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Tendenze

Il "loud looking", ovvero la scorciatoia per analfabeti sentimentali ai tempi di Tinder

Antonio Gurrado

"Guardare a voce alta", cioè comunicare esplicitamente il proprio interesse a un destinatario, ma sulle app di incontri. Un metodo perfetto per chi ha "obiettivi relazionali chiari e specifici", volendo applicare un (terribile) linguaggio aziendale alle faccende di cuore

Basta con il farsi desiderare: le tendenze in mano a Tinder, che può arrivare dritto ai segreti del cuore dei propri utenti, stanno dimostrando una crescente tendenza al loud looking. Si tratta di “guardare a voce alta”, comunicare senza fronzoli o timori il proprio interesse a un destinatario, eliminando il consueto minuetto di mezze parole, intenzioni vaghe, manovre di aggiramento, ammiccamenti e surplace che caratterizza il corteggiamento e raggiunge apici vertiginosi negli approcci online fra sconosciuti. Chi persiste nella ricerca dell’amore può consolarsi, tuttavia, apprendendo che il loud looking riguarda pressoché esclusivamente la generazione Z, e che quindi dovrebbe lasciare al sicuro quella fascia d’età di quarantenni e cinquantenni single di ritorno i quali, da un lato, piuttosto che ammettere esplicitamente un interesse si farebbero mozzare la lingua e, dall’altro, qualora ricevessero una esplicita avance dalla persona di cui sono invaghiti scapperebbero nondimeno, urlando terrorizzati.


Non è né colpa né merito di Tinder. La app di incontri è, così come i primi annunci matrimoniali apparsi sulle gazzette più di due secoli fa, una cartina al tornasole di moti d’animo abitualmente inespressi in pubblico, che all’ingrosso possono fornire un’interessante mappatura sentimentale della nostra epoca. Dopo la prima rivoluzione industriale, degli operai inurbati si erano per la prima volta trovati nella necessità di cercare una partner senza che la loro vita coniugale fosse per sommi capi preordinata dalla limitatezza di scelte e di vedute in campagna. Essendo analfabeti, si erano dunque rivolti a estensori di scabre inserzioni che altri intermediari leggevano poi a fanciulle sconosciute, altrettanto analfabete. Oggi che l’analfabetismo è per lo più sentimentale, si riafferma la necessità di intermediari: Tinder e le altre app di dating svolgono questo utile ruolo, ponendo agli utenti domande dirette su cosa cerchino e mettendoli nella condizione di esigerlo direttamente da chi, dopo una fugace occhiata a un paio di foto, ha destato il loro interesse.


Non a caso, infatti, le statistiche fornite da Tinder sottolineano la concomitanza del loud looking con “obiettivi relazionali chiari e specifici”: il lessico aziendale fa accapponare la pelle, ma è oltremodo funzionale a distinguere chi cerca una relazione e chi il famigerato “niente di serio, ma vediamo”, i temerari che si affidano al web per il matrimonio a priori e i più criptici che parlano di “intentionship”, qualsiasi cosa significhi. In tale contesto di equilibrato confronto fra dare e avere, non c’è tempo né motivo di affidarsi a segnali nascosti; tanto più che i più anziani appartenenti alla gen Z iniziano, magari, ad accorgersi di non poter trascorrere una vita intera da ventenni scazzati. E’ ora di maturare e diventare dei trentenni altrettanto scazzati, che praticano di gran carriera l’evoluzione digitale del vecchio bigliettino con la domanda: “Ti vuoi mettere con me?”, passato sottobanco in tutte le medie inferiori degli anni Novanta.


Il loud looking è però forse anche spia di qualcos’altro. Il nuovo millennio è stato da subito caratterizzato da movimenti, anche di massa, che elevavano a molestia qualsiasi manifestazione d’interesse (tanto che un giudice inglese esagerato sbottò: “Senza molestie sessuali, non nascerebbero bambini”), riuscendo a porre fine a numerosi casi di attenzione indesiderata e morbosa che prima passavano sotto silenzio. A un certo punto, deve però essersi perso il buon senso: probabilmente quando nei bar sono apparsi i cartelli che diffidavano dall’attaccare discorso con gli sconosciuti, destinati pertanto a restare sconosciuti per sempre, o quando bastava uno sguardo incrociato in metropolitana per correre a lamentarsene sui forum del #MeToo. Ora, a quanto pare, la tendenza si è invertita. Speriamo che contempli un buon margine di tolleranza reciproca: altrimenti finirà che, se tu lo fai a me, è molestia; se lo faccio io a te, è loud looking.
 

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