Quando Niki Lauda fu salvato da Merzario al Nürburgring

Le immagini dell'incidente nel Gran Premio di Germania del Mondiale di Formula 1 del 1976

Giovanni Battistuzzi

Era il primo agosto del 1976, la pista era quella del Nürburgring, Gran Premio di Germania, decima gara stagionale del mondiale di Formula 1. Aveva piovuto la mattina quel giorno, poi il maltempo si era placato, il sole aveva iniziato ad asciugare il circuito nonostante il cielo minacciasse ancora bufera. Era il terzo giro, Niki Lauda era decimo a causa di una partenza non buona, di un pit stop per cambiare le gomme da pioggia, con le quali aveva iniziato la gara, che, con l'asfalto ormai quasi asciutto, erano diventate ormai un freno. Era in rimonta quel giorno l'austriaco, voleva vincere ancora. Era da inizio anno che andava più forte di tutti. Primo in classifica, cinque vittorie, altri tre podi e nessuna voglia di arrivare dietro.

 

Il Nürburgring non gli era mai piaciuta come pista, troppo lunga, troppo pericolosa, proprio per questo ideale per dimostrare un'altra volta di essere il migliore. Era il terzo giro, Lauda esce forte dalla curva Ex-Muhle, troppo forte. La sua macchina si scompone, sbanda, colpisce il muretto esterno, si gira, va a fuoco. Lui è dentro, non riesce a slacciare la cintura. 

 

La monoposto viene evitata da Guy Edwards, prima di essere colpita dalla vettura di Harald Ertl. I due piloti scendono dalle loro monoposto, si avvicinano al rogo, provano a estrarre Lauda, ma non ce la fanno: troppo caldo, troppo fuoco. Arturo Merzario vede le fiamme, si ferma, si avvicina e si getta nel fuoco. Riesce ad afferrare l'austriaco, appena svenuto, e lo estrae dalla vettura.

 

Lo diedero per morto. Il 12 settembre 1976, ossia 42 giorni dopo l'incidente, Lauda si ripresenta in pista e conclude al quarto posto il Gran Premio di Monza. Quel mondiale, che conquistò il compagno alla Ferrari James Hunt, lo perse all'ultima gara

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