tecnico, a fianco del nuovo ct, ruolo cui aveva dovuto rinunciare per la professione del figlio Davide (procuratore) incompatibile con ruoli federali.

 

Il campo era stato così inesorabile, con un'Italia mai convincente e la feroce delusione dell'eliminazione da Russia 2018 a dare ragione a chi aveva sollevato dubbi sulla scelta federale. Le dimissioni di Ventura sembravano l'atto conclusivo di una lunga carriera, ci aveva invece pensato il Chievo a dare risposta alle voglie di Ventura, desideroso di tornare in gioco per prendersi una rivincita personale. Una chiamata sbagliata per tutti, per una squadra che doveva risollevare una situazione già complicata a inizio ottobre e per un tecnico disposto a prendere un gruppo in corsa per sentirsi vivo. Il rientro era durato lo spazio quattro giornate: tre sconfitte, un pareggio e le abituali giustificazioni di Ventura per il proprio operato al momento del nuovo fallimento, certificato con la rescissione del contratto.

 

Ma neppure questo è stato decisivo per farlo transitare nella schiera dei pensionati, quota 100 non gli interessa proprio. Il tecnico è pronto a rialzarsi dopo le cadute, l'annuale firmato con la Salernitana prolunga un'esperienza in panchina cominciata nel 1980, quando cominciava il decennio che avrebbe regalato all'Italia l'ultima epoca di sogno, creatività e fiducia incondizionata nel futuro. Ventura ha sempre detto di amare i posti dove c'è il mare, l'augurio è che Salerno gli porti fortuna. E un sorriso.

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