Novak Djokovic e Serena Williams ballano alla festa per i vincitori di Wimbledon (foto LaPresse)

Le donne del tennis dovrebbero guadagnare molto meno degli uomini? I numeri dicono di sì

Giorgia Mecca
Il direttore di Indian Wells, Raymond Moore, si è dimesso dopo le accuse di sessismo ricevute in questi giorni: aveva detto che le tenniste vivono alle spalle dei colleghi maschi e che dovrebbero ringraziare Federer, Djokovic e Nadal. Ma quale sessismo, senza Serena Williams in pochi guarderebbero il tennis femminile.
Il direttore del torneo di tennis di Indian Wells, Raymond Moore, ha deciso di dimettersi , in seguito alle sue dichiarazioni riguardo il tennis femminile, giudicate scandalose e sessiste. Domenica scorsa, poco prima dell’inizio della finale femminile tra Serena Williams e Viktoria Azarenka, Moore aveva detto che nel circuito tennistico internazionale “le donne vivono alle spalle degli uomini”. Non solo: il direttore aveva anche aggiunto che se fosse stato una giocatrice avrebbe ringraziato ogni giorno Dio per avere messo al mondo Nadal e Federer, che da soli erano riusciti a trascinare al successo il tutto il tennis, anche quello in gonnellino.

 

Fin da subito sono cominciate le polemiche, Moore è stato criticato dalla stampa di tutto il mondo e dai suoi colleghi dell’ATP che hanno definito le sue parole allarmanti. Novak Djokovic, subito dopo aver vinto per la quinta volta questo torneo, ha deciso di entrare nel merito della questione, prendendo le distanze dalle dichiarazioni del direttore del torneo. Il numero uno del mondo ha infatti detto che le tenniste meritano profondo rispetto per tutto quello che fanno, eccetera eccetera. Ha però aggiunto che il tennis maschile ha maggiore visibilità e più spettatori: gli uomini sono più seguiti delle donne sui campi da tennis e quindi giusto, secondo Djokovic, che guadagnino di più. Serena Williams non è d’accordo per niente, anzi, infuriata ha fatto sapere che lei e le sue colleghe non hanno bisogno di ringraziare nessuno. Moore si era già scusato per il cattivo gusto delle sue frasi, decidendo infine di  dimettersi.

 

Ha sbagliato nei toni e nei modi, forse non nella sostanza. A partire dal 2007, anche Wimbledon, così come tutti gli altri tornei dello Slam, ha scelto di assegnare un montepremi uguale sia per il torneo femminile che per quello maschile. Quest’anno, vincendo i Championship, Djokovic e Williams hanno guadagnato entrambi 1.880.000 sterline. Ci sono ancora tornei in cui gli uomini guadagnano di più delle donne (come, ad esempio, gli Internazionali d’Italia), è vero però che il tennis è forse l’unico sport ad avere raggiunto la parità di genere, almeno dal punto di vista economico. Nel 2012 il tennista ucraino Sergiy Stakhovsky, molto appassionato alle questioni sindacali, aveva affermato che la parità di montepremi era una vera ingiustizia. Era ovvio, secondo il tennista, che le donne fossero uguali agli uomini, non c’era neanche da discutere: non si trattava di sessismo, ma di business. “I fotomodelli vengono pagati molto meno delle loro colleghe donne, c’è qualcuno che se ne lamenta?”. Nei campi da tennis, gli uomini offrono uno spettacolo migliore, Stakhovsky non era l’unico a pensarlo: “Lei guarda il tennis femminile?”, hanno chiesto un giorno a Jo Wilfried Tsonga. “Lasciamo perdere”, ha risposto il tennista francese.

 

Queste però sono opinioni personali, i numeri cosa dicono? I numeri danno ragione a Tsonga. I biglietti per la finale maschile del Roland Garros, il torneo del Grande Slam che comincerà il 16 maggio, sono già esauriti da tempo, quelli per la finale femminile, anche se costano di meno, sono ancora disponibili.  Serena Williams, in risposta a Moore, ha fatto notare che, durante la scorsa stagione, i  biglietti per la finale femminile degli Us Open sono finiti molto prima di quelli per la finale maschile. Ma quelli erano giorni particolari, tutti aspettavano il Grande Slam della Williams, gli americani erano pronti a pagare più di mille dollari per un biglietto, a Flushing Meadows si stava facendo la storia. Si è trattato di un’eccezione, l’unica. Come dimostrano infatti le statistiche, il tennis maschile è molto più seguito di quello femminile. Nel 2015, gli spettatori dei tornei di tennis maschile sono stati circa 973 milioni  contro i 395 milioni del tennis femminile. La BBC, il canale inglese che trasmette il torneo di Wimbledon, esultando per l’interesse sempre maggiore che suscita il tennis, ha rilevato che la finale femminile è stata vista da 4,3 milioni di persone, quella maschile da circa 9,2 milioni. I dati pubblicati da Sky Sport, che ha trasmesso la finale in Italia, dimostrano la stessa cosa: 464.612 spettatori per gli uomini, 184,898 per le donne. La finale degli Us Open dello scorso anno tra Federer e Djokovic, secondo i dati forniti da ESPN è stata vista da oltre tre milioni di persone; quella femminile, giocata da Flavia Pennetta e da Roberta Vinci, ha avuto circa un milione e mezzo di spettatori. Tutta colpa di Serena Williams. E’ la numero uno al mondo a tenere in piedi il tennis femminile e i suoi successi. E’ la Williams a dare peso e stabilità al circuito Wta. Senza di lei Wimbledon è stato vinto da Petra Kvitova e da Marion Bartoli, ma gli spettatori hanno preferito cambiare canale, qualcuno ha anche detto che forse era meglio chiudere il tennis femminile.

 

Come ha scritto il New York Times, quando gioca Serena Williams, gli americani si fermano a guardarla. Solo quando gioca lei. La finale di Flushing Meadows del 2002 contro la sorella Venus, ha raggiunto i dieci milioni di spettatori. Senza di lei, il tennis femminile è seguito molto meno perché è peggiore di quello maschile. Le donne fanno la stessa fatica degli uomini, stanno in campo ore e ore esattamente come loro, corrono tantissimo e sono sempre più potenti. Gli uomini, però, giocano meglio. Non è questione di sessismo, è business, è spettacolo. Poco prima della finale del Roland Garros del 2003, un giornalista fece qualche domanda a Justin Henin a proposito del tennis femminile, lei rispose che non ne aveva idea, non le piaceva e quindi non lo guardava: “Federer piuttosto, lui sì che è uno spettacolo”.