Tifosi del Modena (foto LaPresse)

Il mondo capovolto della Modena del pallone

Leo Lombardi

Il Sassuolo in serie A, il Carpi in B. E i gialloblu del capoluogo di provincia rincorrono in serie D

La provincia in alto, il capoluogo a rincorrere. È il mondo capovolto della Modena del pallone. In serie A c'è il Sassuolo che, per di più, ha preso domicilio nello stadio della nemicissima Reggio Emilia. In serie B c'è il Carpi, che si era concesso un'avventura estemporanea tra le big, alla faccia di quel Claudio Lotito che sosteneva come “in serie A non ci possono stare Frosinone e Carpi”. Un profeta: in quella stagione 2015-16, dopo la fatwa del presidente della Lazio, vi arrivarono entrambe. E poi c'è il Modena, per l'appunto. Una società che ha scritto pagine importanti, una di quelle che inaugurò l'epoca del girone unico nel 1929-30. Una serie A ancora frequentata tra 2012 e 2014, da cui bisogna partire per capire come mai oggi i gialloblù siano rotolati in quarta serie.

 

Tutto ruota intorno allo stadio Braglia, da ristrutturare quando il Modena ottiene la promozione nel 2012. La soluzione è semplice, basta suddividere le spese tra il Comune e la società, che si accolla il mutuo presso il Credito sportivo. Il risultato è un gioiellino, oggi il Braglia fa parte della ristretta élite di impianti italiani omologati Uefa che possono ospitare gare ufficiali della Nazionale. Un gioiellino che ha però decretato la fine del calcio in città. Avviene nello scorso campionato, quando giunge a un punto di non ritorno il conflitto tra Antonio Caliendo e il Comune.

 

Il primo è diventato presidente dopo una vita da agente di giocatori. Anzi, forse è stato quello che ha inventato la figura quando, nel 1977, ottiene da Giancarlo Antognoni - capitano della Fiorentina - la procura a curarne gli interessi. Ha preso in mano il Modena nel 2014, in serie B. La squadra si salva per due anni, poi cade in Lega Pro nel 2016. Come tutte le ex grandi, fatica con i conti, ma senza dare l'impressione di ritrovarsi in situazioni insostenibili. L'unico problema è lo stadio. Caliendo si rifiuta di pagare il mutuo acceso con il Credito sportivo, sostenendo di essere una questione legata alle vecchia proprietà. Il Comune abbozza fino a quando, a inizio stagione 2017-18, sfratta il Modena, che gioca in deroga le prime tre partite a Forlì. E alla quarta in casa, quando la Lega di serie C impone di disputare il match al Braglia, si trova con le porte chiuse contro il Mestre. Come accade con AlbinoLeffe e Padova, tutte perse a tavolino. Come è persa a tavolino la trasferta contro il Santarcangelo a inizio novembre, quando la squadra sciopera per il mancato pagamento degli stipendi, con conseguente radiazione del club.

 

Quel giorno il pallone muore a Modena, il resto sono i passi obbligatori in tali frangenti. Il 28 novembre viene decretato il fallimento del club, nella primavera successiva il sindaco Gian Carlo Muzzarelli emette un bando in cui chi, chiunque abbia un progetto solido e triennale, possa acquistare il titolo sportivo per ripartire dalla serie D con una nuova società. Una nuova società che si veste di antico. Diventa presidente l'architetto Carmelo Salerno, i soci forti sono due ultraottantenni: Romano Amadei, già presidente e uomo forte a inizio anni 2000, e Romano Sghedoni, il signor Kerakoll, da sempre a fianco del club. E con la costruzione della squadra affidata a Doriano Tosi, il direttore sportivo dell'ultima promozione in serie A.

 

Nomi che esaltano la piazza, con numero mai visti di abbonati (5.573) e una media presenze allo stadio di 7.000, fino a toccare i 12.500 per il derby con la Reggio Audace. Reggio Emilia, per l'appunto. La sorpresa inattesa dell'estate, quando a Modena costruiscono una squadra per la promozione immediata: tornano ex come Armando Perna e Simone Gozzi, centrocampo affidato a Massimo Loviso, mentre in attacco arriva il 38enne Marco Sansovini, con un carico di oltre 160 gol. E il resto è formato da gente che ha già vinto in serie D. La presenza della ex Reggiana, fallita in estate, è un regalo sgradito per Modena all'ufficializzazione dei gironi, quando si pensava di avere davanti a sé campo libero. Nello scontro diretto hanno vinto i gialloblù, che guidano la classifica. Ma i rivali di sempre sono a soli quattro punti. Poi, come se non bastasse, in testa (a quota 38) c'è anche la sorpresa Pergolettese, per un girone D che è il più combattuto di tutti. Così, quando il Modena il 6 gennaio ha perso 3-0 la prima del 2019 con il Vigor Carpeneto, è scattata la soluzione più classica: cacciato l'ex parmense Luigi Apolloni, panchina affidata ad Alberto Bollini, altro ex. Toccherà a lui provare a riportare Modena tra i professionisti.

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